Alle OGR di Torino la mostra di Trevor Paglen dal 10 ottobre 2020 al 21 gennaio 2021
In questo autunno funestato dal Covid sembra quasi impossibile che alcune mostre riescano ancora ad inaugurare. Ed è molto bello invece ricevere nella casella delle mail segnalazioni di esposizioni che provano ad aprire i battenti, nonostante tutto. Perché in effetti se non abbiamo timore ad assembrarci fuori da un bar, magari in una piccola via di città, non dovremmo averne nemmeno per visitare una mostra, che tra l’altro è molto più sicura (accessi contingentati, grandi spazi sanificati, controlli).
E dunque per i torinesi e per tutti coloro che proveranno a visitare Flashback a novembre (e quel che resterà di fisico ad Artissima), segnalo molto volentieri la mostra alle OGR dell’artista americano Trevor Paglen (Maryland, 1974). Unseen Stars, a cura di Ilaria Bonacossa con Valentina Lacinio.
Si tratta di una riflessione sullo spazio e il suo controllo, che l’artista porta avanti da quasi dieci anni avvalendosi di collaborazioni scientifiche di altissimo livello, dalla NASA al MIT di Boston.
Per l’occasione, Trevor Paglen ha in mente di trasformare le OGR in uno pseudo-laboratorio aerospaziale: tre “satelliti non funzionali” e una serie di strutture sopraelevate — simili alle impalcature su cui sono soliti operare tecnici e ingegneri — che scandiscono l’intera navata del Binario 1 dando vita a uno spazio astratto. L’illuminazione teatrale e poliforme vuole amplificare lo sdoppiamento dell’architettura riflessa sulle superfici specchianti dei satelliti.
Normalmente sono piuttosto tiepido quando leggo di collaborazioni interdisciplinari tra arte e scienza. Perché l’approccio è spesso semplicistico e i messaggi che ne ricaviamo modesti. Il mondo dell’universo e dello spazio (stelle, galassie, supernove…) è però un interlocutore centrale per la prassi creativa di molti artisti, e questo signore lo approccia da anni con una ricerca seria e accattivante. Ricorderete Training Humans, organizzata a Milano nel 2019 dalla Fondazione Prada. In quel caso Paglen studiava futuribili forme di dominio messe in atto delle intelligenze artificiali. Un numero sempre crescente di immagini di volti, fotografati di proposito o più semplicemente estratti dalla miniera delle reti internet, che alimenta da tempo i software di riconoscimento perché imparino a stabilire cosa sia umano e cosa aspettarsi da esso, in linea di massima per orientarlo o prevenirlo. Un po’ quello che abbiamo scoperto tutti da qualche settimana nel documentario The Social Dilemma, in rotazione su Netflix.
Qui alle OGR di Torino invece presenta una risposta alle discussioni sull’indagine spaziale ripensando il rapporto tra arte contemporanea e scienza, spingendo il pubblico a re-immaginare lo Spazio come un luogo di possibilità.
Per chi è cresciuto a pane e fantascienza, si tratta di un allenamento cognitivo inedito. Un modo nuovo di pensare a ciò di più grande che c’è, e capace ancora di farci sentire veramente minuscoli.
Mentre vi scrivo queste poche righe, la mostra non ha ancora inaugurato. E non sono ovviamente ancora riuscito a vederla. Ma ci andrò sicuramente e sono curioso di sapere se anche a voi intrigherà.
Per tutte le vostre segnalazioni vi ricordo la mail del Motel Nicolella: nicolellamaschietti@gmail.com
Facciamo del web uno spazio di scambio culturale. Vi aspetto.