
Nel ventennale della scomparsa, la Galleria Lombardi Project di Roma celebra Dorazio, tra i fondatori nel 1947 del movimento Forma1
“Un quadro che non rappresenta altro che sé stesso”. Questo il senso profondo dell’astrazione secondo Piero Dorazio, che ora risuona nella bella mostra allestita alla Galleria Lombardi Project di Roma. Colore, spazio e materia che diventano strumenti per tradurre emozioni e sensazioni. Aperta fino al 15 novembre, la mostra – curata da Lorenzo Lombardi e Luca Gismondi – propone un percorso che attraversa le fasi evolutive della sua ricerca pittorica. Dalle trame luminose ai reticoli cromatici, che hanno segnato la sua inconfondibile cifra stilistica. Pensata per celebrare il ventennale della scomparsa dell’artista romano (1927–2005), restituisce il ruolo cardine di Dorazio nella modernità culturale del dopoguerra.

Il trionfo del colore: lo stesso titolo individua uno dei fulcri dell’opera di Dorazio, tra i fondatori nel 1947 del movimento Forma1. Al quale Guglielmo Gigliotti nel suo testo critico riconosce “il ruolo di crocevia dei percorsi che univano la ricerca italiana a quella d’Europa e d’America. Dorazio è un perno, da lui si dipartono, come le bande policrome in tanti suoi dipinti, le linee della cultura italiana”. Un artista ponte tra l’Italia e l’Europa, tra l’eredità delle avanguardie e le aperture americane, mosso da una tensione costante verso il “culto della forma-colore”. Noi vi anticipiamo una galleria di immagini…




















