Suburra: ha esordito il 14 ottobre l’allegorico ritratto della Capitale di Sollima, regista di ACAB e Gomorra – la serie.
L’attesa è finita e il nuovo film di Stefano Sollima, con Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi e Greta Scarano ha debuttato nelle sale cinematografiche. Tra gli spettatori che hanno fatto registrare il sold out al botteghino, anche il sindaco dimissionario di Roma, Ignazio Marino.
Suburra, basato sul romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, prende il via il 12 novembre 2011 a pochi giorni di distanza da quella che Sollima intitola “Apocalisse”.A una settimana dalla decisione di Papa Ratzinger di abbandonare il ruolo di pontefice e a poco più dalle dimissioni del ex premier, Silvio Berlusconi, intrighi di potere, corruzione e mafie danzano sullo schermo come in un circo. Suburra, che nell’antica Roma era il quartiere situato sulle pendici dei colli Quirinale e Viminale dove si viveva in condizioni di miseria e proliferava la criminalità, mette in scena l’assenza di positive figure di riferimento nella società italiana. Attraverso un gruppo di uomini che di “per bene” non hanno nulla, seguiamo la lotta di forza che gravita attorno ad un affare: l’approvazione di una legge dove tutti cercano di “mangiare qualcosa”.Sullo stesso stile, simile al fumetto, di Gomorra i protagonisti assumono i caratteri stereotipati di politici amorali, mafiosi senza scrupoli e “pesci piccoli” immischiati per pura casualità sui quali gli eventi prendono il sopravvento come un mare in burrasca. Il popolo di Roma fa da cornice agli sgarri dei potenti e pare aver la stessa valenza di un monumento: immobile anche quando racconta di una rivolta. Sulla vicenda batte una pioggia persistente che fa cadere i cattivi per mano di altri cattivi giustificati però per aver trovato il coraggio di ribellarsi alla vessazione.Suburra è un film che è un ritratto di un Italia fatta di speranze tradite e ideali truffati. Un film che racconta la storia di un popolo che come un cane messo in catene e riempito di botte sta aspettando il momento, una volta libero, di sbranare i suoi padroni.