Dio è donna e si chiama Petrunya, dalla Macedonia del Nord in arrivo la satira brillante e malinconica di Teona Mitevska. Al cinema dal 12 dicembre
«Donne controcorrente, strane, pericolose, esagerate, stronze e a modo loro tutte diverse e difficili da collocare. Donne che vogliono piacersi e non compiacervi», questa la sigla di Morgana, il podcast di Michela Murgia scritto con Chiara Tagliaferri. In ogni puntata la scrittrice racconta la vita di una donna che, a modo suo, ha infranto le regole e, spesso, le ha anche riscritte: Frances McDormand, Marina Abramović, Grace Jones, Ipazia, etc. In questa galleria di donne temerarie e ribelli, che non fanno nulla per rendersi più simpatiche agli uomini, Petrunya meriterebbe senza ombra di dubbio un posto d’onore.
Presentato all’ultimo Festival di Berlino e in anteprima italiana al Torino Film Festival, fresco vincitore del Premio LUX del Parlamento Europeo, Dio è donna e si chiama Petrunya consacra la regista macedone Teona Mitevska come una delle voci più originali einteressanti del cinema europeo; il Torino Film Festival le ha reso omaggio ospitandola nella giuria e dedicandole una retrospettiva completa.
Ispirato a un evento realmente accaduto, il film (al cinema dal 12 dicembre) unisce impegno e ironia in una storia al femminile sul valore dei simboli e della ribellione, sulla rabbia e il desiderio di uguaglianza. Disillusa dalla vita e senza un lavoro (è una storica, e a nessuno sembra servire un studiosa interessata alla Rivoluzione cinese), la giovane Petrunya si ritrova per caso nel mezzo di una cerimonia religiosa riservata, come vuole la tradizione, solo agli uomini: una croce di legno viene lanciata nel fiume e chi la recupera avrà un anno di felicità e prosperità. Senza pensarci, anche Petrunya si getta in acqua, riuscendo a prendere la croce per prima. Subito si genera grande scandalo e scompiglio: mai a una donna era stato permesso di partecipare all’evento e, quindi (di conseguenza) tanto meno di vincere. Tutto il paese sembra unito nel chiederle di restituire la croce, con le buone o con le cattive, ma Petrunya è decisa a non arrendersi e a tenerla con sé a ogni costo. È la sua unica vittoria e non è disposta a rinunciarvi.
Il lancio della croce in acqua è una tradizione tipica dei paesi ortodossi e si svolge il 19 gennaio di ogni anno. Nel 2014 a Štip, in Macedonia (ora ufficialmente Repubblica di Macedonia del Nord), è stata una donna a recuperarla e il suo gesto è stato considerato oltraggioso dalla comunità locale e dalle autorità religiose, non essendo di fatto permesso alle donne di partecipare al rituale. Petrunya è un simbolo di modernità che si oppone a ben due poteri consolidati, la Chiesa e lo Stato. Dalla sua parte, forse per i motivi sbagliati, una giornalista d’assalto e un poliziotto gentile con gli occhi buoni, ma lei, a testa alta, non accetta l’aiuto di nessuno.
Con tocco leggero e grande arguzia Teona Mitevska affonda più di un colpo ben assestato alla realtà della Macedonia contemporanea. La sua Petrunya è un’eroina delle questioni di genere, certo, ma incarna di più: il disagio di un Paese impantanato, dove quasi un quarto della popolazione è senza lavoro, con un tasso di disoccupazione tra i giovani salito nel 201 al 47%. Non è bella, e – peggio ancora – Petrunya non è affabile: una condanna. Non ti scoperei nemmeno, si sente dire a un colloquio di lavoro.
Dopo aver cambiato le carte in tavola, vincendo la croce portafortuna riservata a virili credenti dall’aria tutt’altro che pia, attorno a Petrunya si stringe il branco: ladra, stronza, puttana; così urlano gli uomini che la circondano.
La polizia la trattiene ma non può arrestarla, non ha infranto nessuna legge, quella a cui Petrunya ha osato disobbedire è una regola. Cosa diranno i vicini?, così la madre, che minaccia di disconoscerla. Ma lei non cede, è più ostinata e sveglia di tutti quelli che cercano di farla sentire in colpa, in torto, sbagliata.
Il suo è un personaggio che evolve nel corso del film, la sua ribellione e la sua sete di giustizia la trasformano in quello che realmente è: una donna consapevole dei propri diritti che incarna la forza del cambiamento.
Teona Mitevska calibra in maniera brillante tutti gli elementi necessari per dar vita a satira agrodolce, a tratti malinconica e a tratti feroce, che fa da filo conduttore in questo film magistrale, emozionante e mai ricattatorio. Stato, Chiesa e famiglia tengono Petrunya prigioniera, ma lei riesce a tenere tutti sotto scacco, fino all’ultima mossa, uno scacco matto in piena regola.