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Le incredibili curiosità della Città Eterna. Gli splendori meno conosciuti di Roma

Il Palazzo del Laterano in un'incisione di Giuseppe Vasi Il Palazzo del Laterano in un'incisione di Giuseppe Vasi
Il Palazzo del Laterano in un'incisione di Giuseppe Vasi
Il Palazzo del Laterano in un’incisione di Giuseppe Vasi

Per la collana Quest’Italia, dedicata alla storia locale e alle tradizioni del nostro Paese, Newton&Compton pubblica Le incredibili curiosità di Roma (pp. 285, Euro 12,00) di Claudio Colaiacomo, dedicato agli aspetti meno conosciuti della città, ma non per questo meno interessanti.

Roma città eterna, Roma inesauribile tesoro di conoscenza e di bellezza, purtroppo spesso rinchiusa nei facili cliché per turisti e non conosciuta per quanto realmente merita. Nella sua ultima fatica storico-letteraria, Claudio Colaiacomo accompagna il lettore lungo itinerari sulle tracce di una città antica che convive con quella moderna, le si sovrappone, in alcune situazioni le presta persino il volto. Si procede pagina dopo pagina alla scoperta di ponti, acquedotti, torri, sponde dei fiumi, suburbi, tombe e obelischi, entrando nella storia e nell’anima di una città capace di riservare infinite meraviglie.

Il Colosseo e l'Arco di Costantino in un'incisione di Giovan Battista Piranesi
Il Colosseo e l’Arco di Costantino in un’incisione di Giovan Battista Piranesi

Per capire Roma, bisogna guardarla con attenzione, posare lo sguardo sulla stratificazione di pietra, marmo, mattoni, colonne, archi, capitelli, che racchiudono storie e aneddoti legati a usi e costumi sui quali si è retta nei secoli la popolazione romana, erede dei fondatori dell’impero e che ha attraversato i secoli bui, il Rinascimento, l’età moderna, sotto l’egida del governo papale, subendo purtroppo una serie di gravi demolizioni (continuate anche in era fascista) che ne hanno purtroppo impoverito il volto. A cominciare dalle demolizione dei quartieri lungo il Tevere, per scongiurare ulteriori alluvioni dopo quello disastroso del 1870 e necessari a realizzare robuste arginature; ma, si chiede giustamente l’autore, chissà come sarebbe oggi Roma, se avesse ancora quella parte di tessuto urbano; per la cronaca, il progetto alternativo prevedeva di deviare parte delle acque del fiume tramite un canale artificiale, come fatto in molte altre città europee, sul finire dell’800. Resta il dubbio se non si sia trattato di un’occasione mancata. Comunque sia, il rapporto della città con il suo fiume è stato, fino a tempi recenti strettissimo, come testimonia l’esistenza del porto di Ripa Grande, che fece di Roma uno dei centri di commercio fluviale più importanti d’Europa, e che si stendeva fra l’Isola Tiberina e Porta Portese. Qui rimane ancora il grande arsenale pontificio, dove venivano costruite e restaurate le navi della flotta papale, edificato nel Settecento da Clemente XI e oggi sepolto fra anonimi capannoni industriali.

Roma, una città splendida e misera insieme, come del resto lo è l’umanità, e che di quest’indole ha ben strani monumenti, a loro modo affascinanti: ad esempio, la misconosciuta chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, a pochi passi da Piazza Farnese, che custodisce una cripta con le spoglie dei poveri che venivano raccolti ormai cadaveri sulle sponde del Tevere, dalla confraternita che ancora oggi ha sede nella chiesa. Esempi di una pietà forse macabra, ma che è, anche sotto mille altre forme, è stata la forza che ha letteralmente permesso a Roma di sopravvivere per secoli.

La Farnesina in un'incisione di Giuseppe Vasi
La Farnesina in un’incisione di Giuseppe Vasi

Il viaggio di Colaiacomo prosegue fra leggende, tradizioni, il vecchio quartiere ebraico, Michelangelo, Raffaello e i vecchi quartieri malfamati.

Anche la Roma moderna cela i suoi monumenti, fra i quali i primi campi di calcio delle società Roma e Lazio, rispettivamente Campo Testaccio e Campo della Rondinella: aspetti di una cultura di massa che però tocca anche l’architettura, e in un certo senso possono essere pensati come moderni Colossei; delle due strutture, solo Testaccio esiste ancora, ma in stato di semiabbandono, cosa che forse non merita.

In chiusura, la Roma del primo Novecento, quella del campionato mondiale di calcio del 1934 e dei suoi primi impianti sportivi, quella della famigerata visita di Hitler nel ’38, per il quale scrisse Trilussa “Roma di travertino // rifatta di cartone // saluta l’imbianchino // suo prossimo padrone”.

Arricchisce il volume un bell’apparato iconografico con incisioni, vedute, fotografie, dal Cinquecento al Novecento.

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