Vite sospese. Sguardi d’ebano che celano la malinconia di una casa data alle fiamme nel villaggio che era e non è più. Rifugiati. Uomini, donne e bambini in lotta per la sopravvivenza. E’ un racconto per immagini il viaggio di Marco Vacca in Darfur dove, sotto gli occhi di un mondo cieco, si consuma ancora una delle crisi umanitarie più gravi della storia.
Nato a Roma e laureato in storia e filosofia, fotoreporter dal 1990 impegnato in prima linea nelle zone di confine della terra, la cronaca del suo viaggio in Sudan è raccolta in più di cento fotografie che verranno presentate giovedì 26 febbraio 2015 alla Fabbrica del Vapore a Milano in un evento dal titolo: Le crisi umanitarie nel Mondo: il Darfur/Sudan una tempesta perfetta in collaborazione con il progetto Angeli dei Rifugiati dell’Alto Commissariato Onu (Unhcr). La testimonianza diretta di un inviato sul campo premiata nel 1999 con il prestigioso World Press Photo.
“La mia storia con il Sudan è iniziata non in Darfur ma in Sud Sudan dilaniato da un conflitto ventennale con il nord Arabofono e islamico contro un sud Africano e cristiano/animista. Era la fine degli anni Novanta” racconta in un’intervista in esclusiva per ArtsLife.
“Ho documentato ciò che succedeva lì, in una regione florida, piena d’acqua, lo chiamavano il “Granaio dell’Africa”, ma la guerra tra Khartoum ed il South Sudan Liberation army impediva alle popolazioni di coltivare e così morivano di fame a migliaia. L’accesso al cibo era garantito soltanto da UN attraverso l’operazione “Lifeline Sudan”, una delle più grosse operazioni umanitarie mai messe in piedi.
La tua esperienza come fotografo è partita nel mondo della moda. Come poi sei arrivato al Darfur?
Quello de “Il Diavolo veste Prada” non era il mio mondo. Fantastico, importante per me, mi ci sono fatto le ossa e questo non lo dimentico, ma non era il mio. Negli anni Novanta ho scelto un’altra strada ed ho iniziato a raccontare la storia in fotografia in Israele, Medio Oriente, Rwanda, Kosovo, Ciad, Giappone, Dubai, Ghana, Sud Sudan. Sono un fotoreporter, per me la fotografia è raccontare storie, raccontare agli altri ciò che non possono vedere. Qualcosa che ha molto a che vedere con a scrittura di viaggio. Pura narrativa. Però nel foto-giornalismo ci sono regole ed etica da rispettare.
Cosa ti ha più colpito del Sudan?
Sicuramente il controllo sul territorio darfuriano da parte del governo centrale di Khartoum, lontano ore di volo dalla regione dove ero ma con occhi ed orecchie dappertutto. Le ribellioni nascono sempre per un problema di risorse o di democrazia, un’unica coniugazione. In Darfur c’è stato tutto questo: una regione dimenticata, scarse risorse, un ordinamento governativo secolare ed affidabile saltato in aria in poco tempo negli anni 60/70, scelte politiche sbagliate, emarginazione di una classe dirigente locale, risentimento, mutamenti ambientali ciclici, ma che di certo hanno contribuito ad esasperare la situazione. Politica estera, situazioni contingenti con il conflitto con il sud Sudan di John Garang, allora di là da essere risolto, se possiamo usare un eufemismo. Da qui il titolo “Tempesta perfetta” dato all’incontro.
Chi sono soggetti del tuo reportage?
Rifugiati. donne, uomini e bambini, sopravvissuti, fuggiti dal proprio villaggio dove prima magari erano passati i Janjaweed, i predoni al soldo del governo centrale o che erano stati bombardati dagli aerei di Khartoum e per i quali i campi di Unhcr erano ed immagino siano tuttora l’unica prospettiva di salvezza per più di 400 mila persone.
Tra i conflitti che hai raccontato sul campo con la tua macchina fotografica, qual è stato quello che più ti ha colpito?
Il mattatoio dei Balcani, ad uno sputo di distanza dall’Europa civile ed illuminata. Per altri aspetti il conflitto Israelo palestinese. Al peggio non c’è mai limite.
I prossimi appuntamenti importanti?
Da questa primavera ho iniziato a seguire il flusso di profughi (a maggioranza Siriani) in arrivo sul suolo italiano, quando gli standard di sicurezza lo permetteranno proseguirò lo stesso lavoro nei paesi confinanti con la Siria.
_________________________________
Incontro con Marco Vacca
Giovedì 26 febbraio alle 18.30, ingresso libero
Polifemo, La Fabbrica del Vapore,
via Procaccini 4, Milano
“Le crisi umanitarie nel Mondo: il Darfur/Sudan una tempesta perfetta”.
in collaborazione con Progetto Angeli per i Rifugiati UNCHR
Marco Vacca – Una laurea in filosofia, innumerevoli storie dal mondo, due libri pubblicati, uno dei quali Refugees, sulle crisi umanitarie in Sudan/Darfur, un World Press Photo Award nel ‘99 con un reportage sulla carestia in Sud Sudan.