1968. Un Anno sbarca allo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma- a partire da questo sabato, 20 ottobre. Un grande racconto che si concentra, attraverso un taglio rigorosamente sincronico, su un anno chiave della storia del Novecento, restituito attraverso un’indagine all’interno dell’archivio dello CSAC, il cui primo nucleo nasce proprio nel 1968 e che oggi, a cinquant’anni di distanza, vanta una raccolta di oltre 12 milioni di materiali originali nell’ambito della comunicazione visiva e della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo.
Attraverso idee, utopie, opere, progetti e oggetti datati o correlati all’anno 1968, questa mostra fa emergere le trasformazioni nel sistema della comunicazione, i mutamenti socio-antropologici (i nuovi miti e i nuovi riti) e una nuova riflessione sul corpo e sull’ambiente, tutti temi che esplosero in quell’anno. Ambiti e linguaggi differenti sono così affiancati per affrontare le contaminazioni e la coesistenza di differenti culture.
Con la mostra 1968. Un Anno non si vuole suggerire uno sguardo univoco ma una serie di contraddizioni, confronti e nuove prospettive. Si intende proporre una riflessione sul tempo e sul concetto di sincronia che un grande archivio costituito da tracce di processi di ideazione, progettazione e realizzazione, è in grado di mettere in discussione. L’ossatura della mostra all’interno del suggestivo spazio della Chiesa abbaziale di Valserena è costituita da una lunga timeline, composta da oggetti, immagini e cronache, affiancata da una sequenza di approfondimenti dedicati alla trasformazione del sistema delle immagini e delle differenti scale del progetto degli spazi e del territorio.
Da Emilio Vedova sino William Xerra, si individuano alcuni dei protagonisti di quella ricerca artistica che nel 1968 costituisce un punto di riferimento fondamentale per altri progetti legati all’immagine, tra i quali si trovano i reportage e le sperimentazioni fotografiche di Uliano Lucas, Nino Migliori, Mario Cresci, Carla Cerati e Ugo Mulas, a confronto con la cronaca registrata dalla agenzia Publifoto Roma; oppure le differenti strade del progetto grafico, pubblicitario e editoriale, che vede proprio nel 1968 la nascita del nuovo font Forma per la fonderia Nebiolo da parte di Aldo Novarese; o ancora l’esplosione della cultura beat e underground, con il progetto di Ettore Sottsass per la rivista “Pianeta Fresco”. Il linguaggio della satira è invece rappresentato da autori quali Renato Calligaro e Roberto Perini.
I molteplici canali della comunicazione televisiva sono raccontati attraverso i progetti di Armando Testa per Carosello, dai padiglioni RAI di Achille e Pier Giacomo Castiglioni e di Archizoom, dalla trasformazione degli apparecchi radio e TV prodotti da Brionvega.
La riflessione sul corpo è rappresentata a differenti scale: dal gioiello all’abito, dall’ideazione di nuovi luoghi della cultura giovanile alla ridefinizione della scena e alla riappropriazione dello spazio pubblico. Il confronto di molteplici sistemi di segni e iconografie avviene attraverso manifesti, progetti di abiti e gesti, reportage fotografici. Passando dall’immaginario cinematografico e approdando alla scena teatrale, si trovano i costumi provenienti dall’archivio della sartoria di Piero Farani, alle sfilate happening ideate per Mare Moda Capri, infine all’affermazione dell’uomo moda con Carlo Palazzi e della maglieria con Albertina e Krizia.
Anche l’architettura degli spazi pubblici e privati si modifica. Lo spazio dell’abitare è ridefinito da nuovi oggetti, esito di sperimentazioni materiche e da riflessioni metodologiche sul progetto di design, come quelle di Enzo Mari. La città con le sue periferie cresce attraverso importanti interventi come il Gallaratese di Aymonino, o il quartiere Paolo VI di Taranto della Nizzoli Associati, mentre Gio Ponti riflette sulla forma del grattacielo. Le nuove infrastrutture, come gli autogrill, gli insediamenti turistici sulle coste e i primi progetti per il ponte sullo Stretto di Messina, interpretate da grafici e architetti, trasformano l’Italia ed il suo aspetto.
La Sala delle Colonne dell’Abbazia di Valserena, infine, diviene parte del percorso espositivo quale luogo di incontro tra archivi del territorio, con l’intento di suggerire confronti e connessioni. Qui si proporranno alcuni approfondimenti su temi cruciali per questo anno. Grazie alla collaborazione con l’Archivio della Fondazione Teatro Due si documenteranno l’edizione del 1968 del Festival Internazionale del Teatro Universitario (Fondo FITU) e gli spettacoli realizzati dal Centro Teatrale Universitario (Fondo CUT). I rapporti solidali tra la città di Reggio Emilia e alcuni paesi dell’Africa australe saranno raccontati invece attraverso i materiali provenienti dall’Archivio Reggio Africa, prodotto dal Comune di Reggio Emilia e custodito e valorizzato da Istoreco (Istituto storico per la resistenza e la società contemporanea in Provincia di Reggio Emilia).
Informazioni utili:
1968. Un Anno
CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Abbazia di Valserena | Strada Viazza di Paradigna, 1 (Parma)
Mercoledì, giovedì e venerdì: dalle ore 15 alle ore 19
Sabato e domenica: dalle ore 10 alle ore 19
Lunedì chiuso
Martedì chiuso con possibilità di prenotazione per gruppi su appuntamento
+39 0521 607791
1968. Idee, utopie, opere, progetti e oggetti al CSAC di Parma