Bagliori di candele che illuminano notti nere di un Seicento misterioso, dove si svolgono drammi, piaceri, truffe, bari. Maddalene pentite dai lunghi capelli neri, che meditano di fronte a teschi, fanciulli che spengono tizzoni ardenti, ceffi che barano a carte, Madonne assorte di fronte a un neonato di cui conoscono la morte precoce. Tutto in notturna.
Il mago è Georges de La Tour, uno straordinario maestro della luce, pittore lorenese, nato a Vic- sur- Seille nel 1593 e morto a Lunéville nel 1652. Un collega francese di Caravaggio, non meno bravo, ma altrettanto violento, che una bella mostra celebra sino al 7 giugno a Palazzo Reale di Milano.
Strano, ma non insolito, il destino del pittore: famoso in vita, dimenticato post mortem, ignorato nei due secoli successivi, riscoperto nel primo Novecento grazie allo storico tedesco Hermann Voss. Persino il difficile Roberto Longhi ne parlava nel 1935 come di «un pittore sorprendente, un genio», lamentando che in Italia non ci fosse neppure un’opera sua (situazione rimasta tale). E ora capace di fare impazzire il pubblico e attrarre gli storici dell’arte.
Chi era Georges de La Tour? Un uomo del Seicento, di cui rimangono pochi documenti. Figlio e nipote di fornai con parenti sarti e calzolai, tutti cattolici. Grazie alla sua bravura e a un indovinato matrimonio con Diane Le Nerf, nobile e ricca figlia di argentieri di Lunéville, riesce a diventare nel 1639 “pittore ordinario del re”, Luigi XIII. Undici figli, molti cani. Una vita tra la natia Lorena e Parigi.Da alcuni atti giudiziari emerge un tipo litigioso, avaro, attaccato ai privilegi, sempre pronto a dare pistolettate e colpi di bastone.
Ben diverso l’artista, grande, di cui non si conosce la formazione, ma che appare vicino a caravaggeschi nordici e francesi. La mostra, “Georges de La Tour. L’Europa della luce”,la prima in Italia dedicata al pittore, curata da Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon (catalogo Skira), invita a riflettere sul “luminismo” di La Tour attraverso confronti con altri pittori contemporanei europei. Così ai quindici dipinti del pittore euno attribuito(dei quaranta rimasti) se ne affiancano altri di Gerrit von Honthorst (detto Gherardo delle Notti), Giacomo Massa, Paulus Bor, Jan Lievens, Frans Hals, Jan van Bilijert, Trophime Bigot, Caro Saraceni e altri, noti o ancora anonimi come l’intrigante “Maestro del Lume di Candela”.
Dei quadri giunti sino a noi solo tre sono firmati e datati, Il denaro versato della Galleria Nazionale di Pittura di Leopoli (ma la data non è chiara), la Negazione di Pietro di Nantes del 1650, entrambi in mostra, e il San Pietro e il Gallo di Cliveland, del 1645. Il primo è una complessa scena notturna in cui un usuraio o un esattore delle tasse raccoglie denaro da un gruppo di uomini. La fiamma di una candela illumina le monete d’oro, vere protagoniste, mentre sul tavolo un libro registra i pagamenti. Un uomo stringe in mano la sua ricevuta, altri pagano o stringono la propria scarsella con i soldi, che il vecchio esattore a destra raccoglie con avidità. Si tratta di una scena caravaggesca, interpretata in stile nordico, di grande bellezza.
Tra i soggetti di maggior fascino, la Maddalena allo specchio della National Gallery di Washington. Una malinconica e sobria figura femminile medita al lume di candela di fronte ad uno specchio in cui si riflette il teschio che sta accarezzando. I significati di vanitas delle cose terrene sono evidenti, ma quello che colpisce è la forte sintesi con cui il pittore tratta il tema, rivelandosi estremamente moderno.
La Tour non trattava solo “notturni”, ma anche scene diurne dal forte realismo, che immortalano un mondo povero e stracciato, esaltato in ogni piega, in ogni ruga, in ogni miseria. Esempi? I magnifici San Giacomo Minore e San Giuda Taddeo di Albi, semplici paesani, contadini dalle unghie sporche e le dita contorte, i radi capelli intrisi di sudore. Ancora più impressionante La rissa tra musici mendicanti del Paul Getty Museum di Los Angeles, in cui ogni volto è ripreso da vero, come la donna impaurita a sinistra, denti anneriti e occhi vitrei, sbarrati,o il suonatore guercio munito di coltello che lotta tra i sorrisi ambigui degli astanti. Un tuffo dentro quattro secoli fa.
Dal 7- febbraio al 7 Giugno 2020
Milano, Palazzo Reale,piazza Duomo 12
Sito ufficiale:http://www.palazzorealemilano.it