Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Nebojsa Despotovic
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Devo dire che in tutta questa situazione, così surreale ed unica nella storia recente, mi sento davvero fortunato. Il mio studio è collegato alla mia abitazione, davanti ho un giardino non particolarmente curato ma più che sufficiente durante questi giorni di quarantena. Passo molto più tempo all’aria aperta, e tengo con la porta dello studio sempre spalancata per non sentirmi rinchiuso. Riesco a lavorare bene, anche perché prima della quarantena trascorrevo già così la maggior parte della mia giornata lavorativa. Per me non ci sono stati dei grandi cambiamenti, come invece posso immaginare per quei colleghi che si sono dovuti improvvisare degli atelier in casa.
Nonostante questa fortuna, la mia routine è comunque lontana da quei tempi “normali” dedicati interamente alla mia pratica artistica. Vivo a Treviso e ho due figlie piccole che sono sempre in casa. Ora passo molto più tempo con loro, anche perché credo che per Mia ed Emma la situazione sia molto più pesante che per me: come artista ho scelto l’isolamento che mi permette la concentrazione, loro purtroppo si annoiano parecchio. Anche per me – come immagino per molti – i tempi sono più dilatati. Non ci sono scadenze imminenti, passano giorni senza telefonate che riguardano richieste di lavori per mostre o altro. Il ritmo del lavoro dipende da me. Tutto questo può indebolire perché si perde la relazione con il mondo esterno ma al contempo sono con me, con la mia passione e con le mie amate figlie e sono più a stretto contatto con il team con cui lavoro.
Allo stesso tempo, comunque, sento uno slancio interiore. Sono in una situazione di vacuum, che forse avevo abbandonato da un po’ di tempo. Cerco di cavalcare questo periodo di incertezza come una opportunità, soffermandomi di più sulla costruzione delle immagini Non sento più l’ansia di dovermi trovare fisicamente in contatto con la superficie sul lavoro. Devo dire che mi piace molto non sentire più questa “ossessione”.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Prima di questa quarantena la mia routine aveva un ritmo ben calibrato, dentro il quale inserivo degli “elementi” in una sequenza molto rigida se volevo ottenere un risultato soddisfacente. Lavoro con una specifica concentrazione che è strettamente legata alle mie abitudini quotidiane. Non faccio eccezioni se decido di concentrarmi sul lavoro, non sopporto alcun imprevisto, tutto deve essere il più possibile in sequenza per permettermi di lavorare fluidamente.
Mi spiego meglio con un esempio. Nei tempi ”normali”, mi sveglio alle 07:00, faccio la prima colazione con solo frutta fresca. Sveglio le mie figlie. Ci prepariamo e mia moglie accompagna le bambine a scuola. Faccio esercizio fisico e una seconda colazione pìu sostanziosa. Alle 9:00 sono pronto in studio per dipingere. Già la sera prima mi preparo e mi concentro su cosa lavorare il giorno seguente. Dal lunedì al venerdìè sempre così. Senza alcuna eccezione.
Ora, questa mia routine, consolidata negli anni, è totalmente cambiata. Tutto è mescolato, sono molto più presente come padre e marito, senza più alcun orario rigido, a parte quello di trovarmi in studio con il pennello in mano verso le 9:00 del mattino.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Prima scrivevo molto: poesie e saggi. Adesso sfoglio i miei libri preferiti e rileggo quello che ho sottolineato. Prendo dalla mia biblioteca i miei vecchi libri d’arte.
In questo momento non mi riesce così facile elaborare concetti, ma sicuramente la mia vita interiore si sta arricchendo ed evolvendo. Sicuramente mi soffermo ancora di più sulla realtà, quella che mi sta davanti al naso.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Andrò in montagna. Assolutamente.