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L’esperienza pittorica di Cesare Biratoni in mostra a Sarzana

Cesare Biratoni, Testa, tecnica mista e collage su carta, 44x34, 2025, © l’artista e Cardelli&Fontana
Cesare Biratoni, Testa, tecnica mista e collage su carta, 44×34, 2025, © l’artista e Cardelli&Fontana

Fino al 27 luglio 2025 la Galleria Cardelli&Fontana di Sarzana presenta Cartamodello, prima mostra personale di Cesare Biratoni (Barcellona, 1969). L’esposizione, accompagnata da un dialogo con la curatrice Irene Biolchini e l’artista Alessandro Roma, raccoglie un corpus di opere che includono dipinti, disegni e collage.

Nel cumulo del frammento Cesare Biratoni rivolta la cesura che indurrebbe a separare le pratiche. Dipingere, ritagliare, incollare, comporre… alla fine per lui sono la stessa cosa. È una questione di approccio, potremmo dire, sempre il medesimo, che lo vede imperterrito a cercare di mettere o dare un ordine al dato preesistente. Ovvero all’insieme accumulato di immagini sparse, cercate, trovate, scelte (per fortuna), o semplicemente accadute. Il titolo già lo ricorda. Cartamodello, la prima mostra personale dell’artista presso la Galleria Cardelli e Fontana di Sarzana, nomina la via. Esplicita il metodo, la strada o il “senso marcia” che lo vede procedere né avanti, né indietro, ma lungo la profondità del soggetto (e dei soggetti) che non si vogliono concedere.

Non vi è conclusione, di fatto, nei dipinti e, per di più, nei collage, che con i primi accettano la condizione (Testa; Senza titolo, 2025). Ogni cosa è vista, certo, eppure ogni cosa si svolge e si riavvolge, nasce e muore, cammina nella voragine del dato da comporre e ricomporre. I toni della grafite nel ritratto di René (2018) e le tenui tinte che armonizzano i quadri che paiono sorti dalla medesima tavolozza, più che restituire, avvicinano la chiarezza di una forma (Due figure abbracciate, 2025; Bagnanti, 2024-25). Ne manifestano la complessità di una chiusura che non può dirsi definitiva. “Concludere, lo trovo così rassicurante”, direbbe il pittore. Tant’è, continua, che “non si può pensare di esaurire qualcosa”. Ed è qui che sembrano stabilizzarsi i pesi del suo lavoro, nel passaggio mai concluso dal caos all’ordine.

Cesare Biratoni, Cartamodello, Installation view, Cardelli&Fontana, Sarzana, 2025, © l’artista e Cardelli&Fontana

Non è dunque sbagliato impegnarsi sempre nella medesima cosa, se il fine non è il suo raggiungimento. Il suo viaggio “è un po’ alla cieca”, sostiene. Si tratta per lo più della rappresentazione di un “lavoro mentre si svolge”. Espressione dinamica di una particolare vicenda e del contesto – fragile e turbolente, incompreso e stravolto, drammatico e ancora nel suo divenire – in cui si colloca. All’io che trova, all’io che dice, si annoda l’esperienza estetica come durata, nel tempo dell’immagine che tutto vuole fuor che lasciarsi comprendere una volta e per tutte. Arrivare da qualche parte, nell’arte di Cesare Biratoni, significa intuire l’apertura che è l’immagine desiderata e dipinta. L’ordine è parte e tappa affatto risolutiva. Ossia, il momento preciso in cui, su una tela o una carta di piccole o grandi dimensioni, l’insieme dei frammenti e dei ritagli si ritrova in un “soggetto molto semplice”. Una testa, figure e paesaggio. Soggetti tra i più emblematici e archetipici. Come esperienza rivelata di una “verità vissuta”, afferma la curatrice Irene Biolchini nel dialogo a tre con l’artista e Alessandro Roma; oppure come pratica (unica e differente per tempi e modi) di una “filosofia incarnata”.

Una filosofia in cui non vi è nulla di precostituito, ma che dice di un incedere, con le idee che si fanno strada lungo il corso dell’opera. Ne Il pittore seduto (2025), quindi, i piani si aprono. Escono dal pungolo odierno del quadro che dimostra, o dalla didascalia dell’oggi così imperterritamente ripetuta. Le rotondità morbide del volto cadono nella parte inferiore della tela. Si ripetono, si ricercano, convogliano nell’essenzialità della misura estetica, quando il quadro diventa parte di un insieme ancora da fare. “E tutto si organizza”, insegnava Gilles Deleuze nelle sue lezioni Sulla pittura (1981), “come se ricominciasse da capo”.

Cesare Biratoni, Il pittore seduto, olio su tela, 2025, © l’artista e Cardelli&Fontana
Cesare Biratoni, Due figure abbracciate, olio su carta su tela, 60×50, 2025, © l’artista e Cardelli&Fontana

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