Coleotteri, lepidotteri e ditteri. Insetti, viscidi, multi-zampe e con antenne smisuratamente lunghe, sono martyri – nel significato greco di “testimoni”- della storia e ci raccontano le vicissitudini delle sepolture reali. Ferrante II di Aragona, re del regno di Napoli, prova sulla “sua pelle” la capacità informativa degli insetti.
Ferrante II d’Aragona di Napoli, detto Ferrandino, era salito al trono dopo l’abdicazione del padre Alfonso II. Ha passato tutta la vita combattendo contro Carlo VIII d’Angiò per il dominio sul regno di Napoli; il 7 Ottobre 1496 fu resa pubblica la notizia della sua morte, causata probabilmente dalla malaria. Fu sepolto, dopo solenni esequie, nella Basilica di San Domenico Maggiore di Napoli.
Uno studio dell’Università di Pisa ha messo in luce le vicende capitate alla sua tomba e a quella di Francesco Ferdinando di Avalos, Marchese del Vasto e Pescara (1530–1571), Giovanna IV di Aragona, regina di Napoli (1479–1518) e Caterina di Moncada, Duchessa di Montalto (-1659). Lo studio è stato portato avanti dai paleopatologi Antonio Fornaciari e Valentina Giuffra e dagli entomologi Augusto Loni, Angelo Canale e Giovanni Benelli, coadiuvati dall’entomologo forense Stefano Vanin.Il teamarcheologico, nella rivista Journal of Medical Entomology, ha sentenziato che le tombe del regnante e dell’èlite aragonese furono dissacrate tempo dopo la chiusura.
L’imbalsamazione dei corpi era una pratica molto diffusa, per lo più riservata alle sepolture nobiliari e signorili. L’assenza di ditteri calliforidi nelle tombe delle quattro mummie aragonesi suggerisce l’uso di materiale bituminoso utilizzato per la chiusura ermetica dei sarcofagi.
I resti entomologici, 842 cadaveri di insetti che si insediano in fasi successive della decomposizione, hanno confessato “una nuova apertura, tardiva e prolungata dei sarcofagi,- afferma Antonio Fornaciari– che ha permesso a questi insetti di colonizzare i corpi, compiere il loro ciclo e abbandonare l’ambiente”.