Marcello Lo Giudice e le sue riflessioni di artista “reclusa” al tempo del Coronavirus. Diari letterari tra confessioni e speranze, intimi e riflessivi
Non era mai successo. Nemmeno il coprifuoco della Guerra Mondiale era così rigido: tutti a casa, mattina, sera, notte. E non era mai successo che il rapporto, il contatto con l’”altro”, imprescindibile regola del vivere contemporaneo, diventasse il nostro peggior nemico. Ci voleva un pericolo invisibile, ancor più minaccioso proprio perché impalpabile, per costringerci a fare qualcosa che ormai non facciamo più: guardarci dentro. Vivere solo con noi stessi. Un riallineamento delle coscienze, che ci permette – o forse ci costringe – a rivedere certe cose con un’ottica diversa, più “pura”. Alcuni artisti italiani lo fanno con i lettori di ArtsLife: diari letterari tra confessioni e speranze, intimi e riflessivi, un ripensamento dell’arte come scelta di vita sociale. Ecco il contributo di Marcello Lo Giudice…
Tempi del corona virus
Il Rinascimento è ormai un tempo luminoso troppo lontano, adesso l’Italia vive un nuovo oscuro Medioevo. Le città sporche, la plastica nei mari, le spiagge di sabbia piene di mozziconi di sigarette e le frontiere aperte a tutti. Anche durante un’emergenza epocale, dando uno schiaffo ai nostri poveri cittadini, obbligati a vivere come detenuti.
Anche il papa ha più volte predicato che le carceri sono troppo piene e malfamate, e che i detenuti non sono bestie ma essere umani, nostri fratelli che hanno commesso errori gravi.
La politica sia benevola e non punitiva, ascolti il Santo Padre e si affretti a concedere tramite i poteri del Presidente della Repubblica un indulto per i reati minori. Dando una boccata di ossigeno alle celle sovraffollate e indegne di esistere.
I giornali e le tv ogni giorno ci bombardano di notizie inutili, come i decessi che sono aumentati. Lo sappiamo che i decessi aumentano. Fa parte della vita, si nasce e si muore. Ma oggi più che nei secoli scorsi abbiamo molta paura della morte, perché siamo tutti edonisti, alla ricerca della giovinezza infinita,
Vogliamo vivere nel lusso, e quindi, ubriacandoci di vita esagerata, allontaniamo l’idea della morte. E se qualcuno muore di Coronavirus, il governo si impaurisce, va nel panico e che fa? Rinchiude subito il suo popolo a casa, come gli asini nella stalla: state a casa!!
Il virus non sparisce stando a casa, ma per fattori naturali, o di gregge. E mi domando se vale la pena risparmiare qualche vita negli ospedali, per poi ritrovarsi con altrettante vite spezzate e famiglie rovinate dalla mancanza di lavoro, e con l’economia falcidiata. Con gravi conseguenze anche sociali e umanitarie.
È ormai noto che purtroppo muoiono gli anziani, e che la maggior parte dei contagiati guarisce. Infatti, il principe di Monaco, il principe Charles, e il primo ministro inglese sono guariti, senza alcun vaccino. E non sono giovanissimi ragazzi.
Gli scienziati e i virologi sono delle star televisive, danno ordini, danno spesso notizie inesatte e discordanti fra di loro, e di fatto governano il paese. Siamo una repubblica sanitaria.
Ma questi non sono veri scienziati. I veri scienziati stanno in laboratorio a cercare di trovare un vaccino o una medicina per guarire i malati.
Io sono un artista, e vivo come un incubo questa situazione tragica e pirandelliana della nostra vita.
Non mi manca l’aperitivo, o andare al ristorante, o socializzare. La solitudine e la sofferenza sono anche utili per creare. Ma c’è una cosa che mi fa stare molto male. La mancanza della mia libertà.
Non c’è bene più prezioso della libertà. Libertà, di correre, o di andare a vedere il mare. E in Svezia e in Giappone, due grandi paesi, non sono andati nel panico. E, seppure contando i loro morti, hanno lasciato libertà di movimento a tutti i cittadini. Fidandosi del buon senso civico del loro popolo e del rispetto delle regole di comportamento e sanitarie.
E questo è il crimine più grande che il governo sta compiendo contro di noi. Il Coronavirus è trattato come il colera, o la peste.
Ma ai tempi del colera e della peste, quando le persone morivano veramente a milioni, si poteva circolare liberamente. Naturalmente tutti stavano lontani per evitare il contagio con i malati.
Ridateci la nostra libertà, non c’è più tempo da perdere, avete esagerato, tutti gli italiani soffrono tantissimo, dobbiamo tornare a lavorare al più presto.
E io la prima cosa che farò sarà quella di andare a visitare il museo degli Uffizi. W LA LIBERTÀ W L’ARTE
Marcello Lo Giudice
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