800 metri quadrati totali, comprendenti uno spazio polifunzionale, una grande taverna, diversi uffici e tre giardini all’aperto. Tutti abbandonati e lasciati al degrado. È questo lo scenario che si è parato davanti a circa 60 ragazzi provenienti da alcune associazioni culturali milanesi quando, lo scorso dicembre, hanno iniziato la loro attività di recupero dell’edificio 9 di Fabbrica del Vapore a Milano. Uno spazio chiacchierato che, nel 2016, era stato al centro del bando “Spazi al talento” promosso dal Comune di Milano ma che non ha mai trovato un’effettiva assegnazione.
Almeno fino a quando le varie associazioni raccolte in Acropolis – Tempio del futuro perduto hanno deciso di agire autonomamente, prendendo così a cura l’edificio e rendendolo un “bene pubblico in fase di ristrutturazione, soggetto ad autogestione sperimentale temporanea” proprio come c’è scritto sul cartello che accoglie i visitatori fuori dal cancello d’ingresso.
Insomma, un’idea ben precisa quella di Acropolis – Tempio del futuro perduto che, lungi dall’usare metodi in qualsiasi modo violenti, va in due direzioni: da una parte, infatti, il gruppo “si propone – come riporta il comunicato stampa – per la rigenerazione dell’area […] riqualificandola e ristrutturandola a proprie spese quindi senza oneri per il Comune di Milano, per poi riconsegnarla per la futura messa a bando pubblico”. Dall’altra dimostra la più totale disponibilità degli occupanti a dialogare con le istituzioni cittadine. Le stesse che, tuttavia, solo pochi giorni fa hanno diramato un comunicato stampa in cui si sosteneva che “In seguito all’occupazione abusiva da parte di alcuni giovani di uno degli edifici di Fabbrica del Vapore, l’Amministrazione precisa di aver già proceduto a formalizzare apposita denuncia”.
Peccato, perché a nostro parere le attività che vi si svolgeranno saranno tante e ben strutturate, create da realtà giovanili attente al mondo della cultura e pensate per un pubblico altrettanto giovane e alla ricerca di qualche stimolo in più in una città così grande (e a tratti dispersiva) com’è Milano.
Qualche esempio? Sono già attivi i lavori che hanno portato alla definizione di quattro tavoli di lavoro legati ai temi della musica, delle arti visive, delle arti performative e dell’eco sostenibilità. A essi si aggiungono poi un gruppo di direzione artistica per esposizioni, mostre e fotografia, uno di ufficio stampa che segue la parte di comunicazione tanto dell’intera realtà quanto dei singoli progetti incubati e un laboratorio di arti digitali e postproduzione.
“Gli spazi – ci raccontano poi gli organizzatori – sono stati pensati per avere un’esatta funzionalità: la zona sottoterra, di 300 metri quadrati circa, fungerà da spazio espositivo, cui si aggiungerà una stanza per il temporary shop e una per la presentazione al pubblico di prodotti, mentre gli uffici avranno una funzione logistica e progettuale importante”. Non mancano le regole che, come in ogni posto, prevedono rispetto reciproco e occhi aperti per presidiare ogni evento. E, a proposito di luoghi, l’idea di Acropolis – Tempio del futuro perduto è quella di intitolare ogni spazio elencato a quella generazione di giovani che sono morti portando con sé un’idea, un progetto, un sogno: Federico Aldovrandi, Giulio Regeni e Carlo Giuliani sono solo alcuni di loro.