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La Biennale di Alessandria d’Egitto torna dopo dodici anni di silenzio

Il ritorno della Biennale di Alessandria segna un rinnovato impegno per posizionare l'Egitto come polo culturale per il Mediterraneo e l'Africa. Foto di AMIR MAKAR/AFP tramite Getty Images
Il ritorno della Biennale di Alessandria segna un rinnovato impegno per posizionare l’Egitto come polo culturale per il Mediterraneo e l’Africa. Credits: AMIR MAKAR/AFP. Courtesy Getty Images
La terza biennale più antica al mondo, dopo Venezia e São Paulo, torna in scena. Dopo un’assenza lunga dodici anni, la Biennale d’arte di Alessandria d’Egitto riaprirà i battenti nella città egiziana a settembre 2026. A guidarla sarà l’artista Moataz Nasr, che ha scelto come titolo “This Too Shall Pass”. L’edizione sarà incentrata sugli artisti del bacino del Mediterraneo, con un programma che affiancherà alle mostre anche performance, musica e incontri pubblici.

“La scena artistica in Egitto è come un lago rimasto fermo troppo a lungo. Vogliamo gettarci dentro una pietra e creare onde”, ha spiegato Nasr a The Art Newspaper. La biennale, fondata nel 1955 sotto la presidenza di Gamal Abdel Nasser, è nata con l’obiettivo di rafforzare i legami culturali tra i Paesi affacciati sul Mediterraneo. L’impostazione verrà mantenuta, con l’apertura a un numero limitato di artisti internazionali. Oltre ai circa 50 nomi della mostra principale, sono previste mostre satellite nei musei di Alessandria dedicate a giovani artisti egiziani.

A differenza delle edizioni passate, quasi interamente finanziate dallo Stato, la nuova biennale sarà strutturata come una partnership pubblico-privata. Una scelta legata alla difficile situazione economica del Paese, ma anche all’esigenza di maggiore autonomia. Il comitato organizzatore include rappresentanti del Ministero della cultura insieme a sostenitori privati già attivi sulla scena internazionale, come Mai Eldib, Ahmed Shaboury, Hisham ElKhazindar, Rasheed Kamel e l’architetto Omniya Abdel Barr. Lo Stato e il governo hanno fornito i fondi iniziali, mentre aziende locali hanno promesso ulteriori risorse.

La biennale utilizzerà sedi che riflettono la storia della città, incluso questo anfiteatro romano. Courtesy: Biennale di Alessandria

L’obiettivo dichiarato è coinvolgere non solo il pubblico dell’arte, ma la città stessa. Alessandria, negli ultimi venticinque anni, ha vissuto un forte esodo di giovani professionisti verso il Cairo, incluso lo stesso Nasr, che vi è nato ma si è trasferito nella capitale con la famiglia. La biennale intende recuperare il legame con il territorio utilizzando luoghi simbolici come l’Anfiteatro Romano, la Biblioteca di Alessandria, la Cittadella di Qaitbay e Fouad Street, tracciata ai tempi di Alessandro Magno e considerata tra le strade più antiche al mondo.

Figura centrale della scena artistica egiziana, Nasr ha rappresentato il Paese alla Biennale  di Venezia del 2017. Ha diretto per oltre quindici anni lo spazio indipendente Darb 1718 al Cairo, demolito nel 2024 per lasciare posto a un’autostrada, ed è stato più volte curatore di Something Else, l’“off-biennale” della capitale. Da tempo critico verso la mancanza di finanziamenti e l’approccio provinciale che a suo avviso caratterizzano il sistema artistico egiziano, oggi ha la possibilità di imprimere un cambio di passo.
“Quando il Ministero della Cultura mi ha proposto la direzione della Biennale”, ha raccontato, “mi hanno detto: «Ti sei lamentato per anni. Ora è il tuo momento. Facci vedere come si fa»

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