James Bradburne inaugura il suo secondo mandato illustrando i progetti per la Brera che verrà. Dal consolidamento della propria identità sul territorio e all’estero, alla valorizzazione delle opere e il loro restauro. Sullo sfondo l’eterno cantiere di Palazzo Citterio e un rapporto con il Cenacolo Vinciano ancora tutto da definire.
James Bradburne raccoglie idealmente il testimone che da solo si consegna e inaugura i secondi quattro anni della sua esperienza come direttore di Brera. La Grande Brera, come ama definirla, che al momento del rinnovo del suo mandato comprende, oltre alla Pinacoteca, anche l’Accademia di Belle Arti, l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, La Biblioteca Nazionale Braidense, l’Osservatorio Astronomico e l’Orto Botanico. Palazzo Brera si propone sempre più come un grande e compatto impianto pronto a coinvolgere ogni suo ingranaggio e, ovviamente, ad aggiungerne di nuovi. Se la linea di continuità appare già solida alla luce del ciclo che porterà Bradburne a guidare il museo per un toale di 8 anni, il direttore canadese nel presentare il programma dei prossimi anni fa come suo solito appello ai grandi direttori del passato. Bradburne ha fatto proprie le parole e le idee di Franco Russoli, Ettore Spalletti e Fernanda Wittgens dettando così la sua vision:
“Per loro lo scopo principale del museo non dovrebbe essere quello di aumentare il numero di visitatori, né di essere uno strumento per incrementare il turismo o creare indotto sul territorio, ma di essere crogiuolo dell’identità cittadina, un’espressione dei valori di tolleranza, apertura e civiltà: un sostegno e risorsa per la sua comunità dalla nascita alla morte”
Così, fermamente convinto che la crescita di Brera passi dalla sua immersione nel tessuto milanese, il museo continuerà sulla strada della valorizzazione del proprio patrimonio e del contesto cittadino che la ospita.
Qualità e accessibilità
La costruzione di una solida realtà identitaria, già iniziato con lo storico riallestimento delle sale della Pinacoteca, continuerà sfruttando il format dei Dialoghi piuttosto che quelle delle mostre blockbuster. Nell’ottica di sviluppare sempre più consapevolezza attorno alle opere della collezione, queste saranno poste in dialogo con prestiti d’eccellenza, mirati a porre in risalto gli asset già presenti nel museo. Spazio pensato per essere sempre più accessibile e inclusivo, anche grazie alla sua multisensorialità. Oltre all’impostazione libera del percorso espositivo – è il vostro museo, non il nostro -, l’apparato didascalico è sempre più approfondito e interattivo: supporti testuali sempre più precisi, ma anche interfacce per ipovedenti e ipoudenti, compreso un (previsto) contributo olfattivo.
Comunicazione e diffusione
Il museo non deve essere pensato per i turisti, perché i turisti visiteranno il museo solo se percepiranno il valore che esso ha per i cittadini. Questo passa sia dall‘implementazione del brand Brera, che dalle collaborazioni con le istituzioni cittadine. Se il rinnovamento del logo, del sito, dei social network, insieme alle iniziative inclusive pensate dai servizi educativi (valigia Piera, kit DisegnaBrera, libretti ArteOrto, mappa per una coda ludica), sono già entrati nelle dinamiche del nuovo Museo, le iniziative con il tessuto cittadino sono una novità da tastare. Tra le più importanti c’è Nati nella cultura, pensato con l’Ospedale Buzzi di Milano, che darà possibilità ai genitori dei bambini nati al Buzzi l’opportunità di scoprire gratuitamente il Museo. Attraverso la divulgazione e la partecipazione Bradburne intende porre Brera al centro di Milano. Nel frattempo Brera/Musica, progetto di concerti esclusivi promosso dalla Pinacoteca, anno già contribuito a diffondere il nome di Brera in Italia e nel mondo (Tokyo, Hong Kong, Londra, New York).
Restauri e attività editoriali
La struttura trasparente ideata da Sottsass nel 2001 e visibile al pubblico nella sala XVIII continua ininterrotamente la sua attività di restauro. Gli esperti di Brera lavorano quotidianamente, sotto gli occhi del pubblico, con massima concentrazione e chiarezza sui progetti di ricostituzione delle opere della collezione. Un’attività di ricerca e diagnostica, volta prima a selezionare le opere che più di altre necessitino di un intervento e poi a realizzare l’operazione conservativa. La prima opera bisognosa, ad esempio, dovrebbe essere un grande quadro di Girolamo Genga. Il tutto documentando e diffondendo tramite incontri periodici con i visitatori (I dottori del quadro, Il restauro trasparente) i progressi raggiunti. A questo contribuiscono anche cataloghi, libri e guide la cui pubblicazione, negli ultimi anni già intensa, verrà ulteriormente potenziata e messa al servizio degli interessati. I restauri, inoltre, previo accordo con gli sponsor, dovrebbero riguardare anche le mura e gli interni del Palazzo.
Sogni (im)possibili
In ministro Franceschini, nel congratularsi con il direttore per il rinnovo del mandato, ha ricordato come Brera possa realizzare il record di visitatori annui. Bradburne non si sbilancia, ma la soglia dei 400.000 non è impossibile superare. Ci farà sapere il 1 gennaio, dice Bradburne, anche perché al momento la sua attenzione è rivolta ai grandi progetti della Grande Brera che ancora così grande non è. Facciamo riferimento a Palazzo Citterio, appendice poco distante dal Palazzo, che da quarant’anni è destinato ad ospitare Brera Modern, la collezione di arte moderna della Pinacoteca di Brera, ereditata dalle collezioni Jesi, Vitali e Mattioli. I molti capolavori in questione aspettano però ancora la loro casa: Bradburne conferma gli accordi con il comune e il proseguimento dei lavori per la messa in sicurezza del sito e per la definizione di ingresso e scalone. L’obiettivo è aprirlo il prima possibile (2021?), il sogno è creare un ponte di collegamento posteriore che unisca Palazzo Citterio con Palazzo Brera. Un altro sogno, incerto e sussurrato, è quello di annettere nella gestione di Brera il celebre Cenacolo Vinciano. Un progetto non ancora definito, di difficile realizzazione, che a detta del direttore porterebbe a parlare del museo non più come Grande Brera, ma come Grande Milano. Allo stesso modo sono ancora da definire prestiti e mostre itineranti, pensate per portare Brera dal cuore di Milano agli occhi di tutto il mondo.
*Cortile di Palazzo Brera