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L’ “arte del fuoco”, arredi e dipinti. Riparte la stagione delle aste da Wannenes

VALERIO CASTELLO wannenes VALERIO CASTELLO (Genova, 1624 - 1657) Ritrovamento di Mosè Olio su tela, cm 227X278 Stima € 200.000 - 300.000 Provenienza: Collezione Francesco Peloso (1767 - 1835)- Acquistato nel 1933 dagli eredi Peloso e giunto per via successoria agli attuali proprietari.
VALERIO CASTELLO wannenes
VALERIO CASTELLO (Genova, 1624 – 1657)
Ritrovamento di Mosè
Olio su tela, cm 227X278
Stima € 200.000 – 300.000
Provenienza: Collezione Francesco Peloso (1767 – 1835)- Acquistato nel 1933 dagli eredi Peloso e giunto per via successoria agli attuali proprietari.

Apre venerdì 3 marzo l’esposizione dei lotti delle aste del 7 e l’8 marzo da Wannenes a Genova. La stagione di vendite 2017 riparte con un primo catalogo che presenta un’ampia scelta di arredi, sculture ed oggetti d’arte oltre a ceramiche e vetri, seguito da una sessione di vendita di dipinti antichi e del XIX secolo.

I lotti di ceramiche e vetri presentati a Genova costituiscono un interessante excursus tra materiali e fornaci diverse attraverso tre secoli di “arte del fuoco”, dal diciottesimo secolo fino al pieno Novecento. Tra le maioliche un piatto da parata pavese, decorato con un capriccio architettonico ed un molosso sul proscenio del paesaggio, databile ai primi anni del Settecento è stimato 2.200-2.600 euro, mentre, tra le porcellane del diciottesimo secolo, una figura femminile dall’antico in biscuit di Napoli, forse ispirata agli affreschi di Stabia e di un modello ad oggi ignoto agli studi è da attribuirsi, per il modello, alla attività di Filippo Tagliolini (stima 1.400 – 1.600 euro). Il vaso “istoriato” uscito dalle fornaci Molaroni all’inizio del XX secolo è elegantemente montato in metallo (stima 500 – 800 euro). Tra le ceramiche del Novecento si segnala ancora il piatto in porcellana policroma uscito dalla “Pittoria di Doccia” nel 1925 e decorato con la figura de “L’Ospitalità”, un esempio del caratteristico gusto, tipico del cosiddetto “Classicismo Italiano”, importato da Gio Ponti nelle fornaci toscane durante la sua direzione (stima 3.000 – 5.000 euro).

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Figura in biscuit, Manifattura di Napoli, fine XVII secolo, rappresentante una figura femminile dall’antico, forse allegorica
Stima € 1.400-1.600
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Piatto in porcellana policroma, Pittoria di Doccia, 1925, decorata con la figura dell’Ospitalità su disegno di Gio Ponti
Stima € 3.000 – 5.000

La vendita è completata da un nucleo di ceramiche e vetri tra Sette ed Ottocento, maioliche e porcellane provenienti da varie manifatture italiane e straniere, tra cui collezione di maioliche siciliane e un’ampia selezione di vetri tra Ottocento e Novecento: tra questi da segnalare due vasi Art Nouveau in vetro di Emile Gallé databili al primo decennio del secolo scorso (stimato 4.000 – 6.000 euro e 3.000 – 4.000 euro)

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Emile Gallè, Vaso, 1910
Stima € 4.000 – 6.000 (giallo e verde)
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Emile Gallè, Vaso, 1910
Stima € 3.000 – 4.000 (marrone e arancio)

Tra gli arredi, e nel solco della tradizione dell’ebanisteria settecentesca genovese, spicca un cassettone a ribalta finemente impiallacciato in legno violetto, ornato dai tipici decori a quadrifoglio e montature in bronzo dorato (stima 20.000 – 30.000 euro). Una coppia di piani in marmi diversi, composti da tessere policrome disposte a scacchiera, è un esempio del gusto per l’antico che tanta fortuna ebbe sulla scia della moda dettata dal Gran Tour, a partire dalla seconda metà del Settecento e per buona parte dell’Ottocento (stima 8.000 – 12.000 euro). Il tema dello studio anatomico animale è riproposto dalla raffigurazione in alabastro di un cavallo al passo ispirato ai modelli di Jules Bonheur (stima 3.000 – 5.000 euro), un soggetto che godette di grande fortuna nell’arte occidentale: si pensi, per esempio, agli studi leonardeschi per il monumento equestre di Francesco Sforza, commissionato nel 1482 dal figlio Ludovico il Moro, duca di Milano. Tra le sculture si segnala un gruppo in bronzo a patina scura databile al 1920-30 circa, opera dello scultore spagnolo Pascual Buigues, intitolato Trivium (stima 4.000 – 6.000 euro).

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Cassettone a ribalta impiallacciato in legno violetto, Genova, XVIII secolo con intarsi a quadrifoglio
Stima € 20.000 – 30.000
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Coppia di piani in marmi commessi policromi, XVIII-XIX secolo, composto da settantadue tessere
Stima € 10.000 – 12.000
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Scultura anatomica in alabastro raffigurante un cavallo, XX secolo
Stima € 3.000 – 4.000
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Pascual Buigues (1879 – 1980)
Trivium, 1920-1930 circa
Bronzo a patina scura
Stima € 4.000 -6.000

La vendita dell’8 marzo è dedicata agli antichi maestri ed ai dipinti del XIX secolo. Interessante il corpus di opere provenienti da una collezione genovese, costituitasi nella prima metà del XX secolo, dove spicca una tela ad olio raffigurante il Viaggio di Giacobbe attribuito da Anna Orlando a Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto: tela dove l’artista approfitta del tema biblico per confrontarsi con la pittura di storia, ed insieme dimostrare il proprio virtuosismo nella natura morta, il paesaggio e la descrizione degli animali (stima 20.000 – 30.000 euro).

Giovanni Battista Castiglione detto il Grechetto, (Genova, 1609 – Mantova, 1664), Viaggio di Giacobbe, olio su tela, cm 97X131,5 Stima € 20.000 – 30.000
Giovanni Battista Castiglione detto il Grechetto, (Genova, 1609 – Mantova, 1664), Viaggio di Giacobbe, olio su tela, cm 97X131,5
Stima € 20.000 – 30.000

Top price dell’asta il Ritrovamento di Mosè di Valerio Castello che apparteneva al tempo dell’Alizeri all’armatore Francesco Peloso, grande collezionista vissuto dal 1767 al 1835, che la conservava nel suo palazzo genovese di Piazza San Domenico, e giunse agli attuali proprietari in seguito a vendita effettuata da eredi Peloso nel 1933 (lotto 749, stima 200.000 – 300.000 euro). È sicuramente uno dei capolavori della maturità dell’artista dove evidente appare la lezione rubensiana ma egli volge quel tumulto imperioso di forme opulente che agita il componimento rubensiano in un ritmo fresco ed agile, recuperando anzi, nell’opera del fiammingo, ed in quella del suo conterraneo Van Dyck, quegli ascendenti veronesiani che da sempre lo avevano affascinato.

VALERIO CASTELLO wannenes
VALERIO CASTELLO
(Genova, 1624 – 1657)
Ritrovamento di Mosè
Olio su tela, cm 227X278
Stima € 200.000 – 300.000
Provenienza:
Collezione Francesco Peloso (1767 – 1835)-
Acquistato nel 1933 dagli eredi Peloso e giunto per via successoria agli attuali proprietari.

Sensibile naturalismo nel Ritratto di dama di Giovan Bernardo Carbone, allievo di Giovanni Andrea De Ferrari. Carbone si impose nel mercato artistico genovese del Seicento per i grandi risultati ottenuti nella ritrattistica sull’esempio di Anton Van Dyck, una vicinanza di ispirazione che lo pose tra i più attenti seguace del fiammingo: qui la magnetica ed intensa figura femminile, datata da Marzia Cataldi Gallo ai primi anni del settimo decennio per i caratteri dell’abbigliamento alla “francese”, trova confronto con il Ritratto di Lucrezia Pallavicini Brignole collocabile intorno al 1658 (stima 4.000 – 6.000 euro). Di grande introspezione psicologica appare il maturo Ritratto di canonico di Gerolamo Forabosco, uno dei principali artisti del Seicento veneto, figura di spicco nell’ambito della ritrattistica e interprete raffinato della cultura barocca, capace di rinnovare con modernità e raffinatezza la tradizione rinascimentale. Sugli esempi di Tiziano e del Padovanino, suo maestro, il pittore concepisce ritratti nei quali è possibile cogliere anche suggestioni desunte da Bernardo Strozzi e Tiberio Tinelli (stima 3.000 – 5.000)

Giovanni Bernardo Carbone (Genova, 1614 – 1683), Ritratto di dama, olio su tela, cm 120X97 Stima € 4.000 – 6.000
Giovanni Bernardo Carbone (Genova, 1614 – 1683), Ritratto di dama, olio su tela, cm 120X97
Stima € 4.000 – 6.000
Ritratto di canonico di Gerolamo Forabosco,
Ritratto di canonico di Gerolamo Forabosco,

Nelle quattro tele con l’Allegoria delle Quattro Stagioni di Carlo Antonio Tavella, l’artista stempera il naturalismo d’ispirazione nordica con una delicatezza desunta dall’arte di Paolo Gerolamo Piola. Caratteristica è la sapiente capacità del pittore di descrivere i mutamenti della luminosità atmosferica che si riflettono sul paesaggio, modulando la tavolozza in tonalità pastello, misurando la profondità attraverso raffinate gamme cromatiche che impreziosiscono gli azzurri intensi del cielo solcato da nuvole. Il contrasto luce – ombra, permette all’artista di scandire la visuale prospettica, attraverso un susseguirsi armonioso ed incalzante di quinte. Le tele andranno collocate tra le migliori del corpus del Tavella, dove la qualità è inoltre avvalorata dalla buona conservazione della stesura (stima 3.000 – 5.000 euro).

Carlo Antonio Tavella (Milano, 1668 – Genova, 1738) Allegoria delle quattro stagioni, olio su tela, cm 26X40 (4) Stima € 3.000 – 5.000
Carlo Antonio Tavella (Milano, 1668 – Genova, 1738) Allegoria delle quattro stagioni, olio su tela, cm 26X40 (4)
Stima € 3.000 – 5.000

Per quanto riguarda la pittura dell’Ottocento si tratta di una piccola sezione composta da 50 opere. Nella prima parte sono presenti alcune interessanti incisioni di Alberto Helios Gagliardo, artista ligure molto apprezzato. Le collezioni civiche genovesi conservano diverse sue acqueforti e l’Accademia Ligustica possiede un corpus di oltre trecento matrici donate dallo stesso Gagliardo. Nella collezione Wolfsonian Foundation di Genova sono presenti diverse incisioni tra cui una serie di autoritratti.

Tra i dipinti possiamo menzionare una suggestiva Marina di Giorgio Belloni, pittore lombardo realizzata probabilmente a seguito di uno dei suoi vari soggiorni in Liguria (stimata 800 – 1.200 euro) e una scogliera ligure  ritratta dal piemontese Carlo Pollonera (con una quotazione di 1.000 – 1.500 euro). Entrambi erano innamorati della costa ligure al punto da trascorrere diversi momenti della loro vita nella regione. Una delicata Giovane brianzola rappresenta il soggetto del dipinto di Domenico Induno, autenticata dallo storico Giorgio Nicodemi (con una stima di 4.000 – 6.000 euro). Tra le tante opere brilla per luce e armonia cromatica una piccola chicca di Mosè Bianchi una delicata veduta con Barche con figure a Chioggia proveniente da una collezione privata. Francesco Lojacono è, infine, il pittore della luce per eccellenza, presente con un dipinto titolato l’oliveto, dove la natura rigogliosa e selvaggia della sua terra la fa da padrona.

 

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Giorgio Belloni (Codogno 1861 – Azzano di Mezzagra 1944), Mareggiata, olio su cartone, cm 16 x 25
Stima € 800 – 1.200

 

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Carlo Pollonera (Alessandria d’Egitto 1849 – Torino 1929), Marina con scogliera, olio su tavola, cm 21 x 31
Stima € 1.000 – 1.500

 

Domenico Induno (Milano 1815 – 1878), Giovane brianzola, olio su tela, cm 40 x 34 Stima € 4.000 – 6.000
Domenico Induno (Milano 1815 – 1878), Giovane brianzola, olio su tela, cm 40 x 34
Stima € 4.000 – 6.000
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Mosè Bianchi (Monza 1840 – 1904), Barche con figure a Chioggia, olio su tavola, cm 14 x 20
Stima € 3.500 – 4.000
Francesco Lojacono, L’oliveto, olio su tela, cm 58,5 x 112,5 Stima € 5.000 – 8.000
Francesco Lojacono, L’oliveto, olio su tela, cm 58,5 x 112,5
Stima € 5.000 – 8.000

 

Calendario e cataloghi:

Ceramiche e Vetri
asta: 7 marzo 2017

Arredi, Sculture e Oggetti d’arte
asta: 7-8 marzo 2017

Dipinti Antichi e del XIX secolo
asta:8 marzo 2017

Wannenes
Palazzo del Melograno
Piazza Campetto 2, Genova

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