Novità e sorprese dall’ampio studio alla base del volume pubblicato da Maretti Editore su iniziativa degli Amici di Doccia. 450 opere conservate nel Museo Ginori
La ripartenza post lockdown vede i riflettori tornare a puntarsi su Gio Ponti, il grande architetto, designer, art director, scrittore, poeta e critico protagonista di diversi omaggi a quarant’anni dalla sua scomparsa, nel 1979. Allungatisi al 2020 proprio per le chiusure causa pandemia. È successo con la mostra Gio Ponti. Amare l’Architettura, apertasi al Maxxi di Roma il 27 novembre 2019 e ora prorogata fino al 27 settembre prossimo.
Un percorso espositivo retrospettivo curato da Maristella Casciato e Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra e Francesca Zanella, con materiali archivistici, modelli, fotografie, libri, riviste e oggetti. Che permettono di scoprire un protagonista assoluto della produzione italiana in architettura, il cui lavoro ha lasciato importanti tracce in diversi continenti.
E proprio al Maxxi, in occasione della mostra, avrebbe visto la luce – e certamente qui sarà presentato, in date ora procrastinate – un altro importante tassello di questo revival pontiano. Ovvero il monumentale catalogo completo delle opere del Museo di Doccia, dedicato alla collezione delle ceramiche di Ponti (circa 450 pezzi) conservate nel Museo Richard-Ginori.
Un progetto editoriale promosso dalla “Associazione Amici di Doccia” e pubblicato da Maretti Editore. Che prende le mosse da un approfondito lavoro di ricerca sulle fonti iconografiche svolto da Maria Teresa Giovannini in occasione della sua tesi di laurea nel 2007.
Il volume ha l’obiettivo di dare al corpus delle ceramiche un preciso ordinamento cronologico, ad oggi mancante. Fondato sullo spoglio del carteggio e di tutta la documentazione conservata nell’archivio del Museo. Carteggio autografo, disegni, cataloghi, registri, tariffari, riviste d’epoca. Per indagare opere ben note ai collezionisti e agli studiosi di design di tutto il mondo. Per le qualità estetiche, per l’originalità delle invenzioni e l’impeccabile esecuzione.
Lo studio, curato dalla stessa Giovannini, assieme a Livia Frescobaldi Malenchini e Oliva Rucellai, ricostruisce così la puntuale cronologia di gran parte dei decori e delle forme. Verificando le attribuzioni e indagando, caso per caso, l’iconografia del ricchissimo immaginario che popola le ceramiche d’arte di Doccia all’epoca di Ponti.
I richiami alla tradizione italiana, all’architettura, all’archeologia, più volte evidenziati dai critici, vengono ora definiti con precisione. Rivelando fonti talora inaspettate: dagli avori barocchi del Museo del Bargello agli affreschi cinquecenteschi di Baldassarre Peruzzi al Castello di Belcaro, fino ai Trionfi letterari di Petrarca.
Riannodando così tutti i fili che legano l’esplosione figurativa delle ceramiche di Gio Ponti al mondo e alla cultura del tempo il catalogo costituisce il fondamento necessario per comprenderne lo stile in profondità. E per valorizzare l’immenso patrimonio di cui il Museo di Doccia è custode.
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