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Da van Eyck a Rembrandt. Marito e moglie, i più grandi ritratti di sposi nella storia dell’arte

Una sorta di mostra immaginaria dedicata ai ritratti di sposi nell’arte. Ecco alcune delle coppie preferite di una lista ideale del critico d’arte e giornalista Andrew Graham-Dixon

Innanzitutto “I coniugi Arnolfini” di Jan van Eyck, della National Gallery di Londra. Dipinto nel 1434, è uno dei primi e più antichi dipinti rinascimentali a rappresentare una coppia di sposi. Nonostante il titolo tradizionale, non è certo che le persone ritratte siano in realtà i signori Arnolfini. Lasciando da parte l’enigma della loro identità, quest’uomo diffidente e sua moglie dalla pelle di porcellana furono sicuramente apprezzati da Van Eyck. Il ritratto mostra la coppia che si tiene per mano a casa dopo il matrimonio, piuttosto che in chiesa facendo i voti. Tuttavia è pesantemente carico di dettagli simbolici come qualsiasi pala d’altare.

In secondo luogo, una coppia di ritratti di sposi dipinti in Italia circa 30 anni dopo quello di van Eyck: il “Doppio ritratto dei duchi di Urbino” di Piero della Francesca raffiguranti Battista Sforza e suo marito Federico da Montefeltro, che si trovano agli Uffizi di Firenze. I dipinti mostrano la forte influenza dell’arte del Rinascimento settentrionale, sia nella finezza dei dettagli che nel loro stesso formato, vale a dire quello del ritratto di profilo, sviluppato per la prima volta nella città natale di Van Eyck, Bruges, da un giovane maestro fiammingo, Hans Memling.

Federico, indimenticabile con il suo cappello e la tunica rossa abbinata, con i suoi folti riccioli neri, era un condottiero di successo ma era anche un umanista e uno studioso, nonché il proprietario di una delle più grandi biblioteche in Italia. Un uomo per eccellenza del Rinascimento. È abbastanza chiaro che Federico era immensamente orgoglioso di aver “catturato” una sposa dalla potente famiglia Sforza di Milano. L’aspetto più insolito di questi ritratti è il fatto che lei è stata collocata a sinistra, lui a destra, al contrario della convenzione prevalente: di solito il marito precede la moglie nei doppi ritratti.

Se il posizionamento invertito rifletta deferenza da parte di Federico è comunque discutibile. La verità è che aveva perso l’occhio destro in un incidente di giostra da giovane, per questo motivo avrebbe insistito che fosse dipinto il profilo sinistro. L’ordine è stato quindi determinato fin dall’inizio, non da alcuna cavalleria da parte di Federico, ma da un incidente di cavalleria nel suo passato.

 

“Quali altri dipinti raffiguranti scene di matrimonio sceglierei?” Si chiede Graham-Dixon.  Sicuramente “The Jewish Bride” di Rembrandt  dal Rijksmuseum di Amsterdam. Questa misteriosa e meravigliosamente tenera raffigurazione di un uomo e una donna che si abbracciano nell’oscurità e forse sotto la minaccia di un pericolo nascosto.

Una immagine talmente dolce e intima, sulla quale anche il pittore Vincent van Gogh una volta scrisse:  “Rembrandt è così profondamente misterioso che dice cose per le quali non ci sono parole in nessuna lingua”.

E che dire dello straordinario ritratto di due sposi dipinto intorno al 60 d.C. e recuperato dalle rovine dell’antica Pompei, ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli? L’uomo e la donna in questione erano fornai ed erano orgogliosi della loro capacità di leggere e scrivere, a giudicare dalla tavoletta e dallo stilo che ciascuno regge così bene. “Sembrano così seri, così pieni di speranza, che mi piace pensare che siano fuggiti da Pompei prima che il vulcano esplodesse e che avessero aperto un negozio in un’altra città più sicura” conclude Dixon.

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