Miart nel padiglione a fianco l’ospedale temporaneo Covid in Fiera Milano? Basel a pochi giorni di distanza popolata di sole facce elvetiche o europee (nella migliore delle ipotesi)? Sappiamo ancora poco o nulla del coronavirus e navighiamo ancora a “fasi” incerte dopo mesi dallo scoppio della pandemia. Sembra oramai abbastanza lampante che entrambe le fiere siano insostenibili da tenere in piedi (come le altre 40 congiunte sparse nel mondo il prossimo autunno), pare davvero quasi senza senso ostinarsi a portare avanti le due manifestazioni (prese come due macro esempi di settembre, 11-13 miart, 17-20 basel), con un “sembra” e un “quasi” di speranza ultima a morire confidando in qualsiasi cosa che possa spazzare via il virus (un miracolo, un vaccino, Bill Gates, il 5G…). Scrivo, badare bene, con la assoluta volontà di essere smentito. Il dato di fatto però è che tra la maggior parte degli addetti ai lavori (galleristi in primis, che bisogna necessariamente ascoltare, visto che la fiera è terra loro) serpeggi una sana, razionale e logica rassegnazione alla realtà delle cose (chiamasi realismo) e più di una preoccupazione/interrogativo sulla fattibilità delle fiere d’arte nel 2020. Ci vorrà, prima di tutto, un bagno di umiltà trasversale per poter ricominciare, ripensando all’intero sistema.
Chi si ostina ancora a tergiversare vive in un’altra dimensione, o nella dimensione legittima di dover conciliare investimenti, acconti e tutto quello che gravita economicamente su una fiera d’arte. Gli enti fiera spingeranno, come ovvio che sia, sul fare a tutti i costi, ma gli organizzatori, a tutti i livelli, sono sicuri che galleristi, collezionisti e pubblico vario ansimino a riaffollare i padiglioni espositivi? Diamo ancora per scontato che se mai il virus domani, 3 maggio, scomparisse tutto tornerebbe come prima? Voglia di comprare saltami addosso, preoccupazioni e timori post-covid, ripartirà il circo come se nulla fosse? Come ci muoveremo a settembre? Saranno aperti i confini? Sì, quali? Il virus muterà? Ci saranno una o più ondate di ritorno? Le gallerie si azzarderanno a lanciarsi in un potenziale investimento a perdere? Non sappiamo una beata mazza, brancoliamo nell’incertezza più totale e tutto effettivamente ancora può accadere, però è innegabile che ragionare del mondo in generale e del sistema arte con la testa di due mesi fa rasenta l’idiozia. Ponderare le cose e guardare in faccia la realtà è il minimo che si richieda a chiunque abbia una parvenza di lucidità. E quindi, molto semplicemente, banalmente e coscienziosamente, non varrebbe la pena di sospendere gli eventi fieristici per quest’anno -o almeno sino a novembre, in attesa di capire che accadrà- riprogrammando e ripensando l’anno che verrà, su tutta una serie di fronti, dalla dimensione alla sostenibilità alla sicurezza…?
Tutti hanno già ampiamente e giustamente detto che le fiere post-corona saranno concepite diversamente, contingentando le entrate, posizionando i galleristi a metri di distanza, sanificando ogni metro quadrato fieristico più volte al giorno, spargendo ovunque amuchina e via dicendo, basterà? Saranno misure adeguate a fronteggiare la crisi e il dopo pandemia o andrebbe ricalibrato il sistema fiere nel suo complesso (ribadiamo che la fiera è il miglior mezzo di relazione, osservazione e compravendita del sistema dell’arte, quindi che bisogna per forza di cose fare)? Il digitale intanto poco sopperisce alla fruizione fisica, compensa e supporta senza troppe velleità. Vedi le famigerate online viewing rooms che sono un buco nell’acqua, e le piattaforme come artsy e compagnia sulle quali vendi prevalentemente contemporaneo a qualche decina di migliaia di euro. Non vendi Burri. Le opere, riaffermando la più grande e vera banalità del mondo, vanno spiegate, analizzate, amate, toccate e tutto il resto di carnale che ben sappiamo, quindi la fiera (e la dimensione fisica che rappresenta) è unica e insostituibile (il digitale è un dilettevole plus, palliativo, asettico e noioso, volete mettere lo spettacolo e l’eccitazione di una fiera?). Però ora come ora fare una fiera (ripeto, sono 40 questo autunno, ragionando per difetto, le fiere in ballo nei 4 mesi dopo l’estate, di cui una decina di big) e parteciparvi sembra davvero una follia.