
Dalla critica e curatrice un personale omaggio al Cavellini uomo, cultore di talenti e generatore di energie creative
Il Primo di Novembre Piero Cavellini ci ha lasciato, in quel rarefatto silenzio che solo lui riusciva a tessere. Un silenzio che come una capsula, riveste chi costruisce, chi pensa, chi scrive. In modo triste e inaspettato, la notizia è arrivata durante Artissima e l’abbiamo potuta condividere con quella famiglia dell’arte che lui stesso aveva costruito fin dai primi Anni Settanta, e così l’aver condiviso il dolore con Luigi Mainolfi, lo ha reso più consolabile.
Piero gallerista, Piero editore, Piero scrittore, Piero archivista. La sua galleria ha avuto più sedi, più luoghi. Brescia, la sua città, e Milano. La prima galleria milanese dedicata alla fotografia, aperta in Zona Isola con Ken Damy, quando Via Pastrengo non era ancora nelle mappe dei luoghi di ritrovo. La galleria in Brera vicino al Jamaica. La Galleria in Zona Sant’Ambrogio con Maria Cilena, dove i cataloghi editati da Nuovi Strumenti, la sua casa editrice, dal nome concreto che indicava la sua missione, rendeva le mostre personali autentici capitoli di storia dell’arte: Antonio Trotta, Gilberto Zorio, Giuseppe Uncini, Hidetoshi Nagasawa.
Nuovi Strumenti è stata quell’area editoriale indipendente che ci ha fatto conoscere i testi teorici di Vincenzo Agnetti, di Giuseppe Chiari, di Claudio Parmiggiani. Artisti che lo seguivano nelle serate, nelle collezioni, nel suo vivere. Generazioni a lui più vicine, coeteanee. Generazioni più giovani, Generazioni antecedenti come GAC, il padre. Michelangelo Antonio Faggiano, Franco Tripodi, Francesco La Fosca, Angelo Barone erano nel periodo milanese, un suo grande riferimento.

Saggezza, riflessione e tenacia
I Campiani, la prima grande collezione di arte ambientale, realizzata con l’amico Carlo Clerici, ha reso questa collina un luogo dove il contemporaneo si specchia nella natura in quel dialogo così tanto inseguito e qui felicemente realizzato, con opere originali “site specific”. Una geografia che nasceva come origine nella Lunigiana, a Pontremoli, ma si affacciava sul Lago di Garda. Ma con lunghi soggiorni sulla costa in Toscana: in Versilia. Dal bosco di Capezzano Pianore, al Villino Chiara del Cinquale, a Pietrasanta. Il caffè in Piazza con gli amici artisti, le conversazioni, i dialoghi privilegiati, le lunghe letture, e la spiaggia, quella delle dune.
Potremmo redigere anche un menù letterario, fra ricette, ristoranti e artisti. Perché in quelle pause da Artusi si stendevano progetti, e sogni. Come non dimenticare i funghi fritti da Davide, in Corso Garibaldi, dove nascevano i Tarocchi illustrati di Faggiano? Piero generoso di accoglienze, ci ha offerto tempo, quel tempo che a noi sembrava lento. E solo ora che ci ha lasciato possiamo comprendere meglio il paradosso di Achille con la tartaruga, quella di Zenone. Perché ha messo in discussione l’esistenza del movimento, per affermare saggezza, riflessione e tenacia. Mai allontanandosi da se stesso. E noi non ci allontaneremo da Lui.














