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Michael Jackson icona contemporanea

ESTETICA DEL MITO

 
 
Il mito è sempre il racconto di una creazione. Si narra come qualcosa sia stato prodotto, come abbia cominciato ad essere. E’ una narrazione investita di sacralità che si riduce a momenti legati alla dimensione del rito i cui protagonisti sono stati in passato dei o eroi. I miti contemporanei sono ovviamente diversi da quelli del passato: nella società dell’immagine coloro che in modo più evidente assolvono tale funzione sono i personaggi che godono di grande visibilità, in cui la gente si riconosce, che suscitano interesse e curiosità e che attivano processi imitativi o di semplice ammirazione. Pensiamo al clamore suscitato dalla morte di Michael Jackson il 25 giugno e la risonanza che l’evento ha avuto a livello mondiale grazie all’industria mediatica. Chiunque viva integrato nell’attuale società non può non aver provato un sentimento di perdita o di semplice stupore venendo a conoscenza dalla notizia. Il suo funerale evento a Los Angeles il 7 luglio con una folla di fan e vip in pellegrinaggio. Ventimila spettatori accorsi. Un miliardo in mondovisione al quale si aggiunge il popolo di internet. La salma del Re del Pop esposta allo Staples Center in una bara placcata oro zecchino da 20 mila euro. Il traffico dell’autostrada 101, l’arteria principale della città e free-way più trafficata d’America, chiuso per chilometri alle 8 del mattino dalla polizia. Costi per la sicurezza  pubblica: 4 milioni di dollari. I grandi della musica nera come Smokey Robinson, Stevie Wonder, Lionel Richie, Mariah Carey hanno cantato per il padre del Moonwalk (celebre passo di black dance) come omaggio musicale. In un forum online italiano dedicato a Michael, una fan scrive: “Michael Jackson 1958-2009 ora sei lassù che danzi sul cielo blu, sei la mia stella e ogni notte quando guarderò il cielo penserò a te. Ci hai lasciato troppo giovane, riposa in pace piccolo Michael, ti amo amore mio!”. I suoi dischi vanno di nuovo a ruba.
Jackson è stato raffigurato e trasfigurato nell’arte contemporanea. Nel 1984 Andy Warhol dedicò al “Re del Pop” un quadro intitolato Michael Jackson stampato in due copie (30-by-26-inch, synthetic polymer painting on canvas). Al naturale, sorridente e in giubba rossa alla Thriller.
 
 
Andy Warhol, Michael Jackson, 1984, pigmento sintetico su tela, 
76 x 66 cm, stampato in 2 esemplari
 
Dopo 14 anni anche Jeff Koons creò una celebre opera scultorea dorata intitolata Michael Jackson and Bubbles (1998) immortalandolo con la sua celebre scimmietta. La contemporaneità  e la componente erotico sessuale della realtà assume sofisticate forme kitsch. I tabù vengono infranti per trasformare ciò che è provocatorio in un statua.
 
 
Jeff Koons, Michael Jackson and Bubbles, 1998,
porcellana, 106.68 cm x 179.07 cm x 82.55 cm
 
Per tutta risposta Paul McCarthy nel 2002 produsse un’opera in silicone dal titolo Michael Jackson Fucked Up (Big Head) rielaborando nel suo stile ironico e caustico il lavoro di Koons. Rimangono le sagome ma i tratti somatici spariscono. I crani sono ingigantiti. La forma della scimmia si confonde con quella di un bambino.
 
 
Paul McCarthy, Michael Jackson Fucked Up (Big Head), 2002, bronzo,
304.8 x 238.8 x 130.1 cm, edizione di 3 più prova d’artista
 
Recentemente il graffiti artist francese Mr. Brainwash ha invece riprodotto una versione del cantante nelle sembianze della Marilyn Monroe immortalata da Warhol. Il rito è compiuto. Il mito vive perché non è un sogno ma un’idea-forza. Si raffigura e si racconta la storia di una persona in grado di trasmettere tanta ammirazione quanta paura ed oggi anche compassione. La mutazione del corpo è stata sempre una costante che ha ricoperto la figura di Jackson di un’aura ambigua ed inquietante, come nel video clip di Thriller (1982, l’album più venduto della storia della musica) dove l’artista è prima un licantropo. Poi uno zombie.
 
 
Mr. Brainwash (AKA Theirry Guetta), Life is beautiful
 
Era ossessionato dal fantastico. L’ 11 giugno 2009 aveva acquistato una foto della Wicked Witch del West (la strega cattiva dell’Ovest del Mago di Oz), un dipinto chiamato La Regina Donut, e un dipinto chiamato Play Ball. L’artista, per tutte e tre le opere, è  Nelson De La Nuez, uno dei più innovativi artisti pop del momento che ha realizzato la Wicked Witch del West per la Warner Bros in occasione del 70° anniversario di Wizad of Oz, film del 1939 del regista Victor Fleming. Jackson ha pagato $ 13.000 per i tre, che sono stati consegnati a casa sua il 15 giugno scorso. L’arte gli restituiva l’infanzia perduta.
 
 
Nelson De La Nuez, Wicked Witch del West

Sotto l’aurea del mito il dramma della storia di un uomo. Gli è stato imposto dal padre, da bambino, di esibirsi e di diventare una macchina da soldi. E’ diventato un grande artista, con momenti di picco e tanti altri di declino. Si racconta del suo talento precoce nei Jackson Five. Dei suoi tanti e costosissimi interventi chirurgici per schiarirsi la pelle e addolcirsi i lineamenti, ma anche del riscatto che hanno avuto in lui tanti neri d’America. E’ stato accusato, secondo i più ingiustamente, di pedofilia, ma alla fine è emerso un individuo estremamente sensibile, infantile, filantropo, che aveva in Gesù Cristo il suo modello di vita. E in Neverland Park, che fece costruire per i bambini poveri, il suo mondo ideale. Il suo paradiso. La sua piramide. Il corpo scheletrico di quell’uomo che aveva perso i capelli e si nutriva di pillole è stato imbalsamato con la stessa cura che gli antichi egizi riservavano ai propri faraoni. La star-defunta si incarna con tanto clamore nella realtà perché è un prodotto di questa realtà, cioè della storia umana della seconda metà del XX secolo. Della cultura di massa e dell’industria mediatica in grado di costruire miti nell’immediato, nel presente. In passato passavano anni prima che il mito si consolidasse nell’immaginario collettivo. Anche secoli. Oggi si diventa feticci in meno di 30 anni di ribalta in una dimensione del tempo diventata il “prestissimo” nietzschiano. 

Se Thomas Carlyle, negli anni ’40, lamentava la scomparsa dell’eroe nella civiltà moderna perché l’avvento del capitalismo e della democrazia porrebbero fine al fenomeno dell’eroismo individuale, in artisti come Jackson, consumato dalle sue stesse manie, troviamo un individualismo erotico  portato fino all’estremo sacrificio. Il fatto che si veda a lui come a un mito, a un superuomo, appare una risposta difensiva e compensatrice dell’anonimato e dell’omologazione altrimenti imposto dalla società industriale. I ”nuovi eroi” sono individui che mettono in scena una prestazione, il proprio corpo, che devono la propria fama a campagne pubblicitarie o che, semplicemente, sono famosi. Se non forniscono esempi di impresa eroica, indicano in compenso modelli di consumo, estetici o sessuali. Pensiamo a Jeff Koons e come sia abilmente riuscito a scavalcare i gradini del mercato dell’arte e della celebrità portando sotto i riflettori la propria dimensione privata e la sua relazione con la pornostar Ilona Staller (Cicciolina) e ad imporre il suo stile kitsch usando abilmente gli strumenti del marketing, della comunicazione e della pubblicità. Il suo lavoro, come egli stesso dichiara, non ha altre componenti estetiche al di là dell’estetica della comunicazione. E’ business art. Nel 2001 l’ex presidente della Repubblica francese Jacques Chirac lo ha nominato Chevalier de la Légion d’Honneur. Istituita da Napoleone Bonaparte, è l’onorificenza più alta attribuita dalla repubblica francese. Il 30 giugno 2008 un’opera di Koons venduta dalla Christie’s di Londra, Ballon Flower Magenta, una scultura d’acciaio color magenta che ricrea un palloncino a forma di fiore, fu aggiudicata per 16.307.506 euro: nuovo record per l’artista.
 
Gli eroi restano eroi, cioè modelli e mediatori, di cui a interessare spesso non è il loro operato ma il loro stile di vita. Combinando in modo sempre più stretto e vario l’eccezionale e il consueto, l’ideale e il quotidiano, offrono all’identificazione dei punti d’appoggio sempre più realistici. Il rito si consuma al teatro, al cinema, allo stadio, nelle piazze dove migliaia di appassionati si riuniscono intorno alla loro celebrità di riferimento. O più comunemente in uno spazio domestico, di fronte al televisore, al lettore Mp3, allo schermo del proprio cellulare o del pc. Ma può anche consumarsi nei musei, nelle gallerie, nelle sale delle principali case d’asta internazionali. Nelle arti visive, soprattutto figurative, il mito entra spesso con forza. Il suo volto, simbolo del contingente. Icona  postmoderna. La funzione spettacolarizzata dell’oggetto d’arte mostra le caratteristiche principali delle merci in un sistema capitalistico attraverso cui si opera, secondo il filosofo francese Baudrillard, un dissolvimento dell’oggetto in sé. L’oggetto artistico diventa simulacro da vendere al miglior offerente. Ciò che con la morte l’icona pop non potrà più difendere è, parafrasando  Roland Barthes(1), il suo diritto politico di essere un soggetto. L’opera di Andy Wharol, Michael Jackson, proprietà di un collezionista privato newyorkese, sarà oggetto di disputa nell’asta della Vered Gallery of East Hampton di New York che si chiuderà il 12 luglio 2009. Si stima che il quadro potrebbe essere venduto per una cifra tra 1 e 10 milioni di dollari dei quali parte andrà in beneficenza. Il rito è compiuto.
 
(1) Roland Barthes, La camera chiara. Nota sulla fotografia, 1980, Einaudi, Torino 
  
 
La Vered Gallery di New York, nell’East Hampton, ha deciso di ritirare “temporaneamente” dall’asta il ritratto di Michael Jackson fatto dall’artista pop Andy Warhol. La Galleria ha spiegato che la decisione è stata presa dopo l'”enorme interesse” (seguito alla morte della popstar) e, non è difficile da capire, per guadagnarci qualche soldo in più. Il dipinto, 76 centimetri per 66, mostra un Jackson sorridente con indosso la giacca rossa dei giorni di Thriller. Prima dell’asta, il costo dell’opera era stimato da uno a dieci milioni di euro. La co-proprietaria della galleria, Janet Lehr, ha affermato in un comunicato di voler offrire al lavoro del 1984 “il maggior numero possibile di potenziali acquirenti”. (Fonte: Apcom).

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