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Capitolium Art: riemerge in asta un capolavoro disperso del caposcuola dei Fauves Maurice de Vlaminck

MAURICE DE VLAMINCK (1876-1958) Le Champ de Blé, 1906 olio su tela, 36 x 50 cm Stima € 30.000/40.000
Ritratto di Maurice de Vlaminck

Come ben sanno gli studiosi e i collezionisti di tutto il mondo, nei cataloghi delle vendite all’incanto di opere d’arte spesso riaffiorano capolavori di cui si erano perse da lungo tempo le tracce. Un ritrovamento emozionante è ad esempio quello ascrivibile al fiuto degli esperti di una casa d’aste italiana, la Capitolium Art di Brescia, che giovedì 26 giugno metterà in vendita un’opera, ritenuta sino a oggi dispersa, del periodo più radicalmente fauve del più fauve dei fauve: il sanguigno, ribelle, anarchico Maurice de Vlaminck. Una notizia di non poco conto se si considera il potente impatto esercitato sullo sviluppo dell’arte moderna dal movimento che trovò in Matisse, Derain e, per l’appunto, de Vlaminck i suoi esponenti di punta.

MAURICE DE VLAMINCK
(1876-1958)
Le Champ de Blé, 1906
olio su tela, 36 x 50 cm
Stima
€ 30.000/40.000

Dell’opera, un esplosivo Champ de Blé dipinto da de Vlaminck intorno al 1906, si conosceva l’esistenza solo grazie a una piccola foto in bianco e nero archiviata dal Wildenstein Institute di New York nel 1973. Già in quella data la sua ubicazione risultava però sconosciuta. Lunedì 23 e martedì 24 giugno sarà visibile per la prima volta al pubblico in occasione dell’esposizione dei lotti che Capitolium batterà all’asta giovedì 26. Gli esperti della casa d’aste della famiglia Rusconi sono riusciti a ricostruire con buon margine di approssimazione le vicissitudini del paesaggio, approdato quasi subito in una collezione privata statunitense e poi, dai primi anni Settanta, il momento in cui se ne perdono le tracce, in una collezione privata milanese.

I colori dell’opera, una squillante tavolozza dominata da gialli, aranci, rossi e blu intensi, confermano l’esattezza della notizia che ne fa risalire l’esecuzione al 1906, vale a dire a ridosso di quel fatidico 1905 in cui il critico Louis Vauxcelles inventa per de Vlaminck e compagni il geniale nomignolo di Les Fauves, ovvero le belve feroci della nuova arte francese. La vicenda è nota ma vale la pena tornare a raccontarla perché la tela ritrovata da Capitolium presenta le stesse caratteristiche dei ruggenti lavori esposti nella famosa sala numero 7 del Salon d’Automne 1905, un ambiente in cui era stabilmente presente una scultura in stile neorinascimentale.  Nella sua beffarda e storica recensione, Vauxcelles, prendendo spunto dallo stridente contrasto tra la scultura e le creazioni della nuova pittura espressionista esposte sulle pareti, scrive di “Un Donatello tra le belve feroci (les Fauves)”, siglando in questo modo la nascita di un movimento che ancora non si era dato un nome e tantomeno un manifesto.

Il lapidario epiteto coniato dal critico passato alla storia per aver inventato, suo malgrado, i nomi delle avanguardie che non amava – sua anche la creazione del sostantivo “cubismo” – non dispiacque agli interessati, effettivamente intenzionati a produrre una pittura istintiva e selvaggia. Ne fa fede lo stesso de Vlaminck quando nel suo testamento spirituale scrive: “Ho soddisfatto la mia volontà di distruggere le vecchie convenzioni, di disobbedire…ciò che non avrei potuto fare se non gettando una bomba, ho pensato di realizzarlo con la pittura, usando al massimo il colore puro”.

MAURICE DE VLAMINCK
(1876-1958)
Le Champ de Blé, 1906
olio su tela, 36 x 50 cm
Particolare della firma

Un perfetto esempio della volontà di usare il colore “come cartucce di dinamite” (Derain) è appunto l’opera ritrovata da Capitolium, un tassello prezioso del catalogo di de Vlaminck nel cuore della stagione fauve e, anche, una vera e propria dichiarazione d’amore per Van Gogh, scoperto dal pittore nel 1901 dopo averne visto le opere esposte nella famosa retrospettiva curata dalla galleria Bernheim-Jeune e da allora considerato il vero padre della sua ricerca. Di quella connessione profonda, vissuta però anche come una sfida, parlano sia il soggetto dell’opera, un campo di grano che certamente rimugina sui tanti champs de blé prodotti da Van Gogh, sia i colori, portati sulla tela da un gesto impulsivo capace di restituire l’energia di paesaggi rappresentati come palpitanti brandelli di vita.

L’avanguardistico Champ de Blé di Maurice de Vlaminck, stimato in catalogo 30.000 / 40.000 euro, partirà da una base d’asta di 15.000. Una partenza su cui potrebbe innestarsi una interessante gara tra collezionisti internazionali. Staremo a vedere.

Gli altri highlights in asta

 

Lotto 122
GIORGIO DE CHIRICO
(1888-1978)
Gli Archeologi (Manichini seduti), 1962
olio su tela, 60×50 cm
Base d’asta: € 200.000,00
Stima: € 300.000,00 / 500.000,00

Gli Archeologi sono, come è noto, la versione evoluta dei Manichini dechirichiani. Creature nate dall’incrocio tra l’uomo e la statua connotate da teste di manichino e ventri colmi di oggetti che, nel tempo, diventano ammassi di rovine architettoniche, simbolo dell’inconscio collettivo della nostra civiltà. Quelli posti all’incanto da Capitolium sono un esempio della tipologia degli Archeologi seduti dipinti pensando non a modelli della statuaria classica ma a “…certi personaggi delle sculture gotiche che ci sono sulle cattedrali e che quando sono seduti hanno l’aria molto maestosa perché hanno il tronco grande e le gambe piccole, e poiché non si alzano mai si ha sempre l’impressione che siano molto maestosi” (Giorgio de Chirico).

Lotto 149
MAURIZIO CATTELAN
(1960)
Senza titolo (Jesus), 1996
olio su tela in cornice d’artista, 90×70 cm
Base d’asta: € 80.000,00
Stima: € 120.000,00 / 160.000,00

Il rapporto di Maurizio Cattelan con i soggetti dell’arte sacra è oggetto da anni di analisi approfondite e va certamente ben oltre lo scontato capitolo dell’ironica provocazione.
Il Gesù proposto in asta da Capitolium è in particolare una delle opere esposte nella mostra Angel’s Noise, dedicata a Cattelan nel 1996 da una galleria di Zurigo, un progetto centrato su performances generate di volta in volta dall’artista e di cui le opere presenti nello spazio espositivo possono essere considerate gli unici reperti rimasti.

Lotto 149
MAURIZIO CATTELAN
(1960)
Senza titolo (Jesus), 1996
olio su tela in cornice d’artista, 90×70 cm
Dipinto a corredo delle performances eseguite da Cattelan
in occasione della mostra Angel’s Noise, 1996 Zurigo
Particolare della firma

 

Asta 531 Capitolium Art
di Arte Moderna e Contemporanea
26 giugno 2025 alle 16,00 CEST

 Esposizione
23 e 24 giugno ore 10,00-13,00 / 15,30-18,30 

Palazzo Cigola Fenaroli Valotti
Via C. Cattaneo 55 – Brescia 

Il catalogo dell’asta è online su
 www.capitoliumart.com

 Ufficio stampa:
Scarlett Matassi
 +39 345 0825223 – info@scarlettmatassi.com

 

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