Ambientato nel manicomio di Aversa “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Alessandro Gassmann in scena a Genova fino al 13 maggio
Chi, prenotando un biglietto per lo spettacolo firmato Alessandro Gassmann, pensa di andare a vedere qualcosa di simile al famosissimo e pluripremiato film di Miloš Forman del 1975 con protagonista un indimenticabile Jack Nicholson, si sbaglia. Infatti Qualcuno volò sul nido del cuculo, tratto dal romanzo di Ken Kesey del 1962, da cui prende appunto spunto il film, e qui riscritto da Maurizio de Giovanni, è cosa ben diversa.
Del resto non è mai bene paragonare questo a quello, il che genera sempre confusione e probabile sconcerto, proprio com’è capitato ai tanti spettatori ieri sera (martedì 8 maggio) al Teatro alla Corte dove lo spettacolo ha debuttato a Genova (resterà fino a domenica 13) che sono usciti dalla sala con meno certezze di quando erano entrati.
Diversi dal film i temi, le tensioni, le tesi e le conclusioni, ma soprattutto, l’epoca ed il contesto, in quanto la piece è ambientata nel 1982 nel manicomio di Aversa. Nel lavoro in tandem di De Giovanni e Gassmann, c’è il tentare di recuperare una “grande storia”, fatta di principi, di passioni, di verità e d libertà, trapiantandola nel nostro feriale quotidiano.
Possiamo dire un esperimento di recupero di universalità che va molto al di là della storia del giovane delinquente capitato per caso in una struttura sottoposta a rigidissimo controllo con un’infermiera- suora laica dai tratti di un Kapò tedesco. Con questo nuovo lavoro Gassmann, sembra sentire la forte esigenza di denunciare il disagio sociale, in un momento in cui (e la coincidenza non è casuale), i grandi Opg stanno definitivamente chiudendo. Nella drammatizzazione di De Giovanni il tema della libertà è centrale ma, c’è una differenza fondamentale : i pazienti, a parte il protagonista, non sono lì per costrizione, ma per loro libera scelta. E questo fa luce sul fatto che chi sente l’esigenza di rinchiudersi da sé in manicomio, è perché la paura del “fuori”in lui è davvero grande al punto di preferire rimanere chiuso in un luogo con regole rigide e non sempre condivise, ma che lo fa sentire protetto. Questa differenza è definibile come un vero e proprio capovolgimento copernicano, perché qui la lotta non è più rivolta alla caposala, ma alle paure interiori, all’angoscia dell’esistere, al terrore di imbattersi in quello che sta fuori.
La regia di Alessandro Gassmann non ha fronzoli, gli ambienti scenografici pur essendo grigi non soffrono di claustrofobia grazie a due enormi vetrate laterali. Tutto sembra descrivere la vita rassegnata e priva di emozioni degli ospiti dell’ospedale che trovano vita solo all’arrivo del protagonista, interpretato da Daniele Russo, che ci restituisce il perfetto ritratto d’un arrogante prepotente imbroglioncello di strada.
Inquietanti, in alto, le celle lassù, quelle degli invisibili “cronici”, sempre chiuse agli altri e al mondo. Gli effetti luce e le videografie di Marco Schiavoni, proiettate sul tulle posto al boccascena, che per lo più evocano i pensieri nascosti del gigante Ramon, sono le parti migliori dello spettacolo, com’è il caso del goal di Tardelli dell’immaginata telecronaca d’una proibita partita di calcio televisiva. Per il resto lo spettacolo, per altro troppo lungo, va avanti emozionando poco con scene di gruppo stanche e ripetitive che andrebbero tranquillamente tagliate. E forse è proprio quel tulle che separa il pubblico dagli attori a costuire un diaframma forte, sottolineando involontariamente la quarta parete, che in tal modo, lascia dall’altra parte, come sospesa, l’intenzione dell’autore e del regista.
Qualcuno volò sul nido del cuculo
Dale Wasserman da Ken Kesey
ALLA CORTE
Dall’8 al 13 maggio 2018
Viale Duca d’Aosta, Genova
Tel. +39 010 5342.300
biglietteria@teatrostabilegenova.it
www.teatrostabilegenova.it