Social work, Frieze London 2018. Provocatorie e stimolanti. Otto artiste che hanno sfidato lo status quo e cambiato il mercato dell’arte tra gli anni ’80 e ’90. Otto protagoniste di Social Work, sezione speciale della fiera londinese, per otto mostre personali di artiste donne che hanno fatto dell’attivismo politico la loro poetica. Seguendo il successo della sezione Sex work dell’edizione 2017 di Frieze London la fiera intende dare spazio alle artiste donne in un mercato (ancora) dominato dagli uomini.
Sono diversi i mezzi utilizzati dalle artiste per andare contro lo status quo dell’arte commerciale che celebrava il Neo-Espressionismo durante la mostra New Spirit in Painting alla Royal Academy (Londra, 1981) dove non è stata inclusa nemmeno un’artista donna. Dipinti, sculture, video, fotografie, installazioni e performance. Diversi media per un unico obiettivo: spingersi oltre i confini del convenzionale e stimolare il cambiamento. Non si tratta solo di questioni di genere ma tematiche più ampie come immigrazione, razzismo e identità.
»Ecco una presentazione degli otto stand della sezione Social Work
1) Nancy Spero, Gallery Lelong & Co
Certamente il parto è la nostra mortalità / per noi che siamo donne/ per questo è la nostra battaglia. Si legge nell’opera di Nancy Spero ( Cleveland 1926- New York 2009) portata da Galery Lelong & Co (Parigi) e mostrata in fiera per la prima volta. Il suo lavoro consiste in immagini di donne che derivano da antiche fonti greche, azteche e preistoriche per testimoniare e supportare la sua lotta per la giustizia nei paesi in guerra del Sud Africa e di El Salvador.
2) Helen Chadwick, Richard Saltoun
La galleria londinese Richard Saltoun presenta due delle opere chiave del lavoro di Helen Chadwick (London 1953- London 1996). In the Kitchen (1977), è una serie di fotografie che mostrano l’artista londinese con addosso gli elettrodomestici come abiti, una divertente parodia sulla schiavitù dei lavori domestici. Il corpo della donna trasformato in frigorifero, forno, lavastoviglie. Loop my Loop (1991) , uno still life, è invece un’opera che mira a spiazzare lo spettatore attraverso l’immagine di una treccia composta da capelli e parti di intestino.
3) Mary Kelly, Pippy Houldsworth Gallery
L’opera Corpus (1984-85) di Mary Kelly ( Iowa 1941), presentata da Pippy Houldsworth Gallery (London) si occupa della rappresentazione della donna di mezza età, aldilà dell’essere madre. Per tre anni l’artista ha documentato conversazioni con donne della sua generazione che ha riportato sui pannelli con un testo in prima persona. Accanto si trovano immagini che provengono dall’immaginario delle pubblicità di moda e dalle fotografie scattate alle pazienti affette da isterismo dal neuropatologo J.M. Charcot. L’assenza del corpo, infatti, consente allo spettatore di spostare la sua attenzione dalla vista all’ascolto. All’ascolto di donne che cercano la loro femminilità oltre l’essere madre. Oltre le convenzioni.
4) Sonia Boyce, Apalazzogallery
L’unica galleria italiana presente nella sezione Social work, Apalazzogallery (Brescia), ha portato in fiera l’artista inglese Sonia Boyce (London 1962) che ha rappresentato sin dai primi anni ’80 la scena della Black-british art. L’opera The Audition (1997) composta da una serie di fotografie in bianco e nero è stata creata dopo aver chiesto al pubblico del centro per l’arte di Manchester di essere fotografati con e senza una parrucca afro. L’atto di indossare la parrucca ha innescato una discussione riguardo il concetto di identità.
5) Faith Ringgold, ACA Galleries Weiss Berlin
ACA Galleries (New York) ha presentato in mostra le opere di Faith Ringgold ( New York 1930) che si concentrano sulla vita personale dell’artista avendo un riflesso più ampio sulla condizione della vita afroamericana. L’opera presente a Frieze è esemplare del suo stile unico, the story quilt (la trama della storia), trapunte decorate che tramandano un’antica tradizione portata avanti da donne e uomini di colore.
6) Tina Keane, England & Co
I lavori di Tina Keane ( London 1940) presentati in fiera dalla galleria londinese England & Co si occupano principalmente di tematiche politiche e femministe. Falde Wallpaper (1988) è un film proiettato su una colonna di televisioni e riguarda la ricerca di identità, della follia e della percezione visiva di una donna. In Our Hands, Greenham (1982-84) è un altro video che racconta della battaglia di alcune donne contro le armi nucleari ed infine è presente l’installazione di neon SHE (1978).
7) Berni Searle, Stevenson
Still (2001), l’opera di Berni Searle (Cape Town 1964) che ti avvolge nello stand di Stevenson (Cape Town), consiste in una sequenza di fotografie semitrasparenti sospese in un quadrato che rappresentano l’artista coperta di farina nell’atto di impastare. Una luce centrale illumina un velo di farina al centro che mostra tracce del passaggio di un corpo. La farina bianca evidenzia il contrasto con il colore della pelle e si lega ad aspetti della storia del Sud Africa.
8) Ipek Duben, Pi Artworks
Pi Artworks (Londra) ha presentato in fiera l’opera di Ipek Duben ( Istanbul 1941), che, nella sua produzione, si è concentrata maggiormente su temi come l’identità, il ricordo, l’alienazione, la questione di genere e l’immigrazione. Sherife è una serie di imagini iconiche “senza testa” che rappresentano una donna migrante dell’Anatolia che l’artista ha incontrato durante il suo viaggio di ritorno a metà del 1970.