Tano Festa sembra inarrestabile sulla piazza italiana. Di nuovo sotto le luci della ribalta per i prezzi folli alla aste. Dopo la mega aggiudicazione a oltre 500 mila euro di Via Veneto 2 da Christie’s a Milano lo scorso 5 aprile, che aveva spazzato via il record d’asta di novembre 2015 di 177 mila euro da Sotheby’s per “Al livello del mare” del 1965, anche da Finarte le sue opere hanno visto risultati importanti (totale asta 1,2 milioni di euro senza diritti e aggiudicato il 76% dei lotti).
A riprova dell’interesse degli ultimi tempi dei collezionisti per la scuola pop romana, non più solo a livello internazionale (Tano Festa e Mario Schifano sono presenti sulle piazze straniere), questa sera nella sala della Permanente a Milano tre opere dell’artista romano provenienti dalla collezione di Furio Colombo hanno realizzato da sole oltre 170 mila euro (senza diritti).
Il prezzo de “La camera rossa” del 1963 (tecnica mista su tavola, 81 x 100 cm) da una stima di 10/15 mila euro è salito vorticosamente fino all’hammer price di 72 mila euro, aggiudicato a un bidder in sala che ha lottato a lungo contro i telefoni. Simile sorte e simile costo per “Michelangelo according to Tano Festa” del 1967. Da una quotazione di 4/6.000 euro, le offerte sono salite fino al prezzo di martello di 70 mila euro.
Anche un “Senza titolo” del 1965 da 5.000 euro è arrivato a 35 mila. Un successo atteso che ha confermato che questo, in Italia, è il momento giusto per vendere opere della scuola pop romana.
Non solo successi per Tano Festa: anche Mario Schifano ha visto aggiudicazioni ben superiori alle aspettative. “Cielo Terra”(smalto e grafite su carta) del 1964 da una partenza a 3.200 euro è stata vanduto per 19.000 a un offerente in sala (st. 6/8.000). “Sogno per quattro stagioni” a 35.000 al telefono (st. 16/18.000).
Il grande “Water lilies” da 10.000 euro è schizzato a 42 mila. Di quest’opera Colombo racconta «aveva una vena meno giovane e avventurosa, più poetica e pensierosa di quanto avessi avisto nelle opere di Mario Schifano»
Anche la provenienza avrà avuto il suo appeal. Molte di queste opere raccontano una storia di amicizia, di giovani artisti non ancora famosi in tutto il mondo che ringraziano con quello che riescono a fare meglio, un’opera, un amico e un sostenitore.
Furio Colombo in una intervista ha raccontato che “La camera rossa” gli è stata regalata da Festa proprio come ringraziamento per aver scritto un bel saggio critico per un catalogo di una sua mostra. Il giornalista racconta: «…ricordo Tano Festa che esce dalla stanza in cui allora abitava, in viale Mazzini, e scende con in mano “La camera rossa” sostenendo assolutamente che voleva che questo lavoro lo avessi io».Anche gli altri altri due lavori della sua collezione sono doni dell’artista, freschi sul mercato e non passati per gallerie.
Molto bene Giosetta Fioroni: Le cortigiane da Carpaccio (1966) ha chiuso a 41.000 euro (stima 15.000 – 20.000 euro), la seconda miglior aggiudicazione di sempre per l’artista romana.