Nagasawa ha saputo far dialogare la cultura occidentale e quella orientale, fin da quel viaggio di iniziazione in bicicletta durato un anno e mezzo che intraprese nel 1966 dal Giappone all’Italia
“Per capire una cultura ce ne vuole sempre un’altra”. Questo diceva in una delle sue ultime e rare interviste il grande artista giapponese Hidetoshi Nagasawa (Tonei, Manciuria, 1940 – Ponderano, Biella, 2018), scultore tra i più noti a livello internazionale, che arrivò in Italia a ventisette anni e vi trascorse poi il resto della sua vita. E questa pare essere la chiosa più efficace per la mostra Hidetoshi Nagasawa. Sotto il cielo e sopra la terra, che fra il 10 dicembre e il 10 marzo 2020 gli dedica Palazzo Reale di Napoli, a cura di Anna Imponente.
Realizzata in collaborazione con la Fondazione CAMUSAC-Cassino Museo D’Arte Contemporanea di Cassino, diretta da Bruno Corà, con il prezioso contributo di Ryoma Nagasawa, l’esposizione si incentra su una serie di grandi sculture: nella corte d’onore, il maestoso Pozzo nel cielo, 1995-2014 (200x1000x1000 cm); Barca, 1983-1988 (60x350x80 cm) di ottone e carta si aggrappa alle pareti dello Scalone monumentale di accesso; il Groviglio di quanta, 2014 (525x40x40 cm) e Matteo Ricci, 2010 (50x360x360 cm), composta da otto elementi in marmo di Carrara e acciaio adagiati a terra sono opere in cui il ferro e il marmo creano un gioco di incastri apparentemente vacillanti. In mostra anche una selezione di opere grafiche in cera e carboncino che configurano galassie e paesaggi, e riecheggiano dell’idea di uno spazio delimitato e concluso tipico dei giardini orientali.
Nagasawa ha saputo far dialogare la cultura occidentale e quella orientale, fin da quel viaggio di iniziazione in bicicletta durato un anno e mezzo che intraprese nel 1966 dal Giappone all’Italia, attraverso l’Asia, la Turchia, passando per Brindisi, fino a Milano. “Le installazioni di Nagasawa calate nella architettura razionale delle forme geometriche tardo manieriste di Palazzo Reale”, afferma Anna Imponente, “esprimono, in opposizione, il concetto estetico e filosofico del ‘Ma’, l’intervallo dello spazio ‘vuoto’ tra più elementi strutturali, in posizioni indefinite e sospese”.