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Una Sicilia ad alta velocità. Futurismo e Futuristi Siciliani

Depero Fortunato, Vassoio siciliano, 1926, 58,8x70,4 cm Depero Fortunato, Vassoio siciliano, 1926, 58,8x70,4 cm
Depero Fortunato, Vassoio siciliano, 1926, 58,8x70,4 cm
Depero Fortunato, Vassoio siciliano, 1926, 58,8×70,4 cm
Fino al 4 novembre l’Antiquarium di Centuripe chiama l’avanguardia: quando il Futurismo corre nell’isola

Arroccata su un’altura in cospetto dell’Etna, immersa in uno scenario che oscilla tra il primitivo e il visionario, Centuripe potrebbe apparire un luogo insolito per ospitare una mostra dedicata all’avanguardia più dirompente e irriverente del Novecento italiano. Eppure, proprio per la sua complessità paesaggistica e storica, non si contrappone alla visione del Futurismo: la provoca, la sfida, la amplifica. La sua aspra bellezza – fatta di calanchi, gole, rocce e silenzi ancestrali – sospende lo sguardo tra la materia e il mito, tra l’origine e l’idea. È una terra che genera immagini mentali più che restituire vedute; un paesaggio che, pur agli antipodi dell’iconografia urbana del Futurismo, ne mette alla prova l’impulso, generando una tensione che diventa rivelazione.

Collocata in posizione dominante sulle valli dei fiumi Simeto, Salso e Dittaino, l’antica città sorge in un territorio strategico, abitato fin dalla preistoria. Fiorente in età greca e divenuta città imperiale in epoca romana, nella storia si rivela un punto di snodo tra l’entroterra siciliano e il mondo mediterraneo. Ed è proprio nella profondità di questa stratificazione storica e culturale che l’incontro tra la dimensione tellurica di Centuripe e la pulsione modernista dell’avanguardia futurista dà luogo a una vibrazione fertile, capace di restituire una visione altra del Sud. Un cortocircuito estetico e concettuale che fa di questa cittadina un punto d’osservazione eccentrico e privilegiato da cui osservare la traiettoria del Futurismo.

 

Una veduta di Centuripe
Una veduta di Centuripe

Dunque, al centro espositivo Antiquarium di Centuripe, dal 21 giugno e fino al 4 novembre 2025 si tiene la mostra Futurismo e Futuristi Siciliani, a cura di Simona Bartolena: un’esposizione che ridefinisce la geografia dell’arte futurista. Perché il Futurismo, nato a Milano e consacrato a Parigi con il celebre Manifesto di Filippo Tommaso Marinetti su Le Figaro nel 1909, non fu solo metropolitano. Fu anche, sorprendentemente, siciliano. E non in senso marginale. La mostra, ambiziosa e filologicamente solida, pone al centro un’idea chiave: l’isola non fu periferia dell’Avanguardia, ma officina viva e autonoma di idee, colori e visioni, in grado di ridare al Futurismo quella componente mediterranea che troppo spesso è rimasta fuori fuoco nei manuali. Qui, le traiettorie tracciate dai colossi come Balla, Boccioni e Depero incontrano le parabole altrettanto audaci – seppur meno celebrate – di Giulio D’Anna, Pippo Rizzo e Vittorio Corona. E lo fanno su un terreno comune: quello dell’energia creativa.

 

Giacomo Balla - Motivo di paesaggio 1920 tempera su carta 15,5 x 24,5 cm collezione privata
Giacomo Balla – Motivo di paesaggio 1920 tempera su carta 15,5 x 24,5 cm collezione privata
Un movimento in evoluzione

Entrando nelle sale dell’Antiquarium, il visitatore si muove lungo un percorso che non si limita a ricostruire le origini del Futurismo (ben rappresentate da opere di Boccioni e Russolo), ma osa inoltrarsi in quella “seconda stagione” futurista che la critica ha talvolta, forse, liquidato con sufficienza. Eppure, proprio qui, tra contesti postbellici, tensioni moderniste e visioni aeropittoriche, che il Futurismo rivela una sorprendente capacità di mutazione: da avanguardia urbanocentrica a movimento capace di confrontarsi con l’ambiente, il mito, la spiritualità.

Come spiega la curatrice, «la mostra si apre con una sala introduttiva che presenta il Futurismo nei suoi elementi fondativi e simbolici». Spiccano Tentazione di Russolo e Il volto della signora Maffi di Boccioni, veri punti di transizione tra figurazione classica e avanguardia. Di Boccioni anche due piccoli acquerelli che raffigurano i paesaggi di Verbania e Pallanza, risalenti al 1916 (l’anno della sua morte, a seguito di una caduta da cavallo mentre prestava servizio a Sorte, presso Verona, nelle retrovie dell’esercito), e che – osserva Bartolena – «denotano un possibile ritorno all’ordine», poiché «Se fosse sopravvissuto, forse sarebbe tornato ad abbracciare una figurazione più classica».

 

Umberto Boccioni, Ritratto della signora Maffi, 1910, matita blu ed acquarello su carta, 26x23,5 cm
Umberto Boccioni, Ritratto della signora Maffi, 1910, matita blu ed acquarello su carta, 26×23,5 cm

Si approfondisce anche il rapporto tra Futurismo e altre avanguardie europee, con i collage, ad esempio Natura morta con Lacerba e Picasso di Iras Baldessari. Opere come Stazione + treno + velocità, del medesimo autore, restituiscono il senso del dinamismo urbano, mentre l’opera tipografica Zang Tumb Tumb di Marinetti rappresenta un manifesto dell’”arroganza” futurista e dell’idea tutta italiana di modernità veloce e sopra le righe.

Il secondo Futurismo nella vita quotidiana

Il secondo Futurismo rappresenta la fase più matura e articolata del movimento, sviluppatasi tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Questa stagione si distingue per la straordinaria capacità di penetrare nella vita quotidiana, trasformando ogni ambito dell’esperienza in un’occasione estetica e progettuale. Non si tratta più solo di pittura o scultura: ci si esprime attraverso tessuti, oggetti d’arredo, scenografie, musica, cucina, moda e pubblicità, in un’esplosione di linguaggi e forme.

 

Luigi Russolo, Auto in corsa, matita su carta
Luigi Russolo, Auto in corsa, matita su carta

In mostra, esempi emblematici di questa visione sono alcune opere di Giacomo Balla, che in questi anni realizza disegni per mattonelle, sciarpe, trampolini teatrali, tessuti d’arredo e costumi, con l’obiettivo di portare l’arte nel quotidiano e renderla parte integrante dello spazio domestico e urbano. È del 1932 il volume La cucina futurista di Marinetti, edito da Sonzogno di Milano. Allo stesso modo, Russolo inventa l’Intonarumori (qui presentato in una ricostruzione degli anni Settanta). Uno strumento acustico capace di riprodurre i suoni della modernità industriale, aprendo la strada alla musica elettronica e sperimentale.

Il secondo Futurismo è anche la stagione dei quadri pubblicitari di Fortunato Depero. Due dei quali sono dedicati al Caffè Irrera di Messina e sposti in mostra. Queste opere dimostrano come il linguaggio futurista abbia saputo legarsi al mondo della comunicazione commerciale, portando nei luoghi pubblici la forza visiva e comunicativa dell’avanguardia. L’obiettivo è dare vita a una vera e propria ricostruzione futurista dell’universo, dove estetica, tecnica e funzione convivano in un equilibrio dinamico e innovativo.

 

Gerardo Dottori, Paesaggio con lago e fiumi, 1935, olio su tavola, cm 40x30
Gerardo Dottori, Paesaggio con lago e fiumi, 1935, olio su tavola, cm 40×30
Aerofuturismo e spiritualità

Una delle sezioni più suggestive della mostra è dedicata all’Aerofuturismo, un ambito in cui l’immaginario futurista si spinge oltre la celebrazione della macchina per aprirsi a dimensioni più eteree e spirituali. Le opere di artisti come Gherardo Dottori, Fillia ed Emilio Buccafusca raccontano un mondo sospeso tra tecnologia e sogno, tra slancio celeste e ricerca interiore. Il cielo, elemento già centrale nell’Aeropittura, si carica qui di significati nuovi: non è più solo spazio per il volo meccanico, ma simbolo di ascesa e mistero. In questa fase il Futurismo si evolve verso una forma di “futurismo cosmico”, dai tratti quasi mistici.

L’entusiasmo per l’innovazione si intreccia con un senso del sacro, una tensione verso l’ignoto che travalica la materia. L’aria, da elemento fisico e dinamico, diventa fragile, rarefatta, quasi sacra. Anche Russolo, uno dei padri del rumore futurista, assume in questo contesto una dimensione spiritualista, con un interesse crescente per la metafisica e per la possibilità di accedere a piani superiori della percezione.

 

Giulio D'Anna - Sicilia, olio su tela, 1936-37, cm. 105x180 copia
Giulio D’Anna – Sicilia, olio su tela, 1936-37, cm. 105×180 copia

Un’opera emblematica di questa visione è La Madonna degli Aviatori di Alberto Peschi, in cui lo stile futurista si trasfigura in senso sacrale. Le linee dinamiche e la frammentazione della forma non esprimono più soltanto velocità e forza. Ma diventano strumenti per rappresentare il divino, per rendere visibile l’invisibile. La macchina non è più solo oggetto di culto modernista, ma ponte verso l’immateriale, verso una spiritualità nuova, coerente con lo spirito del tempo. L’Aerofuturismo si rivela così non solo un’esaltazione del volo, ma una meditazione visiva sulla condizione umana, sospesa tra terra e infinito.

Le signore del Futurismo

Tra le figure più affascinanti del Futurismo, documentate in mostra, vi sono due protagoniste femminili. Artiste che seppero ritagliarsi uno spazio originale e coraggioso in un movimento storicamente dominato dall’universo maschile. Spicca Barbara, pseudonimo di Olga Biglieri, ribattezzata da Marinetti nel senso di “barbarica”. Figura eclettica e anticonvenzionale, Barbara fu una delle prime donne in Italia a ottenere il brevetto da pilota, a soli 16 anni, e fece dell’esperienza del volo una fonte di ispirazione artistica. Nei suoi dipinti, l’occhio osserva il mondo dall’alto, trasformando l’orizzonte in una visione dinamica, quasi astratta, fatta di linee in movimento e prospettive vertiginose.

Accanto a lei emerge la figura di Marisa Mori, una delle poche donne a partecipare attivamente alla stagione aeropittorica, portando avanti una ricerca personale che coniugava la sperimentazione formale con una profonda sensibilità poetica. Lontana discendente dello scultore Gian Lorenzo Bernini, fu allieva di Felice Casorati.

 

Roberto Iras Baldessari - Figura in rosso 1919 olio su cartone 24,5 x 16 cm collezione privata
Roberto Iras Baldessari – Figura in rosso 1919 olio su cartone 24,5 x 16 cm collezione privata
Futuristi siciliani

Il vero cuore pulsante dell’esposizione è la sezione dedicata ai futuristi siciliani. Qui si mette in risalto il talento limpido di Giulio D’Anna. Che attraverso tinte forti e linee spezzate offre un’immagine della Sicilia moderna, elettrica, lontana da ogni cliché geografico. Accanto a lui, la solidità elegante di Pippo Rizzo, figura centrale della scuola palermitana degli anni ’20, e la geometria dinamica di Vittorio Corona. Nelle loro ricerche il Futurismo si satura del forte colorismo del mare, del sole e dei paesaggi mediterranei.

Molto interessante e nutrita è la sezione documentaria, nella quale alcuni scritti – come una cartolina e una lettera di Marinetti a Vittorio Corona – testimoniano il sincero legame del padre del Futurismo con i “parenti” siciliani. Particolarmente significativa è una fotografia con dedica reciproca dei tre pittori palermitani Giovanni Varvaro, Pippo Rizzo e Vittorio Corona. Un vero e proprio oggetto-simbolo è una lettera collettiva scritta da un gruppo di futuristi siciliani e inviata al direttore del Museo Archeologico di Palermo. Il testo è diretto, brutale, quasi scioccante: «Il vostro museo ci fa schifo!! / Sì, sì, 100.000 volte schifo!! / 1.000.000 di volte schifo!» E prosegue, criticando duramente antiquari e archeologi. Parole forti, cariche di ironia e provocazione, ma che contengono un messaggio chiaro. Una volontà radicale di rifiutare il passatismo, di rompere con le istituzioni che glorificano l’antico. Non è solo un gesto iconoclasta: è un manifesto di rinnovamento.

Non manca il celebre Vassoio siciliano futurista di Depero, accompagnato da un testo narrativo iperbolico in cui l’artista racconta il suo viaggio in Sicilia, dal suo arrivo con il ferryboat alla permanenza sull’isola, in stile pienamente futurista: linguaggio coloratissimo, immagini esasperate, ritmo serrato. Una copia del testo sarà esposta per la consultazione, per far rivivere al visitatore il fascino visionario e quasi teatrale della scrittura futurista. Questa sezione restituisce un’immagine inedita della Sicilia futurista. Non periferia, ma laboratorio di modernità, in cui arte, parola e gesto si uniscono in una sfida al passato e in un’esaltazione del nuovo. Un’esperienza che coinvolse gruppi attivi sia a Palermo sia a Messina, e che oggi torna a essere letta nella sua portata rivoluzionaria.

 

cucina futurista, libro d'epoca
Cucina futurista, libro d’epoca
Un’occasione per ripensare il Novecento italiano

«Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa […] è più bella della Vittoria di Samotracia.» Così scriveva Filippo Tommaso Marinetti, come se l’arte dovesse possedere la stessa potenza aggressiva di un motore da corsa. Questa mostra sfida i luoghi comuni e propone nuovi percorsi. Non a caso il titolo contiene una doppia dichiarazione di identità: quella del movimento e quella del territorio. Entrambe in corsa. Entrambe irriducibili alle etichette. Visitare Futurismo e Futuristi Siciliani non è solo un atto di conoscenza. Ma anche un gesto di riconciliazione con quella parte d’Italia che seppe accogliere e trasformare la modernità.

Il Sindaco Salvatore La Spina, una visione amministrativa che guarda oltre

Tutto questo è stato possibile grazie alla volontà del Comune di Centuripe che, sotto la guida del Sindaco Salvatore La Spina, ha dimostrato intraprendenza nel coniugare la valorizzazione del territorio con una programmazione culturale di respiro ampio.

 

L’inaugurazione della mostra Futurismo e Futuristi Siciliani si è svolta alla presenza del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, i quali hanno espresso vivo apprezzamento per la qualità del progetto espositivo e si sono complimentati con il Sindaco per la visione e la determinazione con cui ha saputo fare di Centuripe un punto di riferimento culturale nazionale. La coerenza di questa azione amministrativa affonda le radici nell’esperienza di La Spina. Originario di Centuripe, storico dell’arte laureato a Firenze, con oltre trent’anni di attività nel settore culturale. Dopo una lunga carriera – dove si è occupato della comunicazione per istituzioni quali le Gallerie degli Uffizi, la Galleria dell’Accademia e il Museo del Bargello – è tornato al proprio paese per mettersi al servizio della sua comunità. Da Sindaco, ha promosso un ambizioso progetto di rilancio culturale del territorio. Avviando sinergie con importanti istituzioni museali italiane e riportando l’arte al centro della vita pubblica del paese.

Patrimonio millenario

Già all’esordio del suo mandato, con la mostra Segni – Da Cézanne a Picasso, da Kandinskij a Miró, si era colto un intento chiaro. Accostare l’arte moderna al patrimonio millenario di Centuripe per innescare cortocircuiti visivi e concettuali. In occasione di tale esposizione, chi scrive si pregia di essere stata invitata presso L’Antiquarium di Centuripe a tenere una lectio magistralis su Picasso e le pitture rupestri, in assonanza con il Riparo Cassataro, straordinario sito preistorico del territorio centuripino. Un intervento che ha voluto mettere in dialogo le origini dell’espressione visiva umana con le più audaci sperimentazioni artistiche del Novecento.

A questa prima iniziativa è seguita, nel 2022, un’altra importante esposizione. I Maestri del Novecento: da Guttuso a Vedova – Opere dalla Collezione Alberto Della Ragione, curata da Sergio Risaliti in collaborazione con il Museo Novecento di Firenze. La mostra, allestita, ancora una volta, all’interno dell’Antiquarium di Centuripe, ha portato in Sicilia opere di straordinario valore, confermando la capacità del Comune di stringere sinergie culturali con istituzioni di rilievo nazionale. Con Futurismo e Futuristi Siciliani quella visione trova oggi una nuova e coerente declinazione: un progetto espositivo che non solo illumina un capitolo ancora poco frequentato dell’avanguardia italiana, ma riafferma la possibilità per i centri minori di farsi luoghi di produzione e riflessione culturale. Un progetto che dimostra come l’arte, anche nei luoghi meno attesi, possa farsi motore di futuro.

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