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Arte contemporanea e scena underground: la grande mostra del Berghain di Berlino

Visitors listen to a sound installation at Berghain club in July 2020. (Photo by Maja Hitij, Getty Images)
Visitors listen to a sound installation at Berghain club in July 2020. (Photo by Maja Hitij, Getty Images)

Il più importante club di Berlino, il Berghain, apre le sue porte alla più importante collezione di arte contemporanea berlinese, la Boros Foundation. 80 i lavori che compongono Studio Berlin, in mostra dal 9 settembre 2020; di qualità assoluta, gli artisti che li hanno realizzati: da Olafur Eliasson a Cyprien Gaillard, da Wolfgang Tillmann a Rosemarie Trockel.

Sarà un’estate senza musica a Berlino, ma non senza arte.

Lo spirito creativo della capitale tedesca non si lascia soffocare dai mesi di lockdown e dall’attuale stato pandemico, che costringe anche questi mesi estivi – solitamente densi di appuntamenti musicali, soprattutto nei suoi famosi club – a un insolito silenzio. Così è proprio il suo club più celebre, il Berghain, a reinventarsi per tenersi attivo e aggiungere un altro tassello alla sua storia mitica. Il leggendario locale notturno ospiterà infatti una delle più importanti collezioni d’arte contemporanea berlinese: la Boros Foundation.

L’affascinante collaborazione, che prende il nome di Studio Berlin, verrà inaugurata il 9 settembre in occasione della Berlin Art Week e promette di essere un evento unico. I tre piani della pista da ballo del Berghain, ricavato all’interno dei locali di una ex centrale elettrica di Berlino Est, sono pronti a ospitare 80 opere di artisti contemporanei. Tra questi spiccano nomi illustri: Olafur Eliasson, Cyprien Gaillard, Wolfgang Tillmans, Rosemarie Trockel e Isa Genzken. Accanto a questi artisti già riconosciuti trovano spazio anche i più interessanti esponenti della nuova generazione creativa berlinese come Anne Imhof, Klara Lidén, Robin Rhode, Rirkrit Tiravanija e Raphaela Vogel. Le opere presentate variano per stile e medium, muovendosi dalla fotografia alla scultura, dai dipinti alle istallazioni multimediali. Non possono mancare, inoltre, anche delle opere di stampo sonoro.

L’idea nasce dalla necessità di supportare sia gli artisti che il nightclub in questa fase di incertezza e limitazioni. «Berlino ha la più alta densità di atelier, studi e laboratori artistici in Europa: artisti da tutto il mondo si trasferiscono nella capitale tedesca per lavorare» recita il sito di Studio Berlin, che coopera all’impegno di tutta la città per emergere nella geografia artistica europea. Proprio in quest’ottica appare interessante e acuta la scelta di sfruttare due grandi eccellenze cittadine per proporre qualcosa che sarebbe difficile vedere in qualsiasi altra città. Uno dei più importanti club della scena underground mondiale diventa quindi, momentaneamente, una gigantesca galleria d’arte (3500 metri quadrati a disposizione) in grado di unire la qualità delle opere a un’atmosfera unica: industriale, scura, giovane, notturna, divertente.

Berghain © Beatrice Meo

Una collaborazione inedita ma non casuale, dal momento che entrambe le realtà sono già avvezze alla dimensione dell’altra.

Questa non è infatti la prima volta che il Berghain si è cimentato nell’arte visiva: artisti come Norbert Bisky e Wolfgang Tillmans hanno esposto al suo interno, anche se delle opere non rimane molta documentazione data la rigida politica di non fare foto nel club. Durante il lockdown il club ha ospitato anche alcuni eventi, tra cui un’installazione sonora degli artisti Sam Auinger e Hannes Strobl.

Dall’altra parte la Boros Foundation è abituata alle strutture ampie e industriale – questo lascia ben sperare dal punto di vista allestitivo – dal momento che ha sede nel Sammlung Boros, un bunker risalente al 1942. Dopo vari utilizzi e vicissitudini – è stata prigione di guerra, negozio di tessuti e magazzino di frutta tropicale – nel 2003 è stato acquistato da Christian Boros per farne la sede espositiva della sua collezione, che include opere di Santiago Serra, Sarah Lucas, Tomàs Saraceno, Ai Weiwei e tanti altri grandi artisti.

Da settembre sarà quindi un po’ più facile entrare al Berghain – famoso anche per le lunghe code e la rigida selezione all’ingresso – anche se le misure restrittive e gli ingressi contingentati minacciano, legittimamente, di riequilibrare la sfida. Ad ogni modo Studio Berlin sarà aperto a chiunque sia disposto ad acquistare il biglietto, il cui importo verrà devoluto al Berghain.

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