IN ARRIVO A MILANO: L’altra individualità. Pittura e figurazione nell’epoca dell’evanescenza, una mostra che propone una mappatura della nuova pittura figurativa italiana, concentrandosi sulla generazione nata tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta. Una selezione di 23 artisti che, pur nelle loro differenze, guardano alla pittura senza cedere all’informale, riportando al centro dell’attenzione la figura come qualcosa di ritrovato, restituito dopo una lunga assenza. La mostra inaugurerà il 29 ottobre 2020 da State Of Milano (Via Seneca 4, zona Porta Romana), a cura di Domenico Russo Andrea Tinterri e Luca Zuccala.
Parola a Nicola Caredda
Cosa significa, oggi, lavorare sulla pittura?
Non riesco ad identificare un solo significato, o una visione standard. Per me significa lavorare con un mezzo che potrebbe sembrare anacronistico ad un primo impatto, ma lo scopo della pittura e anche la sua essenza in sé, è proprio quella di ricercare e mantenere una freschezza, che è quella della contemporaneità. Il mio pensiero di pittore dunque, è senz’altro quello di cercare la freschezza del mio tempo, ma usando proprio un mezzo caldo e sensibile come la pittura, che conserva sempre il fascino del pezzo unico, del fatto a mano irreplicabile, e che deve necessariamente essere veicolata dalla sensibilità del pittore, attraverso il suo rapportarsi al mondo e alla pittura nella sua contemporaneità. Alla fine, la verità è che a me piace dipingere!
Quali sono i riferimenti culturali che influenzano e definiscono la tua ricerca?
Come accennavo prima, prendo spunto da tutto ciò che fa parte del mio tempo, tutto ciò che costituisce la società in cui viviamo. Mi interessa la cultura in tutti i suoi i livelli, dalla più bassa cultura di massa a quella più elitaria e di nicchia, la cosa importante, io credo, è che si debba sempre essere coscienti di ciò che si sta osservando, possa essere l’ultimo dei B-movie al più alto ragionamento filosofico del nostro tempo trasmesso in streaming. Cerco di rielaborare tutto ciò che succede intorno a noi, dalla politica, al cinema, alla pubblicità e le culture di massa, utilizzando la mia soggettività per rendere tutti questi spunti accattivanti per chi guarda. Anche utilizzando messaggi o simbologie piuttosto tradizionali e popolari come temi sacri e religiosi, mischiando anche messaggi che non appartengono strettamente a noi culturalmente, perché nel nostro tempo, dobbiamo fare nostra ogni cultura. Strizzo l’occhio a chi osserva la mia pittura, patinando le immagini così da renderle ammiccanti, irresistibilmente contemporanee e talmente intriganti che ognuno possa esserne incuriosito o provare a farle sue. Sono influenzato da tutto ciò che è il mio tempo che restituisco nella pittura, attraverso la mia percezione di esso.
Qual è, dal tuo punto di osservazione, lo stato dell’arte contemporanea italiana (hai tutto il diritto di scavalcare il confine geografico)?
Penso che dal punto di vista creativo e qualitativo l’ Italia non resti indietro a nessun altro Paese, le differenze possono nascere semmai a livello di gestione dei patrimoni culturali, dagli investimenti che si scelgono di fare. Credo inoltre che al giorno d’oggi non sia più una priorità identificare l’arte a livello strettamente geografico, ma che anzi, sia anch’essa globalizzata in un certo senso, unificata in un unico grande movimento artistico e di pensiero composto dalla sensibilità e unicità ci ciascun artista lavori al giorno d’oggi.
La mostra “l’altra individualità” riunisce venti artisti, due generazioni di ricerca, per far emergere le linee comuni di una nuova pittura figurativa. Che rapporti hai con gli altri protagonisti dell’esposizione e quali sono, dal tuo punto di vista, i legami che possono unire i diversi artisti presenti, al di là del linguaggio utilizzato?
Conosco la maggior parte dei protagonisti di questa esposizione, con alcuni siamo amici e ne seguo il percorso da molto tempo. Oltre al fatto di avvalerci tutti della pittura, credo ci leghi proprio il nostro tempo, il fatto di essere tutti qui ed ora. Siamo uniti nell’essere impegnati in una ricerca tecnica ed individuale soggettivissima e laboriosa, che ci permette poi, di riconsegnare alla pittura la rielaborazione del nostro tempo, del nostro personalissimo qui ed ora.