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La donna, protagonista assoluta. Immagini iconiche dell’agenzia Magnum al Museo Villa Bassi Rathgeb

Newska Tavakolian per "Women Power. L’universo femminile nelle fotografie dell’Agenzia Magnum dal dopoguerra a oggi”
Newska Tavakolian per “Women Power. L’universo femminile nelle fotografie dell’Agenzia Magnum dal dopoguerra a oggi”
Fotografa o musa? Ovviamente entrambe. È attorno a questo binomio che ruota “WOMEN POWER. L’universo femminile nelle fotografie dell’Agenzia Magnum dal dopoguerra a oggi, la mostra in programma fino al 21 settembre 2025 al Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme. Un’esposizione curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi, che celebra la figura della donna “dentro” e “fuori” l’obiettivo fotografico.

Qui le donne non sono solo soggetti, ma protagoniste assolute. A raccontarle sono le lenti dei grandi autori dell’agenzia Magnum Photos, ma anche quelle – e non meno incisive – delle fotografe che nel corso di decenni, hanno saputo imporsi in un panorama dominato a lungo dallo sguardo maschile. Ne emerge un racconto visivo potente, che attraversa intimità domestiche e teatri di guerra, icone hollywoodiane e ribelli colombiane.

Per comprendere la portata storica di questa rivoluzione visiva, bisogna però fare un passo indietro, all’inizio del Novecento. Qui, mentre le avanguardie artistiche si interrogano sul senso dell’immagine, nascono i primi tentativi di ridefinire i ruoli sociali, anche grazie al contributo di movimenti come il Bauhaus e alla poetica del Neues Sehen (la “Nuova Visione”). Tutto doveva essere nuovo: l’arte, la tecnica, la fotografia, e anche il ruolo delle donne.

Installation view della mostra “WOMEN POWER. L’universo femminile nelle fotografie dell’agenzia MAGNUM dal dopoguerra a oggi”. Credits: Simone Falso

È in questo contesto che alcune figure femminili iniziano a farsi spazio nel mondo della fotografia artistica, inizialmente come dilettanti d’alta borghesia, poi come professioniste nei circoli pittorialisti (gruppi di fotografi attivi tra fine Ottocento e inizio Novecento, uniti dall’idea di elevare la fotografia a forma d’arte, ispirandosi alla pittura attraverso tecniche espressive e stilizzate) e nelle avanguardie. Ma c’è un’area che resta a lungo preclusa: quella del fotogiornalismo. Troppo dura, troppo maschile e “troppo pericolosa” si diceva.

Fa eccezione Frances Benjamin Johnston, pioniera americana che già alla fine dell’Ottocento osava sfidare i codici con autoritratti provocatori: gambe accavallate, sigaretta in mano, pantaloni da uomo. La sua stessa presenza nel mondo della fotografia sociale era una dichiarazione politica. Ma la sua era l’eccezione, non la regola. Le macchine fotografiche erano ancora “ingombranti”, i processi di stampa lenti, e il photoreportage muoveva appena i primi passi.

Tutto cambia negli anni Venti con l’arrivo delle riviste illustrate e delle fotocamere portatili come la Leica: nasce l’età d’oro del reportage. E da lì, un decennio dopo, il sogno Magnum.

Fondata nel 1947 da nomi leggendari come Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodger, l’agenzia Magnum nasce con un’anima ribelle: quella di voler restituire al fotografo il controllo della propria narrazione. Un ideale condiviso anche da Maria Eisner, figura chiave e poco ricordata, fondatrice dell’agenzia Alliance Photo a Parigi e vera artefice della diffusione dei primi lavori dei futuri fondatori di Magnum. Eppure, anche nel cuore di questa rivoluzione visiva, le donne fotografe restano una minoranza. Ma una minoranza che incide. Con forza e con sguardo.

Myriam Boulos, Lebanon, Beirut, 20 October 2019. Dal Progetto “What’s ours”.

E lo disse bene Eve Arnold, una delle prime fotografe a entrare in Magnum, in un’affermazione che racconta in modo chiaro lo spirito di molte delle protagoniste in mostra: “Non volevo essere una donna-fotografa, questo mi avrebbe limitato. Volevo essere un fotografo-donna, con tutto il mondo spalancato di fronte alla mia macchina fotografica”.

La fotografia diventa così uno strumento di autodeterminazione. Un mezzo per guadagnarsi da vivere, certo, ma anche per ridefinire sé stesse. Per raccontare il mondo da un punto di vista nuovo, e finalmente femminile. 

E “WOMEN POWER” mette infatti in dialogo generazioni, stili e geografie. Dalle icone senza tempo di Eve Arnold e Inge Morath ai ritratti vibranti di Olivia Arthur, Myriam Boulos, Susan Meiselas, Nanna Heitmann, Alessandra Sanguinetti e molte altre. Fotografie diversissime tra loro, ma unite da un filo rosso: quello dell’identità, della lotta, della libertà.

Ci sono gli scatti intimi e sensuali di Marilyn Monroe, ma anche le immagini delle guerrigliere delle FARC in Colombia. I volti di donne comuni, colti nella quotidianità, ma anche quelli impegnati nelle battaglie politiche o nei drammi della guerra. Ogni foto è una storia. Ogni sguardo, una dichiarazione.

Installation view della mostra “WOMEN POWER. L’universo femminile nelle fotografie dell’agenzia MAGNUM dal dopoguerra a oggi”. Credits: Simone Falso.

La mostra si muove lungo sei nuclei tematici – famiglia, crescita, identità, bellezza, impegno politico, guerra – per tracciare una mappa dell’universo femminile che va oltre ogni stereotipo. Le donne sono soggetti, ma anche specchio della società, simboli in evoluzione, icone di un cambiamento mai definitivo ma sempre necessario.

Anche i grandi fotografi uomini hanno contribuito a questo racconto: Robert Capa, Bruce Davidson, Elliott Erwitt, Rafal Milach, Paolo Pellegrin e Ferdinando Scianna, con i loro scatti dedicati alla condizione femminile, alla lotta per i diritti, alla forza silenziosa e potente delle donne nel mondo.

Prodotta da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia in collaborazione con Magnum Photos, e promossa dal Comune di Abano Terme e CoopCulture, WOMEN POWER  è un’esperienza, un viaggio, un manifesto.

Il tutto nella cornice suggestiva del Museo Villa Bassi Rathgeb, antica villa veneta del Cinquecento oggi divenuta museo civico, con i suoi affreschi, le sue sale istoriate e una collezione d’arte che va dal Rinascimento al Novecento. Un luogo che raccontando storia, arte e memoria si rivela custode perfetto per una mostra che parla di sguardi – e di visioni – destinati a lasciare il segno.

E quindi, fotografa o musa? Ancora oggi, e orgogliosamente, entrambe. Ma con uno sguardo finalmente autonomo, consapevole e soprattutto libero.

Installation view della mostra “WOMEN POWER. L’universo femminile nelle fotografie dell’agenzia MAGNUM dal dopoguerra a oggi”. Credits: Simone Falso.

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