
Con la mostra Riverberi di Valdi Spagnulo la Pinacoteca Comunale di Città di Castello presenta il nuovo spazio espositivo nell’esterno del museo
Sabato 4 ottobre, per la ventunesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani), la Pinacoteca Comunale di Città di Castello ha aperto – fino al 31 ottobre – la mostra Riverberi di Valdi Spagnulo, artista milanese tra i più significativi della scultura contemporanea italiana. Abbiamo chiesto allo storico e critico d’arte Lorenzo Fiorucci com’è nata l’idea della creazione del nuovo spazio espositivo nell’esterno della pinacoteca.
“La pinacoteca di Città di Castello”, spiega Fiorucci, “è un contenitore museale molto articolato. Intanto è esso stesso un’opera d’arte essendo una dimora rinascimentale che presenta una facciata a graffito, la più grande d’Italia, realizzata su disegno di Giorgio Vasari. Dal 2024 si è deciso di ridare un nuovo slancio a questo contenitore aprendosi a iniziative sul contemporaneo oltre a quelle tradizionalmente presenti. In questa ottica l’assessore Michela Botteghi e l’Ufficio cultura mi hanno coinvolto per elaborare un progetto di riallestimento di alcune sale che permettesse la nascita di una Event Room, dedicata ad approfondimenti sul contemporaneo. In meno di due anni si sono susseguite numerose esposizioni su vari temi: il collezionismo contemporaneo, la critica del Novecento, focus sulla pittura analitica e su singoli artisti. Il palazzo ha anche uno spazio esterno adiacente al muro di cinta cinquecentesco; questo spazio è idealmente una propaggine occasionale della Event Room, adatto ad ospitare sculture”.

Perché Spagnulo è stato scelto come autore d’apertura?
Valdi Spagnulo è uno scultore con cui in passato ho collaborato per mostre e pubblicazioni, conosco il suo lavoro da alcuni anni e ho pensato che una sua mostra potesse essere una buona occasione per rileggere il suo lavoro. La mostra sarà inoltre curata da un professionista come Pasquale Fameli che arricchisce la lettura dell’opera di Spagnulo nel contesto in cui è collocata.
Chissà come avrebbe giudicato le opere di Valdi Spagnulo Erwin Panofsky, uno dei massimi specialisti di arte medievale e rinascimentale. Che sosteneva che se in un’opera non ci sono immagini riconoscibili, non è possibile né la descrizione iconografica né la lettura iconologica che possa inserirla in un contesto definito.
Opere all’insegna della compenetrazione tra scultura e pittura, che non prevedono contenuti mimeticamente riprodotti in quanto la sua poetica vira decisamente verso l’astratto. Privilegiando contenuti «senza i limiti propri di qualunque immagine». La cui pratica scultorea prevede assemblaggi, telai distorti, composizioni di linea in ferro e acciaio inox e dove non ci sono concessioni estetizzanti. Ciò che prevale è una ricerca continua che vuole individuare la forma insita nella materia.

Riverberi, l’installazione che dà il nome all’esposizione, è stata creata nel 2009. Ed è il risultato di una ricerca che unisce rigore costruttivo, tensione lirica, minimalismo formale. Strutturata mediante dieci elementi verticali. Ciascuno dei quali alto quasi tre metri, realizzato in acciaio inox lucido, brunito e spazzolato, è arricchito da inserti di plexiglass colorato e trattato. Una sorta di albero d’acciaio, come lo definisce l’autore. Una tipica incarnazione del suo linguaggio in cui la durezza metallica dialoga con la leggerezza traslucida delle campiture cromatiche. Materialità sospesa, luminosità ovattata, incursioni nello spazio, convivono in una credibile fusione. La collocazione dell’opera, è destinata ad entrare in sintonia sia con la luce naturale sia con i cambiamenti atmosferici innestando riflessi e variazioni percettive sempre diversi.














