Raddoppiano le sale per MOONLIGHT dopo la vittoria agli Oscar.
Dopo aver trionfato agli Oscar, la presenza di Moonlight nelle sale si rafforza.
All’indomani della vittoria dei tre premi Oscar (Miglior Film, Migliore Sceneggiatura non originale, Migliore Attore non protagonista), la risposta del pubblico non si è fatta attendere.
Nei due giorni successivi il film ha infatti registrato un aumento considerevole di presenze nei cinema in cui è in programmazione.
Dal 2 marzo il film di Barry Jenkins sarà programmato in oltre 140 schermi. Oltre il doppio delle sale.
“Siamo naturalmente felicissimi – dichiara Andrea Occhipinti, che con Lucky Red distribuisce il film – Moonlight è bellissimo e L’Oscar come miglior film è meritato.
Come è nella nostra tradizione, il film di Barry Jenkins è una scelta non ovvia, un film senza grandi star che però è riuscito ad imporsi per la sua qualità e la sua forza.
I premi ottenuti (i tre Oscar, il Golden Globe, gli Independent Spirit Awards) permetteranno a Moonlight di raggiungere un pubblico più ampio che speriamo possa apprezzarlo”.
Moonlight, ricognizione di un’adolescenza ferita. Premio Oscar miglior film 2017. Recensione.
Arriva nelle sale italiane Moonlight, il nuovo film di Barry Jenkins (Medicine for melancholy), vincitore del Golden Globe per il Miglior film drammatico, in lizza per ben 8 premi Oscar -tra cui Miglior film e Miglior regia– e apprezzato dalla critica internazionale.
Il film racconta l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta di Chiron, un ragazzo di colore cresciuto nei sobborghi di Miami che cerca di trovare il suo posto nel mondo. Moonlight è un racconto di formazione intimo e poetico che riflette con inedita sensibilità il tema della ricerca della propria identità, del significato di famiglia.
Un dramma, quello di Chiron, che si configura come un’Odissea emotiva, diretta e sceneggiata con ritmo ed equilibrio da Barry Jenkins, che copre un difficile percorso di 20 anni al crocevia tra razza, sessualità, virilità, identità, famiglia e amore. Un viaggio durante il quale rimane sempre latente -ma esplosiva- la forza e la natura stessa del desiderio, e tutto il dolore che ne consegue.
In Moonlight seguiamo un bambino fragile e insicuro che cerca di sopravvivere alla violenza dei sobborghi di Miami, diventerà un adolescente alle prese con la propria identità sessuale, con la piaga del bullismo tra i corridoi del liceo e con una madre più legata alle droghe che a lui. Finalmente adulto, Chiron, ha trovato una dimensione in cui sopravvivere, al sicuro dai pericoli delle convenzioni sociali, ma a quale costo?
Nella formazione di Chiron, durante la sua infanzia tra le case popolare del quartiere di Liberty City -che nonostante il nome per lui è più una prigione a cielo aperto che un luogo in cui crescere sicuro- sarà fondamentale il rapporto con Juan, interpretato da Mahershala Ali (che per questo ruolo ha ottenuto una nomination come Miglior attore non protagonista), uno spacciatore che finisce col diventare per lui una vera e propria figura paterna.
L’uomo diventa suo mentore (gli insegna a nuotare) e si prende cura di Chiron con l’aiuto della sua compagna, Teresa, interpretata da Janelle Monáe che quest’anno ha fatto il salto da mondo della musica a quello del cinema esordendo in due pellicole candidate all’Oscar – la ritroviamo difatti anche in Hidden Figures – Il diritto di contare.
Quella di Chiron è la storia di un ragazzino intrappolato in schemi e meccanismi di una comunità che lo circonda e capisce di lui cose che lui stesso ancora non sa. La gente lo incasella in una categoria, denigrandolo per questo, ancora prima che lui stesso ne capisca il significato. Moonlight è la ricognizione di un’adolescenza ferita; si muove tra tematiche violente con estrema delicatezza, con candore quasi. Sul piano visivo è un’opera estremamente ricca e raffinata, in cui i bellissimi toni della fotografia accompagnano l’evoluzione e gli stati emotivi del protagonista.
Ricercatezze visive con palette cromatiche e inquadrature che riportano alla mente mondi cinematograficamente distanti (ma solo in apparenza) come quello di In the mood for love di Wong Kar-wai o Drive di Nicolas Winding Refn. L’agglomerato di case popolari di Liberty City inghiotte e sospende i suoi abitanti in un abbraccio seducente, in un’atmosfera esotica in cui il mare lambisce le vite dei protagonisti come il vento caldo fa con le palme ondeggianti.
Quello di Moonlight è un paradiso lussureggiante ma spietato. Uno scenario perennemente immerso in una luce dolorosamente bella, abbagliante e umida. Il film brucia di colori pastelli: rosa, blu, verdi in cui i protagonisti rimangono immersi, come imprigionati in un tempo sospeso, quello in cui Chiron ha depositato il proprio amore, chiudendolo in un bozzolo segreto, in attesa di orizzonti più benevoli. Una telefonata cambierà il suo panorama.
Un film vivido ed emozionante, diretto in maniera magistrale, che cede solo di tanto in tanto a qualche piccolo stereotipo per facilitare al pubblico il percorso -irto- tra i sentimenti sottaciuti dei protagonisti.
Allo spettatore non resta che abbandonarsi in questo noir tropicale dei sentimenti, in cui l’unica vittima è il cuore di un ragazzo ferito che sembra aver perso la strada della propria identità.
>> Nomination Oscar per Moonlight di Barry Jenkins
con Mahershala Ali, Naomie Harris, Janelle Monae, Ashton Sanders
– Miglior film
– Miglior regista (Barry Jenkins)
– Miglior Montaggio (Nat Sanders e Joi McMillion)
– Migliore Fotografia (James Laxton)
– Migliore attore non protagonista (Mahershala Ali)
– Migliore attrice non protagonista (Naomie Harris)
– Migliore sceneggiatura non originale (Barry Jenkins)
– Miglior Colonna Sonora (Nicholas Britell)