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Come fare un (non) monumento a Pier Paolo Pasolini? La call di e-flux

E tu splendi invece. Pier Paolo Pasolini Pier Paolo Pasolini. Foto di Dino Pedriali Courtesy Image Fondazione Fendi esperimenti
E tu splendi invece. Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini. Foto di Dino Pedriali, Courtesy Image Fondazione Fendi esperimenti
Progetti concettuali, digitali, testuali o performativi: a questi si rivolge la call per pensare un monumento “impossibile” a Pasolini

Forse non un oggetto fisso, né una statua. Forse qualcosa che non si “vede” soltanto, ma che si muove, che agisce, che attraversa il mondo così come lui lo ha attraversato. In diagonale, controcorrente, con uno sguardo capace di cogliere ciò che sfugge agli altri. Quasi cinquant’anni dopo la sua morte, le parole di Pier Paolo Pasolini continuano a risuonare con una chiarezza sorprendente. Le trasformazioni che aveva intuito – nel linguaggio, nei comportamenti, nei desideri – oggi sembrano semplici descrizioni della nostra quotidianità. È come se il tempo gli avesse dato ragione senza bisogno di enfasi.

E allora, cosa significherebbe dedicargli un monumento? L’idea stessa appare complessa: i monumenti tradizionali richiedono un luogo, un pubblico, un senso condiviso del tempo. Ma il mondo in cui Pasolini è vissuto e morto non è più lo stesso. Forse un monumento a Pasolini dovrebbe riconoscere questa mancanza di punti fermi. Raccontare non solo una vita, ma l’assenza di un contesto in cui quella vita poteva ancora scandalizzare, interrogare, ferire.

Da questa intuizione nasce l’open call lanciata da e-flux: un invito a immaginare monumenti che non possono essere costruiti, gesti e forme che vivono nelle idee più che nella materia. Progetti concettuali, digitali, testuali o performativi che prendono le contraddizioni di Pasolini come materiale creativo e le trasformano in un racconto possibile. Le proposte – massimo 3.000 parole o 5 MB per i formati non testuali – possono essere inviate all’indirizzo submissions [at] e-flux.com entro il 28 febbraio 2026.

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