Nella Grande Era tecnologica del web c’è una sorpresa in più; la carta non solo resiste, ma esiste.
E anche nel mondo dell’arte mai come adesso s’è ritagliata un ruolo importante. Non a caso quest’anno la fiera di Lugano WopArt, voluta e ideata da Paolo Manazza proprio per le opere d’arte affidate a un supporto cartaceo, si avvarrà della collaborazione con il gruppo Bolognafiera Spa, accrescendo i suoi orizzonti e il suo valore.
Nata nel 2016 con la partecipazione di 37 gallerie, era già arrivata nell’ultima edizione a contarne 94, a testimonianza dell’interesse sempre maggiore che circonda questo formato. Soprattutto è cresciuto moltissimo il mercato, e, come riporta il Corriere della Sera, «tutte le volte che Sotheby’s o Christie’s propongono le loro big auction, le grandi aste, fanno anche cataloghi specifici di work on paper». Il motivo è abbastanza semplice, e cioé che le opere su carta possono costare da 10 sino a 50 volte meno dell’opera realizzata nello stesso periodo da un grande autore su tela o su tavola.
Una sorta di democratizzazione che riguarda il grande collezionismo: «se un dipinto di Picasso costa parecchi milioni», spiega Paolo Manazza, «per una sua gouache il prezzo può aggirarsi intorno ai 500mila dollari». Eppure mantengono lo stesso fascino, come testimonia la Fiera di Lugano che non espone soltanto un vasto panorama di opere che comprende acqueforti, disegni, grafiche pregiate, stampe antiche e fotografie d’autore, ma anche un ventaglio di grandi artisti, da Salvador Dalì a Gustav Klimt, da Amedeo Modigliani ad Alighiero Boetti.
Che poi non è sempre detto che il prezzo sia basso. Le opere su carta possono essere disegni, oppure acquarelli, carboncini, tempera. Però, come per le opere su tela la tecnica in linea di massima più pregiata è la pittura a olio o acrilico, e in questo caso i lavori più importanti possono arrivare a rivaleggiare, quanto a prezzo, con quelle realizzate su tela. Certo, con la carta bisogna forse fare più attenzione al degrado, all’umidità e alla luce, e sono necessarie alcune semplici precauzioni: per conservare bene queste opere sarebbe consigliata una temperatura di 18 gradi e una umidità relativa del 55 per cento, cercando anche di evitarne bruschi sbalzi. Ovviamente, non bisogna porre le stampe sopra un calorifero o su un camino. E nemmeno esporle alla luce diretta della finestra: basta una normale tenda bianca a schermare gli ultravioletti. Certo, uno può chiedersi: visto che i giornali sono messi molto male – profezia di Clay Shirky, esperto di media e innovazione: «Il futuro dei quotidiani è una delle poche certezze, la maggior parte sparirà nel prossimo decennio» -, non c’è il fondato rischio che muoia anche la carta? Ecco. Il fatto è che potrebbe essere incredibilmente vero proprio il contrario. Potremmo essere davanti al Risorgimento della carta. Non alla sua morte.
E’ cominciata in America, questa rinascita, quando gli editori di libri e i librai indipendenti hanno rimesso in moto tipografie e rialzato logore saracinesche, di fronte ai segni meno degli e-book venduti e a quelli più dei vecchi, cari libri. In Italia, pensate alla Fininvest: l’unica cosa che funziona bene nell’impero Berlusconi è la Mondadori libri di Marina, che sta cominciando a puntare il mirino pure in Inghilterra per espandersi. E questo Risorgimento alla fine riguarda anche le opere d’arte. Prese quelle precauzioni accennate prima, sappiate che la carta è destinata a restare nel tempo conservata bene molto più di una immagine tecnologica. E non lo dice uno che con la carta magari ci lavora. L’ha detto Vint Cerf, uno dei padri di internet, un guru del web che è Chief Internet Evangelist di Google: «Presi dall’entusiasmo della digitalizzazione convertiamo in digitale le nostre fotografie, pensando che così le faremo durare più a lungo, ma in realtà potrebbe venir fuori che ci sbagliamo. Il mio consiglio è: se ci sono delle foto a cui davvero tenete, create delle copie fisiche. Stampatele».
Nell’era del web, del sovraccarico informativo, la carta non è solo un’icona del passato da conservare come una reliquia, ma qualcosa di più, e molto di più, quasi una scelta del nostro futuro. Lo scrittore americano Mark Kurlansky in un libro intitolato semplicemente «Carta» scrive: «Nella Storia accade raramente che una nuova tencologia rimpiazzi complemante quella vecchia». Diciamo che non è mai accaduto. Ma che la storia insegna sempre, senza che nessuno la ascolti mai. Solo che rispetto al web, gli studi cominciati negli Anni 90, e commissionati pure dai grandi giganti del mondo digitale, sono giunti quasi tutti dalla stessa conclusione: «La lettura su carta garantisce una migliore e più profonda comprensione del testo, oltre che una migliore memorizzazione».
Il Newsweek, fondato nel 1933, venduto per un dollaro nel 2010 e sparito dalle edicole nel 2012, oggi è tornato. E vale molto più di quel dollaro che aveva marchiato sulla pelle il suo fallimento. E’ che forse ai tempi della rivoluzione digitale scopriremo che in fondo c’è posto per un mucchio di altre cose, in questa confusione ordinata che l’Arte ha appena cominciato a raccontare.
- foto di apertura:
Paul Signac (1863 – 1935)
PONT DES ARTS
Signed P Signac and dated 1928 (lower left); dated 7 avril (lower left)
Watercolor and black chalk on paper
10 3/4 by 18 in.
27.3 by 45.7 cm
Executed on April 7, 1928.