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Da Picasso a Van Gogh. L’arte al contrario secondo Goldin

Natura morta con caraffa di vino del 1867 di Camille Pissarro. Toledo Museum of art Natura morta con caraffa di vino del 1867 di Camille Pissarro. Toledo Museum of art
Natura morta con caraffa di vino del 1867 di Camille Pissarro. Toledo Museum of art
Natura morta con caraffa di vino del 1867 di Camille Pissarro. Toledo Museum of art
Al Museo di santa Caterina di Treviso la grande mostra con sessantuno dipinti provenienti dal Toledo Museum of Art dell’Ohio

Marco Goldin torna a Treviso al Museo di Santa Caterina con la mostra Da Picasso a Van Gogh. Storie di pittura dall’astrazione all’impressionismo. Proponendo sessantuno dipinti provenienti dal Toledo Museum of Art dell’Ohio. E sviluppati mediante tre temi: la natura morta, le figure e i ritratti, i paesaggi. Un momento però. Forse c’è qualcosa che non quadra! A consultare la storia dell’arte, è Van Gogh a precedere Picasso. E l’impressionismo viene prima dell’astrazione. Nessuna svista. Nessun errore. Il curatore ha voluto raccontare a ritroso il viaggio intrapreso all’interno del periodo pittorico selezionato, l’arte europea e americana dell’Ottocento e del Novecento, ipotizzando un’inversione temporale. Per incrementare sia la conoscenza sia l’emozione. Per estendere la bellezza da un punto all’altro.

Da una delle versioni di Ocean Parks di Richard Diebenkorn, il numero 32 del 1970, che apre l’esposizione, una composizione impastata nel giallo sabbia e nell’azzurro immenso dell’oceano Pacifico. Cielo mare terra accomunati nello stesso ritmo. A diecimila chilometri di distanza, quasi un secolo prima, a chiudere la mostra, Goldin chiama in causa i Campi di grano con falciatore, Auvers, 1890 di Vincent van Gogh. Un altro tipo di giallo sovrastato da un cielo azzurro costellato da pastose nuvole vaganti. Con il falciatore che taglia il grano circondato da ondeggianti covoni.

Il prima e il poi di un percorso quindi che sconvolge la direzionalità obbligata del tempo. Il giallo di Diebenkorn, sul finire del XX secolo. Il giallo di van Gogh sul finire del XIX . L’azzurro di un oceano immaginato da quel pittore sul bordo della California. L’azzurro di un cielo tutto teso verso l’orizzonte in una campagna francese, mentre il pittore si consegna al tempo.

 

Ocean Parks di Richard Diebenkorn, il numero 32 del 1970. Toledo Museum of art
Ocean Parks di Richard Diebenkorn, il numero 32 del 1970. Toledo Museum of art

Per questo motivo la prima sala della rassegna espone insieme gli astrattisti americani, dall’ampia e sinuosa luminosità di Helen Frankenthaler, alle linee rigorose di Ad Reinhardt, noto per i Black Paintings, opere astratte monocromatiche, quelli europei da Mondrian a Klee, e le Ninfee 1914-1917 di Claude Monet. Perché sono stati proprio loro, i pittori americani, a riscoprire come astrattista «il tardo Monet». La cui pennellata, con la sua vista ridottissima che non circoscrive più referti identificati e identificabili nella natura, ha una connotazione autonoma. Creata dalla pasta pittorica.

La natura morta

A questo punto del percorso Goldin porta alla ribalta la natura morta. Con le bottiglie di Giorgio Morandi che aprono un nuovo spazio e vanno oltre l’oggettualità referenziale. Con la Natura morta con pesce di George Braque. I cui elementi dominano la superficie dell’immagine, distanti dalla profondità illusionistica. Con Fiori e frutta del 1866 di Henri Fantin-Latour. Cosa c’è di particolare in questa bellissima armoniosa equilibrata natura morta? Che lascia spazio allo spazio.

 

Van Gogh, Campi di grano con falciatore, Auvers, 1890. Toledo Museum of art
Van Gogh, Campi di grano con falciatore, Auvers, 1890. Toledo Museum of art

Il suo ruolo è fondamentale. Come ci riesce? Raffigurando il tavolo parzialmente, la superficie del muro della stanza si espande. Ottenendo due effetti. Da un lato fiori e frutta sembrano emergere da quel muro. E dall’altro suggeriscono l’idea di una nicchia protettiva. Con le spatolate di Camille Pissarro nella Natura morta con caraffa di vino del 1867. Il cui colore denso ricorda Cézanne.

Figure nel paesaggio

Il soggetto delle figure rappresentate nel paesaggio, inserite nello spazio naturale, è congenito alla pittura fin dall’inizio. A partire da Giotto. Passando per l’altissima stagione veneziana tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento, che pone le basi delle creazioni degli autori impressionisti. Ne sono testimonianza, nella mostra di Treviso, le opere Camille Pissarro e Berthe Morisot che sulla scia di Edouard Manet sostituiscono i soggetti sacri con quelli familiari o ispirati al quotidiano.

 

Camille Pissarro, Contadine che riposano, 1881Toledo Museum of Art
Camille Pissarro, Contadine che riposano, 1881Toledo Museum of Art

Nel Giardino a Maurecourt del 1884 di Berthe Morisot è dipinta una scena di vita quotidiana appunto. Un giardino nel caso specifico, con una donna seduta dallo sguardo sognante. Accanto a lei una bambina con un abito bianco e viola. Con la tecnica en plein air rapida e splendente l’artista invita chi guarda a riflettere sulla tranquillità di quell’istante, sulla bellezza dei particolari. Le due figure sanno il fascino del paesaggio e della luce che lo circonda. Non sono immerse nelle azioni consuete nei quadri della pittrice, come leggere o cucire.

Nel quadro di Camille Pissarro, Contadine che si riposano del 1881, i raggi solari penetrano all’interno del bosco rendendo la scena più fremente rispetto ad altre dipinte dallo stesso autore. Poi c’è il quadro di Pierre Bonnard, Il ratto di Europa, 1919, che modifica la staticità impressionista e dimostra di essere un artista di colori, di suggestioni. Questa sezione della mostra si chiude con La ragazza con i fiori di Gustave Courbet, dove a dominare è il realismo lontano da ogni convenzione accademica. Anticipando il rapporto tra impressionismo francese e le sue desinenze americane, con un paio di quadri del maggiore pittore impressionista d’oltreoceano, William Merritt Chase.

 

Henri Fantin-Latour, Fiori e frutta del 1866. Toledo Museum of art
Henri Fantin-Latour, Fiori e frutta del 1866. Toledo Museum of art
Il ritratto

Il tema è affrontato mediante: la Danzatrice a riposo di Henri Matisse del 1940. Dal soggetto, inquadrato all’interno di una stanza in un momento di abbandono, emerge una controllata sensualità; le Figure a teatro di Edward Hopper del 1927 con quell’atmosfera sospesa che rende la luce la protagonista stessa del racconto; la configurazione contemporanea delle varie prospettive tipica di Picasso, nella sua Donna con il cappello nero del 1909. La forma lo spazio i volumi hanno poco a che fare con la ricerca della somiglianza. Il ritratto di Paul Guillaume di Modigliani 1915 con le linee allungate, semplici, essenziali che rendono unico il suo stile.

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