The Post, un film di Steven Spielberg con Meryl Streep e Tom Hanks. Al cinema del 1 febbraio.
Un film di Steven Spielberg con Meryl Streep e Tom Hanks. Basterebbe questo. Insomma, che altro dire? Il film si è accaparrato due nomination ai premi Oscar, una come Miglior film e una, a Meryl Streep, per la miglior attrice protagonista.
1971: Meryl Streep interpreta Katharine Graham, prima donna alla guida del Washington Post, che per lei rappresentava l’azienda di famiglia. Tom Hanks invece veste i panni del direttore del giornale, Ben Bradlee. I due sono molto diversi, per carattere, ruolo e posizione, ma nutrono una sincera stima reciproca e questo li porterà a essere alleati in un’indagine che ha fatto la storia del giornalismo.
>> Una fuga di notizie fa trapelare una nuova visione di ciò che è stata per gli Stati Uniti la Guerra del Vietnam. Uno studio storico secretato mette in luce ombre e bugie che hanno coinvolto ben quattro Presidenti: una relazione top secret di 7.000 pagine stilata nel 1967 per l’allora Segretario della difesa Robert McNamara dal titolo piuttosto banale, Storia delle decisioni U.S in Vietnam, 1945-66. Meno banale il contenuto.
Passato alla storia con il nome di Pentagon Papers, questo studio storico metteva in luce le bugie raccontate sulla sanguinosa guerra in Vietman che aveva coinvolto ben quattro amministrazioni: Truman, Eisenhower, Kennedy e Jhonson. I documenti rivelano come ognuno dei quattro Presidenti avesse ingannato l’opinione pubblica: assassini, violazioni della Convenzione di Ginevra, elezioni truccate.
Mantenere un segreto di Stato o battersi per garantire la libertà di informazione? Il cuore della vicenda è un conflitto morale, etico.
Anche se lo scoop era del New York Times, il Washington Post iniziò a interessarsi alla storia che aveva portato a minacce legali e mobilitato tutto il potere della Casa Bianca contro il New York Times. In pochi giorni l’editrice del Washington Post mette in gioco la propria eredità per prendere parte a una battaglia che ha cambiato le sorti del mondo della stampa e dell’informazione.
Dopo lo scoop del New York Times, che il 13 giugno uscì in prima pagina con l’articolo dal titolo “Archivio Vietnam: gli studi del Pentagono rivelano tre decenni di crescente coinvolgimento americano”, l’amministrazione Nixon chiese alla Corte Federale di bloccare la pubblicazione dei documenti per motivi di sicurezza nazionale. La richiesta fu accolta e il Times si ritrovò con le mani legate. La patata bollente passa allora al Post che, fino a quel momento era considerato più che altro un giornale locale, una pubblicazione minore rispetto al Times.
Ben Bradlee, il direttore, preme per pubblicare tutti i documenti (nel frattempo entrati in suo possesso), Katharine Graham è indecisa, quella che spetta a lei è una decisione enorme, complessa.
Spielberg lavora con i collaboratori di sempre, dal direttore della fotografia Janusz Kaminski al compositore John Williams; raduna sul set un cast di tale livello che pare gli attori si dirigano da soli, con una naturalezza innata.
Steven Spielberg dirige The Post con estrema sobrietà (forse troppa), allestendo una regia quasi essenziale, lascia parlare la sceneggiatura (firmata da Liz Hannah e Josh Singer) e le performance degli attori. Quanto realmente accaduto ha in sé una forza, morale e simbolica, talmente grande da non aver bisogno di molto altro. È un film che continua l’indagine americana di Spielberg e che va quindi a riallacciarsi con pellicole come Lincoln e Il Ponte delle spie.
Nixon, poi, è sempre inquadrato di spalle, da lontano, come il cattivo misterioso di un vecchio cartoon di supereroi -inquietante, viscido e senza faccia- ma è ovvio per tutti che è Trump.