A New York 3 sedi fra le più prestigiose, Met, Met Breuer e El Barrio, per una mostra che celebra l’opera pionieristica del maestro dei famosi tagli, ma non solo.
Un’ampia retrospettiva, la prima da più di 40 anni negli Stati Uniti, esplora tramite una variegata selezione di lavori più di 37 anni della prolifica carriera dell’artista italo-argentino dimostrando tutta la portata innovativa della sua opera.
Aldilà dei popolari tagli monocromi, la mostra presenta infatti anche una vasta serie di sculture e in particolare della sue squisite ceramiche, soprattutto dal periodo di sperimentazione ad Albissola, a cui si aggiungono i suoi pionieristici ambienti (che già noi italiani abbiamo potuto scoprire l’anno scorso nella mostra all’Hangar Bicocca), così da contestualizzare quel radicale gesto dei suoi tagli all’interno di una più ampia ricerca sulla materia, la luce, lo spazio e l’energia, volta a integrare lo spazio dell’arte con lo spazio dello spettatore.
Infatti, dagli inizi nella scultura a Brera sotto l’egida di Adolfo Wildt con suo stile ancora liberty/neoclassico di inizio Novecento, ma già animato da inquietudini simboliste/secessioniste, Fontana muoverà la sua ricerca verso una rottura definitiva e quindi una liberazione ed espansione di tal medium oltre i confini plastici della tradizione , per esplorare le energie intrinseche della materia scultorea. La manipolazione della materia diventa una sorta di caccia nascosta alle sue segrete possibilità espressive “nel farsi”, come nelle celebri Nature, sfere di grès o bronzo solcate da buchi o solchi lineari, così da liberarne l’energia ribollente interna, nella penetrazione dei suoi limiti fisici.
Fontana, alla fine degli anni ’40 e nel anni ’50 è già oltre l’Informale, nell’esplorare alcuni aspetti di percezione, energia e spazio che negli States verranno portati veramente avanti solo pochi anni dopo, a partire dai primi anni 60s, con Minimalismo, Process Art Land Art in America
E’ già lì, infatti, nel suo forzare e trasgredire i limiti convenzionali della plastica scultorea che inizia la sua ricerca sullo spazio, esplicitata nei suoi intenti con il noto Manifesto blanco (1946) scritto una volta tornato in Argentina, e poi ampliato nel primo Manifesto dello Spazialismo pubblicato a Milano nel 1947.
Uno dei fattori più sperimentali della ricerca di Fontana, è che, di fatto, si proponeva di portare portare avanti ancora la tradizione modernista, sfidando e facendo collassare le distinzioni fra medium artistici e fra arte e scienza, ricorrendo le finalità di una pittura/scultura in grado di appropriarsi dello spazio circostante, superare i limiti degli spazi convenzionali ad essa assegnati e interagendo direttamente con scienza e nuove tecnologie per agire nello spazio reale della vita, facendo così partecipe mondo in pieno cambiamento.
“Da questo nuovo stato di coscienza sorge un’arte integrale, nella quale l’essere funziona e si manifesta in tutta la sua totalità..La nuova arte richiede la funzione di tutte le energie dell’uomo, nella creazione e nell’interpretazione. L’essere si manifesta integralmente, con la pienezza della sua vitalità.Colore-suono-movimento” (Manifesto Blanco, 1946) – Con queste parole Fontana aveva già anticipato gran parte degli effettivi sviluppi successivo dell’Arte contemporanea, dal Mininimalismo, alle performance e video, a un’arte sempre più intermedia, ibrida e indifendibile nelle sue distinzioni fra medium, stili e dalla esistenza stessa.
Emblema di ciò, ma anche uno degli aspetti meno noti al pubblico internazionale della ricerca di Fontana, sono state le sue Installazioni di luci o interi environment, che incorporano elementi architettonici e sofisticati effetti di luce volti a creare specifiche atmosfere e spesso eludere l’estensione del concreto spazio fisico espandendolo nella percezione dell’utente. Esempi ricostruiti di questi ambienti trovano finalmente modo di stupire anche il pubblico americano e internazionale non solo al Met Fifth Avenue, che ospita Spatial Environment in Red Light (Ambiente Spaziale a Luce Rossa), 1968, realizzato per Documenta 4, a Kassel, in mostra al El Museo del Barrio per celebrare le sue radici Latine.
Spatial EnvironmentTali innovazioni, se ci pensiamo, pongono inoltre Fontana in linea con artisti che sperimentavo negli stessi anni all’interno California Light and Space come James Turrell e Doug Wheeler, come poi con Dan Flavin o Bruce Nauman nel suo uso di neon per modificare la percezione interi ambienti, o creando esperienze immersive a spesso interattive.
“Si parla in arte di 4a dimensione, di spazio, di arte spaziale; di tutto questo si hanno concetti vaghi o errati.” ( MANIFESTO TECNICO DELLO SPAZIALISMO, 1951)
A ispirare tutto ciò, indubbiamente, sono stati anche nel caso di Fontana alcuni degli avanzamenti scientifici e tecnologici di quegli anni, ma anche le loro contraddizioni, dal potere distruttivo della minaccia nucleare dopo la seconda Guerra Mondiale, alla scoperta della luna e alla corsa verso lo spazio della Guerra Fredda. Ciò dimostra però, da parte dell’artista, una piena coscienza della propria epoca e delle sue possibilità, ma anche un’attenzione visionaria e immaginativa per possibili vie future di intendere arte, spazio e realtà.
“Tutte le cose nascono per necessità e son di valore nella loro epoca.
Le trasformazioni dei mezzi materiali di vita determinano gli stati psichici dell’uomo….Le scoperte smisurate della scienza gravitano su questa nuova organizzazione di vita. Il ritrovamento di nuove forze fisiche, il dominio sulla materia e lo spazio impongono gradualmente all’uomo condizioni che non sono mai esistite in tutto il corso della storia.” (Manifesto Blanco, 1946)
Notevoli sono i prestiti che hanno permesso di mettere insieme una mostra tale, dal taglio rosso del 1967 proveniente dalla Menil Collection di Houston, alla dorata Signorina Seduta del 1934 del Museo del Novecento di Milano e il splendido Concetto Spaziale, la luna a Venezia del 1961 proveniente dalla Collezione Intesa San-Paolo, Gallerie d’Italia. Importanti sono state soprattutto però le collezioni Private, non solo Italiane (Fra cui spiccano i tagli provenienti dalla la collezione privata Roberto Casamonti, della Galleria Tornabuoni), ma anche newyorkesi e americane come quella dei cognati Olnick Spanu Collection, fautori del progetto di Magazzino Italia e impegnati in prima fila nella promozione dell’arte italiana.
Questa mostra da piena prova di come la ricerca di Fontana sia stata tanto innovativa, quanto universale, e che dietro quei tagli c’è ben altro che un vuoto distruttivo, quanto piuttosto lo spazio generativo di tutto un nuovo modo di intendere l’arte, a contatto con i nuovi tempi.
Così il gesto di Fontana si conferma eterno, ma estremamente attuale, nel spingere l’arte a non perdere il suo potere immaginativo, sperimentale, e generativo, ed esplorare sempre nuovi spazi, adeguati alla sua epoca e a quella che verrà. Il gesto che rivoluzione e innova, aldilà dell’opera e della materia, è quello che conta nel progresso dell’arte, e dell’uomo.
” L’arte è eterna, ma non può essere immortale. Anzi essa non è mai immortale. Potrà vivere un anno o millenni, ma l’ora verrà sempre, della sua distruzione materiale. Rimarrà eterna come gesto, ma morrà come materia”
Informazioni utili
Lucio Fontana: On the Threshold
Met Breuer, Met Fifth Avenue, El Museo del Barrio, New York
23 Gennaio – 14 Aprile