
The Gallery Apart, storica galleria romana fondata da Fabrizio Del Signore e Armando Porcari, chiude i battenti dopo 22 anni di attività. Un annuncio carico di emozione, affidato a un messaggio sobrio ma potente: “Sono cambiate le fondamenta del sistema”.
Non si tratta di una semplice “serrata”, ma di un segnale forte, quasi profetico, sull’attuale stato di salute del mercato dell’arte. “Dopo 22 anni di passione, ricerca, amicizia, fatica e divertimento – scrivono i fondatori – The Gallery Apart interrompe la sua attività”. Un addio che sa di riconoscimento collettivo, e che lascia un vuoto profondo nel panorama culturale romano.
Nata nel 2003 dal sogno di due collezionisti visionari, The Gallery Apart ha cambiato pelle quattro volte, sempre fedele però al proprio DNA: promuovere l’arte contemporanea più audace, politica e sperimentale. Da uno spazio pop-up a via della Barchetta, poi via Monserrato, fino alla grande sede di via Francesco Negri, nel cuore del quartiere Ostiense, diventato negli anni un polo creativo della capitale.
Spazi vivi, attraversati da idee, performance, installazioni, progetti site-specific che hanno trasformato la galleria in un organismo pulsante. Durante il lockdown, quando molti si fermavano, loro rilanciavano: il progetto digitale #aparthegalleryapart ha tenuto viva la voce degli artisti anche a porte chiuse.

Il merito di Del Signore e Porcari è stato quello di costruire relazioni vere con artisti che oggi godono di fama nazionale e internazionale. Da Marco Strappato a Luana Perilli, da Bertille Bak a Cesare Pietroiusti, da Oliver Ressler a Mariana Ferratto, passando per giovani talenti come Federica Di Pietrantonio. Ogni mostra era un atto curatoriale denso, un’esperienza totale. E poi le fiere: Miart, Artverona, Artissima, Arte Fiera. Sempre presenti, sempre coraggiosi, anche quando il sistema iniziava a mostrare le prime crepe.
“Senza voler indicare le cause, tanto sono evidenti”, scrivono ancora i fondatori, lasciando intendere una realtà sotto gli occhi di tutti. Non basta l’Iva al 5% per salvare un comparto che, senza un sostegno strutturale, rischia l’estinzione delle sue realtà più autentiche. “Sta venendo meno il ruolo di vero sostegno agli artisti”, denunciano, “e questo finirà per indebolire il tessuto culturale del Paese”.
Il pensiero finale è per i colleghi più giovani: “Il loro coraggio merita di essere premiato dall’avvento di tempi migliori”. Un augurio, ma anche un monito. Con The Gallery Apart non chiude solo uno spazio espositivo, ma termina un modo preciso di intendere la galleria come fucina di senso, di relazioni e di pensiero.













