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Murrina Vasa, uno status symbol della Roma Imperiale. Incontro da Bertolami Fine Arts

MURRINA VASA
Dario Del Bufalo, Vittorio Sgarbi e Raniero Gnoli raccontano uno status symbol della Roma Imperiale: martedì 14 marzo da Bertolami Fine Arts

2.Tazza Farnese – Arte ellenistico-romana. Alessandria d’Egitto, III Sec a.C. - Museo Nazionale Archeologico di Napoli Realizzata per celebrare la Famiglia dei Tolomei, faceva parte del tesoro di Cleopatra all’epoca della conquista d’Egitto da parte di Ottaviano Augusto. Le fonti raccontano che, al momento della spartizione del bottino, Ottaviano prendesse per sé soltanto una tazza murrina. Quell’unico oggetto – di valore però inestimabile – potrebbe essere proprio la cosiddetta Tazza Farnese. Ad ogni modo, fosse o no quella scelta dal nuovo padrone dell’Impero, a Roma la nostra murrina  in qualche modo ci arrivò, rimanendo verosimilmente custodita nel tesoro delle famiglie imperiali sino al IV secolo d.C. e prendendo poi la strada di Bisanzio, quando Costantino la riedificò come Costantinopoli, la nuova capitale. A riportarla in Italia ci avrebbero poi pensato le truppe veneziane che avevano partecipato al saccheggio di Costantinopoli del 1204. Il suo acquisto da parte di Federico II, nel 1239, è documentato con certezza per l’esorbitante cifra di 1230 once d’oro. Posta nuovamente sul mercato dal figlio di Federico, Corrado IV, scomparve per un lungo periodo, ricomparendo all’inizio del ‘400 in Persia. Appartenne in seguito ad Alfonso I re di Napoli e poi a Papa Sisto IV. Da questi fu donata a Lorenzo il Magnifico e, attraverso una serie di passaggi ereditari, arrivò nei forzieri di Ottavio Farnese. Il lungo viaggio attraverso il tempo della straordinaria murrina di Cleopatra si ferma presso la famiglia reale dei Borbone, a Napoli, la città dove è attualmente visibile presso il Museo Nazionale Archeologico. Nei suoi due millenni di storia la Tazza Farnese non è mai stata sepolta in qualche sito archeologico, transitando invece attraverso i più ricchi tesori d’Oriente e d’Occidente, ambita dai potenti della terra come il più desiderabile degli oggetti da collezione. La venerazione tributata alla sua bellezza è stata lo scudo che ha consentito a un manufatto fragilissimo di arrivare, del tutto indenne dalle aggressioni di guerre e saccheggi, nel ricovero di un moderno museo, il luogo dove, per ironia della sorte, la Tazza Farnese ha subito l’unica violenza della sua lunghissima esistenza. L’episodio è paradossale: nel 1925, la teca in cui era custodita fu infranta da un’ombrellata inferta da un custode su di giri. Lo sconsiderato gesto mandò in frantumi il cammeo più prezioso della storia, recuperato al nostro godimento da una delicata campagna di restauro.
Tazza Farnese

 

Di che materiale erano fatti i famosi, costosissimi e ambiti Murrina Vasa, il top del lusso nella Roma imperiale? Sull’argomento si sono succedute nei secoli le interpretazioni più varie. Nel suo ultimo libro, Murrina Vasa. A luxury of Imperial Rome, Dario Del Bufalo fa il punto della questione giungendo a una conclusione chiara e inequivocabile.
Il libro, edito dall’Erma di Bretschneider, sarà presentato martedì 14 marzo alle 18,30 a Palazzo Caetani Lovatelli. A raccontarci il mistero dei vasi murrini, il lusso esasperato e la raffinata civiltà del mondo che li produsse, interverranno, insieme all’autore, Vittorio Sgarbi e Raniero Gnoli, uno dei massimi esperti di marmi e pietre da decorazione del mondo antico.

3.Coppa – Arte romana. I Sec. a.C – I Sec. d.C. – Vienna, Kunsthistoriches Museum
3. Coppa – Arte romana. I Sec. a.C – I Sec. d.C. – Vienna, Kunsthistoriches Museum

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Tra i materiali utilizzati dall’arte antica, La Murrha fu probabilmente quello più prezioso e discusso.

Gli oggetti di Murrha, i famosi Murrina Vasa, sono ancora oggi circondati da un alone di leggenda. Stando alle fonti, per entrarne in possesso i magnati della Roma imperiale arrivavano a sborsare cifre folli. Quanto poteva valere il mestolo da vino murrino appartenuto a Petronio? Non meno di 300.000 sesterzi. La storia del celebrato manufatto è nota: l’arbiter elegantiarum lo distrusse in punto di morte per sottrarlo agli appetiti di Nerone, che si consolò acquistando, alla modica cifra di un milione di sesterzi, una coppa di analoga materia. Plinio, per quantificare la gigantesca ricchezza accumulata da un console condannato per malversazione, scrive che la sua collezione di murrine, confiscata ed esposta nel teatro privato di Nerone, lo occupava per intero. Una intensa testimonianza arriva anche dagli scavi di Ercolano: gli scheletri di un uomo e una donna colti dalla morte mentre tentano di sfuggire all’eruzione del Vesuvio portando con sé gli averi più preziosi: lei i gioielli, lui una coppa murrina.

 

4.Vaso con manici e coperchio  – Arte ellenistico-romana II Sec a.C.-I Sec d.C. – Firenze, Museo degli Argenti Il coperchio non è pertinente al vaso originario. La sigla LAV. R. MED. È stata incisa quando il vaso entrò a far parte della collezione di Lorenzo de’ Medici. Nel 1532 fu donato da Papa Clemente VII alla Basilica di San Lorenzo che lo utilizzò come reliquiario sino al 1785, quando entrò nella collezione della Galleria degli Uffizi. Dagli anni ’20 è al Museo degli Argenti
Vaso con manici e coperchio – Arte ellenistico-romana II Sec a.C.-I Sec d.C. – Firenze, Museo degli Argenti
Il coperchio non è pertinente al vaso originario. La sigla LAV. R. MED. È stata incisa quando il vaso entrò a far parte della collezione di Lorenzo de’ Medici. Nel 1532 fu donato da Papa Clemente VII alla Basilica di San Lorenzo che lo utilizzò come reliquiario sino al 1785, quando entrò nella collezione della Galleria degli Uffizi. Dagli anni ’20 è al Museo degli Argenti
5.Brocca - Arte romana. I Sec. a.C – I Sec d.C. – Parigi, Museo del Louvre
Brocca – Arte romana. I Sec. a.C – I Sec d.C. – Parigi, Museo del Louvre
Coppa adattata a calice - Arte romana. I Sec. a.C – I Sec d.C.  – Lettere sotto la base incise in epoca bizantina. Lo stelo del calice, di fattura nord europea, è stato realizzato nel XV secolo.
Coppa adattata a calice – Arte romana. I Sec. a.C – I Sec d.C. – Lettere sotto la base incise in epoca bizantina. Lo stelo del calice, di fattura nord europea, è stato realizzato nel XV secolo.

L’argomento dei Murrina Vasa è stato oggetto di diffusa trattazione da parte degli scrittori latini. Ne hanno parlato Properzio, Marziale, Svetonio, Giovenale, Stazio, Giulio Capitolino e troviamo una gustosa citazione persino nella Historia Augusta, dove si annovera, tra le eccentriche abitudini di Eliogabalo, anche quella di usare pitali in oro, murrine e onice. A scriverne con eloquente precisione è stato soprattutto Plinio, nel XXXVII libro della Naturalis Historia. Le descrizioni dettagliate, le cronache e i copiosi aneddoti non sono però riusciti a chiarire ai posteri un punto fondamentale: cos’era la Murrha?

Nel tentativo di rispondere a questa domanda, gli studiosi si sono accapigliati per secoli, sfornando le ipotesi più varie e bizzarre. Qualcuno ha pensato che la preziosa materia si identificasse col marmo, altri con l’alabastro. Si è parlato di fluorite, vetro, porcellana, conchiglia, ambra, mirra, diaspro e chi più ne ha più ne metta, ma nessuna ipotesi è mai risultata del tutto convincente e attendibile.

Coppa – Arte bizantina. 900-1100 – New York, The Metropolitan Museum of Art. Nella collezione di Luigi XIV dal 1684 al 1701, fu rubato dal Louvre nel 1830. Passato successivamente in varie collezioni private, fu infine donato al Met di NY
Coppa – Arte bizantina. 900-1100 – New York, The Metropolitan Museum of Art.
Nella collezione di Luigi XIV dal 1684 al 1701, fu rubato dal Louvre nel 1830. Passato successivamente in varie collezioni private, fu infine donato al Met di NY
Anfora – Arte ellenistico-romana. I Sec d.C. – San Pietroburgo, Museo Hermitage Nella collezione del Cardinal Mazzarino fra 1653 e 1661, poi in quella di Luigi XIV. La piccola anfora – è alta 8 cm - è infine passata in collezioni private russe.
Anfora – Arte ellenistico-romana. I Sec d.C. – San Pietroburgo, Museo Hermitage
Nella collezione del Cardinal Mazzarino fra 1653 e 1661, poi in quella di Luigi XIV. La piccola anfora – è alta 8 cm – è infine passata in collezioni private russe.
Calice dell’Abate sugerio di Saint-Denis - Arte romana. I Sec. a.C – I Sec d.C    Nel tesoro dell’Abazia di Saint-Denis dal 1137 al 1791
Calice dell’Abate sugerio di Saint-Denis – Arte romana. I Sec. a.C – I Sec d.C
Nel tesoro dell’Abazia di Saint-Denis dal 1137 al 1791

La soluzione del mistero arriva in un volume di Dario Del Bufalo, frutto di una lunga ricerca condotta attraverso la completa disamina delle fonti e la ricognizione degli oggetti antichi realizzati in materiali preziosi conservati nei musei e nelle raccolte di tutto il mondo. Nell’opera, edita dall’Erma di Bretschneider, sono per la prima volta repertoriati più di 300 esemplari di vasi murrini conservati nelle collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, tra essi un capolavoro delle arti applicate di tutti i tempi: la Tazza Farnese, oggi conservata a Napoli presso il Museo Archeologico Nazionale. Del Bufalo ne ricostruisce la storia, semplicemente strabiliante.

2.Tazza Farnese – Arte ellenistico-romana. Alessandria d’Egitto, III Sec a.C. - Museo Nazionale Archeologico di Napoli Realizzata per celebrare la Famiglia dei Tolomei, faceva parte del tesoro di Cleopatra all’epoca della conquista d’Egitto da parte di Ottaviano Augusto. Le fonti raccontano che, al momento della spartizione del bottino, Ottaviano prendesse per sé soltanto una tazza murrina. Quell’unico oggetto – di valore però inestimabile – potrebbe essere proprio la cosiddetta Tazza Farnese. Ad ogni modo, fosse o no quella scelta dal nuovo padrone dell’Impero, a Roma la nostra murrina  in qualche modo ci arrivò, rimanendo verosimilmente custodita nel tesoro delle famiglie imperiali sino al IV secolo d.C. e prendendo poi la strada di Bisanzio, quando Costantino la riedificò come Costantinopoli, la nuova capitale. A riportarla in Italia ci avrebbero poi pensato le truppe veneziane che avevano partecipato al saccheggio di Costantinopoli del 1204. Il suo acquisto da parte di Federico II, nel 1239, è documentato con certezza per l’esorbitante cifra di 1230 once d’oro. Posta nuovamente sul mercato dal figlio di Federico, Corrado IV, scomparve per un lungo periodo, ricomparendo all’inizio del ‘400 in Persia. Appartenne in seguito ad Alfonso I re di Napoli e poi a Papa Sisto IV. Da questi fu donata a Lorenzo il Magnifico e, attraverso una serie di passaggi ereditari, arrivò nei forzieri di Ottavio Farnese. Il lungo viaggio attraverso il tempo della straordinaria murrina di Cleopatra si ferma presso la famiglia reale dei Borbone, a Napoli, la città dove è attualmente visibile presso il Museo Nazionale Archeologico. Nei suoi due millenni di storia la Tazza Farnese non è mai stata sepolta in qualche sito archeologico, transitando invece attraverso i più ricchi tesori d’Oriente e d’Occidente, ambita dai potenti della terra come il più desiderabile degli oggetti da collezione. La venerazione tributata alla sua bellezza è stata lo scudo che ha consentito a un manufatto fragilissimo di arrivare, del tutto indenne dalle aggressioni di guerre e saccheggi, nel ricovero di un moderno museo, il luogo dove, per ironia della sorte, la Tazza Farnese ha subito l’unica violenza della sua lunghissima esistenza. L’episodio è paradossale: nel 1925, la teca in cui era custodita fu infranta da un’ombrellata inferta da un custode su di giri. Lo sconsiderato gesto mandò in frantumi il cammeo più prezioso della storia, recuperato al nostro godimento da una delicata campagna di restauro.
2. Tazza Farnese – Arte ellenistico-romana. Alessandria d’Egitto, III Sec a.C. – Museo Nazionale Archeologico di Napoli
Realizzata per celebrare la Famiglia dei Tolomei, faceva parte del tesoro di Cleopatra all’epoca della conquista d’Egitto da parte di Ottaviano Augusto. Le fonti raccontano che, al momento della spartizione del bottino, Ottaviano prendesse per sé soltanto una tazza murrina. Quell’unico oggetto – di valore però inestimabile – potrebbe essere proprio la cosiddetta Tazza Farnese. Ad ogni modo, fosse o no quella scelta dal nuovo padrone dell’Impero, a Roma la nostra murrina in qualche modo ci arrivò, rimanendo verosimilmente custodita nel tesoro delle famiglie imperiali sino al IV secolo d.C. e prendendo poi la strada di Bisanzio, quando Costantino la riedificò come Costantinopoli, la nuova capitale. A riportarla in Italia ci avrebbero poi pensato le truppe veneziane che avevano partecipato al saccheggio di Costantinopoli del 1204. Il suo acquisto da parte di Federico II, nel 1239, è documentato con certezza per l’esorbitante cifra di 1230 once d’oro. Posta nuovamente sul mercato dal figlio di Federico, Corrado IV, scomparve per un lungo periodo, ricomparendo all’inizio del ‘400 in Persia. Appartenne in seguito ad Alfonso I re di Napoli e poi a Papa Sisto IV. Da questi fu donata a Lorenzo il Magnifico e, attraverso una serie di passaggi ereditari, arrivò nei forzieri di Ottavio Farnese. Il lungo viaggio attraverso il tempo della straordinaria murrina di Cleopatra si ferma presso la famiglia reale dei Borbone, a Napoli, la città dove è attualmente visibile presso il Museo Nazionale Archeologico. Nei suoi due millenni di storia la Tazza Farnese non è mai stata sepolta in qualche sito archeologico, transitando invece attraverso i più ricchi tesori d’Oriente e d’Occidente, ambita dai potenti della terra come il più desiderabile degli oggetti da collezione. La venerazione tributata alla sua bellezza è stata lo scudo che ha consentito a un manufatto fragilissimo di arrivare, del tutto indenne dalle aggressioni di guerre e saccheggi, nel ricovero di un moderno museo, il luogo dove, per ironia della sorte, la Tazza Farnese ha subito l’unica violenza della sua lunghissima esistenza. L’episodio è paradossale: nel 1925, la teca in cui era custodita fu infranta da un’ombrellata inferta da un custode su di giri. Lo sconsiderato gesto mandò in frantumi il cammeo più prezioso della storia, recuperato al nostro godimento da una delicata campagna di restauro.
Dario Del Bufalo con la Tazza Farnese
Dario Del Bufalo con la Tazza Farnese

Per saperne di più non ci sono che due possibilità: leggere il libro di Del Bufalo o assicurarsi un posto alla dissertazione che sull’argomento sarà proposta domani dallo stesso Del Bufalo – supportato da Raniero Gnoli e Vittorio Sgarbi – a Palazzo Caetani Lovatelli, la sede romana di Bertolami Fine Arts.

1.Copertina del libro Murrina Vasa di Dario Del Bufalo Edito da L’Erma di Bretschneider
Copertina del libro Murrina Vasa di Dario Del Bufalo Edito da L’Erma di Bretschneider
10.Dario Del Bufalo con Raniero Gnoli
Dario Del Bufalo con Raniero Gnoli

Presentazione del volume edito da
L’Erma di Bretschneider

MURRINA VASA
a Luxury of Imperial Rome
di Dario Del Bufalo

martedì 14 marzo 2017 ore 18,30
Bertolami Fine Arts
Palazzo Caetani Lovatelli
piazza Lovatelli 1 ROMA

INTERVENGONO:
Raniero Gnoli, Vittorio Sgarbi, Roberto Marcucci e Dario Del Bufalo

INFO:
+39 06 3218464 – +39 06 32609795
www.bertolamifinearts.com

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