A quarant’anni dal clamoroso furto dei tre capolavori Quattro e Cinquecenteschi “La Muta” di Raffaello e “La Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca, scomparsi dal Palazzo Ducale di Urbino nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 1975, arriva in libreria un libro che racconta l’incredibile storia.
Si tratta di “Albergo Muralto Camera 116” scritto dal giornalista Vincenzo Olivieri, edito da Controvento Editrice. Il libro prende il titolo dall’albergo di Locarno dove le opere furono poi ritrovate il 23 marzo del 1976, e, narrata la vicenda come in una sorta di giallo condito con personaggi di fantasia ispirati alla realtà, l’opera vuole essere in primis un omaggio ai carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, comando che nasceva proprio in quel periodo.
Il raggio delle torce elettriche dei guardiani illuminò la Sala degli Angeli, scoprendo all’improvviso le cornici e i cavalletti vuoti.Era la notte del 6 febbraio 1975 e da pochi minuti era stato messo a segno il più clamoroso furto di capolavori d’arte da un museo italiano. Da quel momento iniziò la caccia ai ladri per recuperare un bottino patrimonio del mondo.
I ladri, non professionisti, entrarono nel museo attraverso delle impalcature poste sulla facciata di Palazzo Ducale per dei lavori. Allora la struttura non aveva sistemi di allarmi. Rubarono tre opere e tra queste “La Flagellazione” di Piero della Francesca, uno dei “30 capolavori dell’arte da salvare ad ogni costo in caso di guerra nucleare”.
Un anno dopo arrivarono due telefonate anonime per rivendicare il furto. La prima all’Accademia di Belle Arti, si chiedeva un miliardo di lire per ogni opera. La seconda rivolta al sindaco Oriano Magnani: il prezzo per i tre capolavori era sceso a 100 milioni tutti in banconote da 10 mila lire, usate. Le opere furono salvate in extremis dai carabinieri, poco prima che i ladri, accortisi che rivenderle era impossibile, le distruggessero. Arrestato il 33enne Elio Pazzaglia e indagate altre 4 persone per concorso in furto aggrato e ricettazione, le opere tornarono ad Urbino il 29 marzo del 1976.