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Mostra del Cinema. Intervista a Julia Roberts per After the Hunt di Guadagnino

Julia Roberts alla Mostra del Cinema Julia Roberts alla Mostra del Cinema
Julia Roberts alla Mostra del Cinema
Julia Roberts alla Mostra del Cinema
Esclusiva ArtsLife: intervista video a Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo Edebiri sul film di Luca Guadagnino che si interroga sul post-MeToo

Presentato fuori concorso come evento speciale alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, After the Hunt di Luca Guadagnino è stato accolto come uno degli appuntamenti più attesi del festival. Con Julia Roberts protagonista accanto ad Andrew Garfield e Ayo Edebiri, il film ha ottenuto una standing ovation di sei minuti al Lido. Oltre al successo della proiezione, l’opera, molto divisiva, ha innescato un acceso dibattito: può essere considerata uno “spartiacque” capace di ridefinire il discorso sul post-MeToo, oltre i confini del politically correct?

L’universo Guadagnino: intimità e complessità

Julia Roberts, nel nostro incontro al famigerato Hotel Cipriani di Venezia, dove ci ha portato un mezzo nautico privato, ha raccontato quanto il regista sia “assolutamente dedito agli esseri umani, all’osservazione dei loro comportamenti, capace di trasformare ogni prospettiva individuale in un universo collettivo”. Non è solo un lavoro sui personaggi, ma sulla costruzione di un mondo di relazioni, in cui imperfezione, desiderio e conflitti diventano materia viva di narrazione.

In After the Hunt, Alma – docente di filosofia – si trova travolta da una denuncia di molestie rivolta a un amico e collega. La vicenda si intreccia con una vita privata segnata da desideri contrastanti e legami che vanno oltre la cornice tradizionale della coppia. Guadagnino non nasconde le crepe: le mette al centro, come un prisma per osservare la fragilità dell’essere umano.

Una struttura radicale

Un dettaglio rivelato dagli attori chiarisce l’approccio del regista: una stessa canzone ricorre sette volte, ogni volta diversa. “È un brano che parla di perdono”, ha spiegato Roberts. “Un gesto coraggioso che costringe lo spettatore a riflettere su cosa significhi convivere con l’imperfezione e con il passato”. Non una semplice colonna sonora, ma un dispositivo narrativo che interroga memoria e possibilità (o impossibilità) di redenzione.

Dal MeToo al “dopo”: la voce degli attori

La critica internazionale si è spaccata: l’ambiguità del film per alcuni offre il fianco a troppi fraintesi, fraintesi che per qualcuno suggerirebbero una volontà di restaurazione di modelli superati.

Interpellata da ArtsLife sul futuro dei movimenti come MeToo e Black Lives Matter, Ayo Edebiri ha chiarito: “Non credo che siano finiti. Forse non si usano più hashtag, ma il lavoro degli attivisti continua ogni giorno. È un lavoro bellissimo e vitale, che resta attivo perché il mondo è ancora carico di urgenze”. Andrew Garfield ha aggiunto che il film “non offre risposte facili, ma apre uno spazio in cui lo spettatore è costretto a farsi domande, senza protezioni”.

 

 

Tribunali mediatici e coscienza critica

Uno dei nodi centrali del film è il rapporto tra giustizia, opinione pubblica e verità. After the Hunt mette in scena la fragilità dei processi accademici e sociali, dove accuse, rapporti di potere e percezioni individuali si intrecciano. Il rischio evocato è quello dei tribunali mediatici che sostituiscono il contraddittorio democratico: la gogna istantanea, la condanna prima della verifica dei fatti, la difficoltà di distinguere tra testimonianza, interpretazione e manipolazione. Guadagnino non propone un manifesto, ma un laboratorio narrativo che restituisce complessità al discorso pubblico.

Oltre la coppia tradizionale

Un altro punto nevralgico è la rappresentazione delle relazioni. Alma è sposata ma intrattiene anche un legame con un giovane collega. Non è trasgressione gratuita: il film racconta i limiti e le contraddizioni della coppia tradizionale, rifiutando la bidimensionalità racconta l’amore borghese come spazio imperfetto, dove fedeltà e desiderio si intrecciano in forme non sempre conciliabili.

 

 

Un cinema che rappresenta i dubbi della società

After the Hunt non rassicura: divide, inquieta, mette in crisi. Ma è proprio qui che il cinema trova la sua funzione più alta, specchio delle contraddizioni della società e terreno di confronto. Julia Roberts lo ha riassunto così: “È straordinario lavorare con un regista che non smette di interrogarsi sugli esseri umani”.

 

A seguito di alcune polemiche relative alle modalità con cui è stata condotta l’intervista, si precisa che la giornalista ha rivolto la propria domanda a due attori con l’intenzione di porne subito dopo una specifica ad una terza attrice presente, Ayo Edebiri, per un confronto generazionale in linea con i temi trattati dal film. Poiché Edebiri ha preso la parola per prima, la giornalista ha scelto di rispettare il naturale flusso della conversazione, pubblicando l’intervista nella sua interezza e dando spazio a tutte le voci presenti.
Né la giornalista né la testata riconoscono alcun fondamento nelle accuse avanzate. L’intero lavoro è stato condotto con trasparenza, professionalità e rispetto, valori che da sempre guidano il nostro impegno giornalistico. 

In response to recent controversy regarding the interview, we wish to clarify that the journalist addressed her question to two actors, with the intention of immediately following up with a specific question to the third actress present, Ayo Edebiri. The aim was to foster a generational exchange, consistent with the themes explored in the film. Since Edebiri chose to speak first, the journalist respected the natural flow of the conversation and published the interview in its entirety, ensuring equal space for all voices.
Neither the journalist nor the publication recognize any validity in the accusations raised. The work was conducted with transparency, professionalism, and respect — values that have always guided our journalistic practice.

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