Raffaello è il pittore per eccellenza delle stanze vaticane o un fine sovvertitore del modello cristiano? Nell’anno del 500° anniversario della morte, il critico dell’arte Luca Nannipieri mette in discussione l’immagine classica che abbiamo del pittore rinascimentale.
Se il 2019 è stato segnato dalle celebrazioni per l’anniversario della morte di Leonardo, il 2020 sarà l’anno di Raffaello. Il critico d’arte Luca Nannipieri contribuisce all’approfondimento storico che queste occasioni stimolano con la pubblicazione del libro Raffaello. Il trionfo della ragione. In uscita il 14 febbraio per Skira, il volume segue Capolavori rubati, edito nel 2019 dallo stresso autore per la stessa casa editrice.
La prospettiva con cui Nannipieri approccia la figura del grande pittore rinascimentale è per certi versi sovversiva. Lontano dall’intenzione di voler stravolgere l’immagine di Raffaello, l’autore ne sottolinea gli aspetti che lo allontanano però da una troppo classica identificazione dell’artista come il pittore delle Stanze in Vaticano. Questa precisa aderenza al pensiero della sua committenza dovrebbe, secondo Nannipieri, essere rivisto alla luce della sfida che Raffaello sembra indirizzare all’arte, al pensiero e alla società del suo tempo. Una scossa che, a ben guardare, arriva fino a noi conservando la sua forza destabilizzante.
“L’uomo è più importante di Dio” è il messaggio che Nannipieri legge in alcune delle più importanti opere del pittore, come lo Sposalizio della Vergine: qui “il protagonista assoluto paradossalmente non è il sacro, anche se lo rappresenta, ma è lo spazio umano, terreno, perfettamente e armonicamente razionalizzato“. Raffaello apre quella crisi e quel conflitto tra uomo e Dio che la modernità porterà ai suoi estremi. Il saggio da Raffaello arriva fino alla contemporaneità di Francis Bacon, Lorenzo Viani, Maurizio Cattelan, approfondendo trasversalmente un tema eternamente attuale come il mistero religioso.