Museo MADRE di Napoli. Retrospettiva a luce solida. Retrospettiva dedicata a Fabio Mauri (Roma, 1926-2009), magistrale esponente delle neo-avanguardie della seconda metà del XX secolo. La pratica artistica di Mauri – incentrata sull’esposizione dei meccanismi dell’ideologia, l’esplorazione dei linguaggi della propaganda, l’analisi dell’immaginario collettivo e delle strutture delle narrazioni mediatiche, a partire da quella cinematografica – lo impone fra i più grandi e seminali artisti contemporanei a livello internazionale.
Le sue opere e azioni – che comprendono pittura, disegno, scultura, installazione, performance – indagano la storia europea del “secolo breve” nei suoi conflitti e nelle sue contraddizioni, e trovano nell’indagine di un soggetto specificatamente europeo, quale appunto l’ideologia, e nell’intrinseco rapporto fra dimensione storica e dimensione etica, come nella tensione e ricomposizione fra sfera personale e collettiva, il loro fulcro intellettuale ed emotivo. Distanziandosi da un’originaria affinità con le coeve ricerche della Pop Art, Mauri ha perseguito una radicale autonomia, anche rispetto agli scenari dominanti della storia dell’arte contemporanea italiana, fino a definire una ricerca unica e personale, che coincide con il tentativo di dare rappresentazione al pensiero, di svelare i meccanismi di funzionamento della percezione (come delle strategie di manipolazione o dei meccanismi di induzione propri della “società dello spettacolo”) e di far affiorare i percorsi potenziali della memoria o della sua sistematica rimozione e rimodulazione.
Organizzata in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri, la mostra al MADRE è la più completa mai dedicata all’artista negli ultimi due decenni e comprende più di cento fra opere, azioni e documenti, in un percorso che trasforma l’intero museo in un’esperienza critica dalla struttura molteplice, in cui l’opera si confronta con il suo progetto, il pensiero si fa fisico e il white cube museale si confonde con il palcoscenico teatrale e la scatola nera della sala cinematografica. Nel suo impianto di ricerca ed espositivo la mostra incorpora e trasmette il concetto di “luce solida” che compare in alcuni titoli delle opere dell’artista, in cui, richiamandosi alle Lampadine con i raggi solidificati futuriste, Mauri conferiva consistenza fisica al raggio che congiunge il proiettore e lo schermo cinematografico, traducendo così l’idea che tutte le componenti dell’esistenza hanno una “realtà”, ovvero cause e conseguenze reali: quindi anche il pensiero, l’immaginario, l’ideologia.
Questa riflessione, successivamente affidata agli Schermi, alle Proiezioni e alle azioni performative, diviene metafora del rapporto tra mente e mondo, tra realtà e memoria, fra Storia e storie. Trasformando, in occasione di questa mostra, il museo stesso in proiezione e messa in scena, e il concetto di retrospettiva in una proiezione architettonica che avvolge lo spettatore rendendolo parte attiva, soggetto/oggetto di questa narrazione, scandita in opere, azioni e documenti. Il percorso della mostra parte al piano terra del museo, nella sala Re_PUBBLICA MADRE trasformata in un vero e proprio Theatrum Unicum Artium (“teatro unico delle arti”), all’interno del quale sono esposte opere, installazioni e documentazioni (in cui anche la fotografia assume il rilievo e l’autorità pittorico-scultorea di una traccia essenziale) che ricostruiscono la matrice performativa e teatrale della ricerca dell’artista, con una selezione delle più importanti azioni di Mauri. Esse verranno riproposte periodicamente durante l’arco della mostra (Ideologia e Natura, 1973; Europa bombardata, 1978; L’Espressionista, 1982; Senza titolo, 1992) o presentate attraverso alcune essenziali componenti “sceniche” o opere connesse (Ebrea, 1973; Dramophone, 1976; Picnic o Il buon soldato, 1998; Fermata d’autobus, 1995) o, nelle tre sale del mezzanino, attraverso materiali documentari (Che cosa è il fascismo, 1971; Gran Serata Futurista 1909-1930, 1980; Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo, 1989).
Segue una seconda sezione complementare, al terzo piano, in cui si articolano i gruppi di opere che destrutturano e restituiscono, interpretati, i linguaggi delle narrazioni mediatiche, a partire da quella cinematografica. Trasformando il terzo piano in un vero e proprio loop architettonico, il percorso procede cronologicamente e per gruppi di opere, fino a tornare al suo punto di partenza, in cui sono esposte le opere con cui, dalla seconda metà degli anni Cinquanta, l’artista inizia ad esplorare, in un’iniziale tangenza con le estetiche pop, la dimensione della comunicazione di massa.
Integrandosi a una serie di altre opere e materiali connessi ai significati e alle dinamiche della proiezione, sono presentati i principali lavori scultorei e installativi (Cinema a luce solida, 1968; Pila a luce solida, 1968; Colonne di luce, 1968) che indagano, rendendole concrete e tangibili, le dinamiche dell’identificazione fra spettatore e affabulazione cinematografica. Segue una selezione della serie degli Schermi, nelle loro varie declinazioni.
In una sala contigua è riproposta l’installazione Luna (1968) che, come appunto gli “zerbini” o Il televisore che piange (1972) e Ricostruzione della memoria a percezione spenta (1988), sembra letteralmente introdurci prima “sullo” schermo e poi “al di là” dello schermo, “dentro” di esso, in un ambiente mentale che conferisce consistenza tridimensionale al nostro immaginario. Nella sala centrale è esposta l’opera a 36 schermi Warum ein Gedanke einen Raum verpestet? / Perché un pensiero intossica una stanza? (1972), in cui lo schermo coincide con l’estensione dell’architettura che lo ospita, insieme a un proiettore cinematografico 35mm in cui, al posto della pellicola, è inserita una tela bianca (Pittura, 1986-1996), meccanismo cinematografico che introduce dentro di sé anche la superficie di proiezione dello schermo. La sezione finale della mostra, presentata in Sala delle Colonne (primo piano), è dedicata all’integrale corpus delle maquette architettoniche che ricostruiscono le principali mostre di Mauri, presentate per la prima volta insieme in una mostra personale dell’artista.
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