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La materia attraverso l’arte. Da Burri a Tapies, Black Hole alla GAMeC di Bergamo

Ryan Sullivan Ryan Sullivan
Alberto Burri | Rosso Plastica,1963
Alberto Burri | Rosso Plastica, 1963

Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile è la mostra che racconta la materia al di là della comune percezione quotidiana. Con la curatela di Lorenzo Giusti, alla GAMeC di Bergamo dal 4 ottobre al 6 gennaio.

Al netto dell’apparente generosità e chiarezza con cui la materia si offre a noi, siamo costretti a constatare di relazionarci con essa solo in maniera superficiale e approssimativa. Dovremmo per esempio accorgerci di come ogni giorno entriamo in contatto più con il materiale, che con la materia; più con l’ultimo strato di un lungo processo, che con l’idea profonda che l’ha originato.

Prima di un ciclo di tre mostre sull’argomento, Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile disintegra simbolicamente il materiale per impadronirsi del concetto di materia, o quantomeno per provare ad indagarlo. La materia è elemento originario, sostanza primordiale costituente il tutto. Scoperte scientifiche e tecnologiche dialogheranno con le maggiori teorie estetiche attraverso le opere di artisti che in maniera differente hanno interpretato la materialità dell’Informe e la materialità dell’Invisibile.

L’esposizione si dividerà in tre sezioni:

INFORME

La percezione del mondo è andata modificandosi nel 900 grazie alla diffusione di teorie come il principio di indeterminazione di Heisenberg e la metodologia quantistica. Gli artisti esposti in questa sezione hanno fatto proprie queste istanze, traslandole nelle loro opere. Lontani dall’intento di dare raffigurazione al mondo, si sono mossi con forza verso un utilizzo retorico dei materiali artistici, nell’intento di esaltare il loro valore intrinseco, la loro capacità di essere “elementi in sé”.

Ne sono esempi i colori stratificati di Jean Fautrier, le diverse lacerazioni di Lucio Fontana e Antoni Tàpies, le Combustioni e dei Cretti di Burri, le sperimentazioni di Manzoni e Urs Fischer, le statue “colanti” di Cameron Jamie e le eteree astrazioni screpolate di Ryan Sullivan.

Ryan Sullivan
Ryan Sullivan

UOMO – MATERIA

Le sintesi plastiche di Auguste Rodin e Medardo Rosso, con le loro immagini di volti e corpi affioranti da blocchi indistinti. Alberto Giacometti, con le sue figure “intrappolate”, “sempre a mezza via fra l’essere e il non essere”, per citare Jean-Paul Sartre. Lo scultore svizzero Hans Josephsohn, con le sue caratteristiche teste monolitiche, imprigionate dentro blocchi di materia compatta. Questi alcuni degli artisti inclusi nella sezione UOMO-MATERIA della mostra, senza dimenticare Enrico Baj, Jean Dubuffet, Karel Appel e Asger Jorn.

Questi autori di generazioni diverse condividono una ricerca per la figura umana contraddistinta da una forte componente materica, dove l’elemento antropomorfo si spezza e si ricompone seguendo il misterioso mutare della materia. Il corpo umano è dunque in primis un “corpo materico” e in cui la figura, accennata o scomposta, si fa veicolo di una visione integrata del mondo.

Alberto Giacometti
Alberto Giacometti

INVISIBILE

Dal dopoguerra alla contemporaneità, gli artisti creano nuove immagini di ciò che le teorie scientifiche suggeriscono, ma che parole e illustrazioni non riescono descrivere. La nozione classica di “materia”, valida dal familiare livello degli oggetti visibili fino al livello molecolare e atomico, sfuma ai livelli subatomici, abbracciando il concetto di energia.

È questo il concetto che guida la terza sezione della mostra, INVISIBILE. Gli aspetti più nascosti della materia emergono attraverso i lavori di Jean Debuffet, le esplosioni di materia-luce di Tancredi Parmeggiani, le indagini sull’intangibile e il non-ottico di Jol Thompson, le performance di Hicham Berrada e di tanti altri artisti.

Jean Debuffet | Texturologie XXXVII
Jean Debuffet | Texturologie XXXVII

Ulteriori informazioni sul sito ufficiale del museo.

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