Umberto Boccioni, pochi mesi prima dell’incidente a cavallo che gli costerà la vita, conosce Vittoria Colonna. Lui è uno degli esponenti di spicco del Futurismo, ha 33 anni, lei è una giovane nobildonna di 35 anni, sposata e annoiata.
L’attrazione è inevitabile fin dal loro primo incontro ma è il giorno successivo alla cena con gli amici che inizierà la loro storia segreta. Il pittore non resiste, prende una barca e senza farne parola a nessuno la raggiunge alla sua villa sull’Isolino, sul lago Maggiore.
Della loro passione ci rimane un fitto epistolario scoperto molti anni dopo la morte di entrambi. Così scriveva il 7 Agosto 1916 alla sua amata da Verona il soldato “futurista” della 29° Artiglieria di campagna:
“Quello che c’è tra noi è una profonda realtà, è nato come realtà.
Per quanto poco prima ci siamo conosciuti poi simpatizzato, poi… poi c’è il nostro segreto quel meraviglioso crescendo che ci ha condotto di castità in castità alla nostra casta voluttà!
Oh! Le nostre notti!
Il tuo pallore, il tuo smarrimento, il mio terrore, la nostra infinita comunione di corpo e di spirito. Divina Mia, lo sento che mi vuoi bene, un po’ di bene, un po’ più di quando me lo misuravi con il ditino…
Rammenti? Come sono tuo! Come ti sono fratello e amico, come ti ammiro, sempre, ad ogni respiro, sempre! Sempre!”.