
Il Fondo e il Comitato Nazionale Camilleri 100 hanno celebrato il grande scrittore siciliano a cento anni dalla nascita
Condensare il corso di una vita nell’arco temporale di un anno è parecchio difficile. Se la vita è quella straordinariamente densa (di incontri, esperienze e tantissimi libri) di Andrea Camilleri, allora l’impresa diventa titanica. C’è riuscito però il Fondo (che porta il suo nome) gestito da Andreina, Elisabetta e Mariolina, le figlie del compianto scrittore empedoclino. Fondo, e Comitato Nazionale Camilleri 100, hanno dosato con sapienza, strutturandoli, una serie di eventi molto eterogenei, collegati tra loro dal filo rosso di una vita spesa per creare cultura e bellezza.
Sarebbe impossibile citare ogni singolo evento, ne ricordo alcuni a cui ho assistito direttamente, insieme ad altri molto particolari che il lettore potrebbe andare a recuperare, sia che si tratti di libri usciti che di veri e propri eventi teatrali e televisivi. Restano quindi impresse nella memoria le immagini di San Miniato e della sua antica piazza assediata dal buio che, come la mente di un regista, si illumina grazie alla voce di un attore. Quel Luca Zingaretti che, abbandonati i panni del “Commissario”, a luglio ha indossato quelli multiformi di un Caino biblico, che strizza l’occhio al mito, e che dando anima alle parole di Camilleri, ci ha parlato di scelte. Che l’essere umano, in quanto tale, può compiere in ogni istante della sua vita. Ricordandoci che nulla di quanto fatto, nel bene e nel male, è perduto.

Restando sul palco, non bisogna dimenticare lo spettacolo tratto da “Il birraio di Preston” in scena in molte città Italiane, e tra l’altro ancora in essere in questo mese di dicembre al teatro Politeama Rossetti di Trieste. E poi “Un sabato con gli amici”, altro spettacolo tratto da un omonimo romanzo di Camilleri che ha debuttato a marzo al Teatro Piccinini di Bari, incastrando ancora una volta la ricorrenza con la storia personale di Andrea Camilleri. Proprio in Puglia, infatti, negli anni ’60 il futuro scrittore muoveva i primi passi, inaugurando una carriera che lo avrebbe visto, all’inizio da regista alle prime armi e poi come maestro sopraffino. Carriera che avrebbe abbandonato solo in quel finire degli anni ’80, quando la scrittura sarebbe tornata a bussare per non lasciarlo più.
Perseverare
La scrittura, quindi. Sono molti i libri che è utile segnalare, tra cui, la nuova collana edita da Sellerio, la casa editrice che per trent’anni ha pubblicato i polizieschi con protagonista il Commissario Montalbano. Veste grafica aggiornata con copertine illustrate da Lorenzo Mattotti e ripubblicazione di 12 grandi classici. E poi la prima biografia ufficiale, scritta da Luca Crovi per Salani.
Senza dimenticare l’opera forse più importante, un libro abbastanza corposo, pubblicato ancora da Sellerio, che s’intitola “Vi scriverò ancora”. È un lavoro importantissimo, voluto e praticamente composto, con grande cura, dalle figlie dello scrittore. Il corpus del libro è la corrispondenza tra l’Andrea Camilleri appena trasferitosi a Roma nel 1949 e la sua famiglia al sud (bellissimi e struggenti i racconti di un periodo duro ma che temprerà il futuro autore, e soprattutto uomo, Camilleri). Corrispondenza che si protrae fino al trasferimento dei genitori dalla Sicilia a Roma.
C’è tutto: le ristrettezze economiche, l’accoglienza in Accademia e la successiva misteriosa estromissione, la grinta nel perseverare e la costante lotta per emergere, l’incontro con Jean-Paul Sartre e Jean Genet, le amicizie, le collaborazioni e i primi compensi da autore, e poi l’incontro con la sua futura moglie, Rosetta, fulcro e asse portante di una vita. Il tutto, naturalmente, con parole e azioni quotidiane descritte minuziosamente da Camilleri stesso, che nell’arco temporale di undici anni conosce la sfortuna più nera e i successi che sono il preludio della vita che verrà.
Ascoltare la sua voce
Ma Camilleri è stato soprattutto un grande affabulatore e allora ricordo alcuni convegni, come la rassegna “Un filo di Fumo” a Porto Empedocle (suo paese natale) o quelli in occasione del Salone del Libro di Torino e al Festivaletteratura di Mantova, il Convegno “La narrativa di Andrea Camilleri” organizzato in collaborazione con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. E poi altri sempre a Roma e a Palermo e più in generale in tutta la penisola e anche fuori dall’Italia, tanto per ricordarci che Camilleri è stato un autore veramente internazionale.
Non bisogna dimenticare poi gli eventi televisivi; come Camilleri 100, diretto da Francesco Zippel, che la Rai ha trasmesso in prima serata il 6 settembre, giorno esatto del centenario. E poi il documentario “Camilleri sono…” di Adriana Pannitteri, con materiali inediti dell’archivio di famiglia.
Molte sono le cose che non ho ricordato e altrettante sono quelle che si stanno svolgendo, si svolgeranno e saranno la coda di questo centenario. Ricordo, però, sempre le parole di Camilleri nel 2018, quando in occasione dello spettacolo “Conversazioni su Tiresia”, dal palco del teatro greco di Siracusa si augurava (offrendoci una straordinaria commozione) di ritrovarci tutti da lì a cent’anni, in quel posto, in una bellissima serata come quella. Non è tramontato un altro secolo da quello spettacolo e altre parole scritte sono passate nei libri, ma finora nessuno ha mai smesso di ascoltare la sua voce.









