
La fondazione umbra lamenta di essere stata estromessa dai progetti di valorizzazione del Grande Cretto di Gibellina
“La mancata udienza, da parte dei soggetti indicati, impedisce alla Fondazione Burri di esprimere e salvaguardare i diritti sull’opera e sulla tutela della figura del Maestro”. Si riassumono così i contenuti della lettera aperta pubblicata dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello, fondata dallo stesso artista nel 1978. Oggetto: il Grande Cretto di Gibellina, conosciuto come la più grande opera di Land Art al mondo, 6 ettari e mezzo. Rispetto alla conservazione e lo sviluppo della quale la fondazione sarebbe stata esclusa dagli enti locali.
Nel 1981 Burri fi invitato di Ludovico Corrao, allora Sindaco della cittadina di Gibellina nuova, situata nella valle del Belice e distrutta dal terremoto del 1968. E aderì alla poetica visione di Corrao con un suo progetto per realizzare la grande opera su scala territoriale tale da inglobare e coprire tutte le macerie della cittadina rimaste fino ad allora in abbandono. Tra il 1985 e il 1989 Burri giunge a realizzare di copertura delle macerie con blocchi di volumi alti 160 cm, ma interrompendo l’opera, per mancanza di fondi. Solo nel 2015, sotto la direzione della Fondazione Burri, dopo la morte del Maestro, l’opera è giunta a compimento secondo il suo progetto.

Ma insieme al progetto del Grande Cretto, Burri depositò presso il comune di Gibellina anche il progetto della sistemazione dell’area verde circostante. E del paesaggio in cui la monumentale opera si situava, ottenendone l’approvazione. Ma la fondazione lamenta che negli anni più recenti è venuta a conoscenza di un progetto affidato dalla Regione Sicilia all’architetto Mario Cucinella. Per un presidio e per la “musealizzazione” dell’area. Inutilmente cercando interlocuzione con il comune di Gibellina, la Regione Sicilia e lo stesso architetto Cucinella. Fino alla Soprintendenza di Trapani, alla quale ha rivolto istanza di vincolo sull’opera.













