L’arte rincorre l’eros e l’eros rincorre Giulio Romano. A Palazzo Te, Mantova, l’arte erotica dell’artista di mantovana adozione si concentra con eleganza attorno ad un grande capolavoro giunto in prestito dalla Russia: protagonisti due amanti sconosciuti. Dal 6 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020.
La vecchia signora non si cura di fare piano. Stringe ancora il freddo pomello quando l’atmosfera calda della stanza le gonfia le rughe profonde che le increspano il viso arcigno. Con un piede sul gradino d’ingresso e l’altro ancora giù, si sporge oltre il limite della porta e si affaccia verso l’interno. Qui la raggrinzita e, all’apparenza, malevola anziana sembra esplodere di invidia quando i suoi occhi si depositano sui corpi nudi e diafani di due giovani intenti in espliciti preliminari amorosi. Lui, solidamente disteso sul bordo del letto, lascia solo la gamba destra scendere fino a terra, mentre con il gomito si mantiene eretto con il busto, in modo da reggere la posa languida di lei. Mollemente appoggiata a lui, gli avvolge il collo con un braccio: la mano, scivolando sul busto, afferra i boccoli vorticosi che dalla chioma della giovane fluttuano fino a lui; li stuzzica, come ad accarezzare la sua sensualità. L’altra mano indugia invece soffice sull’interno coscia di lui, danzando come una lieve provocazione su una scena che non desta dubbi. Se ne sarà accorta anche la signora che, noncurante del cane ai suoi piedi, ha tempo di indugiare sui vari rimandi erotici che circondano il baldacchino dei due sconosciuti amanti.
Questa è la breve descrizione del grande dipinto Due amanti, capolavoro dal metallico splendore giunto dall’Hermitage di San Pietroburgo fino a Palazzo Te, Mantova, per divenire centro della mostra Giulio Romano: Arte e Desiderio. Realizzata dal celebre pittore manierista, l’opera assume un ruolo chiave nell’esposizione incentrata sul rapporto tra arte ed erotismo, tra visione e piacere, tra desiderio e immaginazione. Anticipata dalla schiacciante Sala dei Giganti, la mostra si dispone in piccole stanze dalla luce soffusa, perfetta atmosfera per un incontro segreto. Non ci resta allora che armarci dello stesso spirito voyeuristico della vecchia signora e affacciarci ai particolari disegni che compongono questa singolare esposizione.
Se la nudità in arte è certamente un lascito della cultura classica dove se ne fece largo uso, come nel caso delle varie rappresentazioni di Venere, l’audacia di Giulio Romano consistette invece nel realizzare, almeno inizialmente, vere e proprie vignette pornografiche prive dell’espediente mitologico. É il caso della serie di incisioni a tema erotico che l’artista realizzò insieme a Marcantonio Raimondi, ovvero i Modi (“tutte le vie che si può chiavare”), legate ai sonetti con cui Pietro Aretino diede risvolto poetico a queste grottesche situazioni. Se è vero infatti che queste vignette ebbero grande diffusione (mezzo stampa) per via del loro contenuto scandalistico e per l’epoca inedito, bisogna ugualmente segnalare il carattere giocoso e provocatorio con cui queste furono realizzate. Spesso Giulio Romano, ma non solo, fece ricorso all’elemento erotico (come nella Sala di Amore e Psiche di Palazzo Te) per generare riso e prese in giro. Di certo non la presero con questo spirito i censori, che bloccarono la loro diffusione ottenendo, ovviamente, l’effetto contrario.
La calda accoglienza del pubblico e la fredda risposta delle autorità portarono Giulio Romano ad approfittare del soggetto mitologico per mascherare le sue erotiche intenzioni. Attingendo principalmente alle Metamorfosi di Ovidio, l’artista mise in scena, denudandole, le avventure amorose delle divinità classiche. Largo spazio, ovviamente, a Giove e ai suoi amori, ai quali è dedicata un’intera stanza.
Ma il tema del nudo riscosse tanto successo da contagiare anche gli ambienti di corte. Parallela alla donna virtuosa dei sonetti di Petrarca, nel genere del ritratto prese piede la rappresentazione della donna sensuale, provocatoria, nuda. Ne sono fantastici esempi i ritratti de La Fornarina, di Raffaello, raffigurante comunque una donna ideale in bilico tra bellezza e sensualità, e la figura dipinta da Giulio Romano, la quale è invece indubbiamente una cortigiana, denudata per il diletto di clienti e committenti.
Carboncini, matite, sanguigne, arazzi (tra cui il magnifico prestito del MET di New York), dipinti: una carrellata di suggestioni (o suggerimenti?) che senza, rinunciare alla qualità tecnica, ci ricorda quanto le pulsioni umane desiderassero sfogarsi anche in tempi meno permissivi e ci porta a riflettere su quanto ancora, di non detto, ci sarebbe da esprimere.
*Giulio Romano, I due amanti