Print Friendly and PDF

Da Siena a Milano. La Natività di Lorenzo Lotto al Museo Diocesano

Lorenzo Lotto, Natività, Olio su tavola, 55,5 x 44,7 cm., Siena, Pinacoteca Nazionale Lorenzo Lotto, Natività, Olio su tavola, 55,5 x 44,7 cm., Siena, Pinacoteca Nazionale
Lorenzo Lotto, Natività, Olio su tavola, 55,5 x 44,7 cm., Siena, Pinacoteca Nazionale
Lorenzo Lotto, Natività, Olio su tavola, 55,5 x 44,7 cm., Siena, Pinacoteca Nazionale
L’opera ospite quest’anno al Museo Diocesano Carlo Maria Martini è la Natività di Lorenzo Lotto, del 1525

L’opera esposta quest’anno al Museo Diocesano Carlo Maria Martini è la Natività (1525), tavola di Lorenzo Lotto (1480-1556) proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Siena. Il dipinto come un’originale tracimazione dello straordinario dell’ordinario. “Il tema della nascita di Gesù”, chiarisce Nadia Righi direttrice del Museo Diocesano e co-curatrice della mostra, “viene raccontato attraverso l’episodio del primo bagno del Bambino Gesù, narrato dai vangeli apocrifi. Lorenzo Lotto, straordinario sperimentatore di luci e colori, ambienta la scena in un notturno e ci offre un intreccio delicato di gesti e una straordinaria intensità di sguardi tra i protagonisti. Le sue inquietudini ci invitano a cogliere il senso più profondo del Natale, l’irruzione dello straordinario dell’ordinario”.

Il soggetto dell’opera del genio inquieto del Rinascimento, che rivela una sensibilità altra e intimamente umana, è il bagnetto del Bambino, cordone ombelicale compreso. La conferma che l’episodio della nascita di Gesù è uno dei soggetti a lui più vicini. Ancora una volta Lotto dimostra di saper gestire la luce impostando la composizione su due fonti luminose. L’alone del Bambino e la fiamma del focolare che concretizzano una tavolozza palpitante di blu, rossi, verdi e ori. Nello stesso tempo l’evento sacro diventa un momento di profonda spiritualità e affettuosa quotidianità.

Forse è il caso allora di passare in rassegna alcuni dipinti del pittore raffiguranti il tema della Natività, anche per notare le differenti sfumature e le particolari soluzioni proposte. Nella piccola Natività della National Gallery di Washington, firmata e datata 1523, Maria e Giuseppe entrambi in primo piano, venerano inginocchiati il piccolo Gesù. Nudo sulla mangiatoia, sgambetta tendendo le mani verso l’alto. In primissimo piano l’artista raffigura alcuni oggetti di uso quotidiano: un sacchetto, una tazza di legno, una pialla da falegname immergendoci in una dimensione totalmente famigliare. Tuffando l’episodio sacro nel quotidiano.

 

Lorenzo Lotto, Adorazione dei pastori (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo), firmata e datata 1530
Lorenzo Lotto, Adorazione dei pastori (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo), firmata e datata 1530

Di grande originalità è l’accostare il tema della nascita di Cristo a quello della sua Passione: il Bambino è adagiato su un lenzuolo bianco, anticipazione del sudario nel quale sarà avvolto dopo la morte. E ancora, le sue mani indicano la parte superiore del dipinto, con un crocifisso, simbolo del momento supremo della storia dell’Incarnazione.

Grandi incertezze

Questo aspetto si ritrova nella più tarda Adorazione dei pastori (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo), firmata e datata 1530, nella quale l’artista rappresenta l’interno della capanna di Betlemme. Cambiando totalmente l’impaginazione della scena, Lotto sceglie in questo caso un taglio ravvicinato e non indugia più sui dettagli dell’ambiente, concentrandosi sui personaggi. La Sacra Famiglia, gli angeli e i pastori sono tutti posti sullo stesso piano, in una scena intima e colloquiale di grande intensità. Questa volta il Bambino tende le mani giocando con un agnello, dono di uno dei pastori ed evidentemente simbolo del sacrificio pasquale.

Nella tavola della Pinacoteca Nazionale di Siena esposta a Milano c’è un aspetto apparentemente secondario assente nei Vangeli canonici: Il miracolo della guarigione della levatrice. Lo si potrebbe individuare come il primo miracolo di Gesù appena nato. L’identificazione della anziana levatrice non è sicura. Secondo alcuni Vangeli apocrifi dell’Infanzia, potrebbe essere l’incredula Salomè, punita con la paralisi dell’arto per la sua diffidenza nei confronti della verginità di Maria. Poi guarita per l’intervento di un angelo che la invita a toccare il neonato. In un altro testo, il Vangelo arabo dell’Infanzia di Cristo, noto anche in Europa, si tratterebbe invece di Anastasia, un’anziana donna con le mani paralizzate, accorsa ad aiutare Maria: rimanendo stupita dall’eccezionalità dell’evento, ottiene la grazia della guarigione.

 

Lorenzo Lotto, Natività, National Gallery di Washington, firmata e datata 1523
Lorenzo Lotto, Natività, National Gallery di Washington, firmata e datata 1523

Anche in quest’opera Lotto è abile con le luci, con le ombre, con gli sguardi. Giuseppe si stupisce davanti a un avvenimento totalmente inspiegabile e inaspettato nell’ambito di un contesto, quello della nascita di Gesù, già in sé straordinario. Ma l’invenzione geniale dell’artista sta nello sguardo della levatrice, che non si rivolge al Bambino. La levatrice, come se temesse di guardare direttamente il divino, rivolge i propri occhi sul volto di Maria. Che guarda infatti suo figlio, Dio fatto carne. “È il ripetersi di quel sì, pronunciato di fronte all’angelo nove mesi prima ed è un segno per noi, talvolta disorientati in quest’epoca di grandi incertezze. Come era per Lotto, che, per questo Natale, ci indica dove conviene guardare”.

Commenta con Facebook