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Il mondo in una stanza. Storie pittoriche da quarantena, in mostra a Melano

Raul, 20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia, Atrust, Melano Raul, 20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia, Atrust, Melano
Raul, 20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia, Atrust, Melano
Raul, 20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia, Artrust, Melano

Artrust torna a esporre nei suoi spazi di Melano, Svizzera. 20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia porta in scena gli esiti pittorici di quattro artisti legati alla galleria e che hanno dovuto trovare una via d’uscita, ovviamente ideale, dal lockdown primaverile. Dal 6 ottobre al 18 dicembre 2020.

Tu sappi di essere un mondo in piccolo, e che in te ci siano il sole, la luna e le stelle.

 

Origene di Alessandria (185 -254 D.C.)

Lo spazio mentale si era fatto fisico e quello fisico si era fatto mentale. Non è la trama di un lontano film di fantascienza ma lo sviluppo più o meno conscio che abbiamo vissuto, qualche mese fa, nelle mura delle nostre case. Sessantanove giorni di ondivago umore, costretti dal lockdown all’immobilità propedeutica al contenimento della pandemia. Così il flusso delle idee ha rischiato di prosciugarsi, privato di stimoli esterni, arenandosi in uno scorrere circolare che ha finito per coincidere con le nostre abitazioni. Che sterilità, abbiamo pensato in molti. Ma d’altra parte alcuni, forse pochi, sono riusciti a trasformare la claustrofobica condizione di isolamento casalingo in uno stimolo inaspettato. Allora la dimensione fisica si è come dissolta in ispirazione, divenendo vento per le vele degli artisti che hanno provato a coglierla.

Tra questi ci sono Andrea Ravo Mattoni, Aymone Poletti, Raul e Sirinat Kasikam. Quattro artisti che hanno interpretato la quarantena e ora ne espongono gli esiti pittorici. Diversi sguardi sulla medesima condizione, che ognuno di loro (come noi del resto) ha interpretato in modo personale. È proprio la galleria Artrust di Melano che li presenta nella mostra 20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia, dal 6 ottobre al 18 dicembre 2020. Dallo spray all’incisione, dalla pittura istintiva a quella meditativa. L’intimità inaspettata, inedita e inevitabile della quarantena ha condotto a risultati artistici differenti, manifestazioni sensibili di riflessioni che forse tutti noi abbiamo vissuto.

Sirinat Kasikam e Ravo, 20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia, Artrust, Melano

Chi non si è mai sporto, per esempio, dal balcone o dalla finestra per gettarsi idealmente nella notte? Al calar del sole la tranquillità per le strade, tanto inusuale poco prima, riacquistava la sua familiarità. In quel lasso di tempo il mondo dormiva, come era giusto e regolare facesse. Aymone Poletti è invece rimasta spesso sveglia, nel tentativo si imprimere sulla carta un’intima narrazione di sé. Le sue monotipie – procedimento di stampa che genera opere uniche, mai perfettamente replicabili – hanno assorbito le notti solitarie di questa primavera. Quel che ne risulta non è una mappatura del cielo, bensì delle riflessioni che hanno occupato la mente dell’artista. Come accade in Nottetempo, dove i misteri della volta celeste e della terra sembrano riflettersi nella luna, proprio là dove si rivolgeva lo sguardo perso e speranzoso di Poletti.

Spesso accade che, a furia di riflettere, i pensieri si assottiglino come un fiore che gradualmente svela il suo gambo. Allo stesso modo il ragionamento talvolta conduce a soluzioni essenziali, ma non per questo superficiali. Non è un caso allora che l’opera principale di Sirinat Kasikam esposta in mostra si chiami proprio Elementare. Qui una serie di quadrati – tutti modulati sulle tonalità di un unico colore – si affiancano saturando la superficie del quadro. Si sfiorano, si toccano, si fanno spazio in un complesso che risulta armonioso. Il tutto si configura come una metafora della società contemporanea, con le sue relazioni e i suoi confini. Tematiche centrali nella pratica di Kasikam, che riversa nell’opera il suo background che l’ha vista conseguire una laurea in Scienze Politiche a Bangkok e un master in Relazioni Internazionali all’Università di San Gallo. Impossibile non provare un senso di nostalgia osservando i quadratini rossi scambiarsi cromatiche tenerezze stando fianco a fianco: tutto ciò che al momento noi non possiamo fare.

Aymone Poletti e Sirinat Kasikam, 20+20 = Quarantena. I nostri artisti nell’anno della pandemia, Artrust, Melano

Un medesimo senso di nostalgia, ma anche di alterità, subentra guardando le opere di Andrea Ravo Mattoni, che sulla condivisione dell’opera d’arte fonda molto della sua poetica. L’artista è infatti un writer, abituato a utilizzare la sua bomboletta sui muri delle città, dove tutti possono ammirare le sue opere liberamente. Queste si configurano come traduzioni, ovvero trasposizioni di grandi classici della storia dell’arte in un contesto urbano. Anche in questo caso Ravo opera una scelta simile, traducendo sul cotone grezzo immagini iconiche come il Bacco di Caravaggio o la Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer. Anche qui, come avviene sui muri, il supporto utilizzato rimane ben visibile, in modo che anche il processo di realizzazione dell’opera rimanga a disposizione del fruitore.

Un altro tipo di processo riguarda le opere di Raul, che ci trasporta all’origine ispiratoria della sua arte: la musica. In mostra da Artrust Raul presenta un’intera serie dedicata a George Michael, sempre riconoscibile dagli iconici orecchini a forma di croce. Quante sue canzoni avrà ascoltato Raul durante la quarantena? Anche se la risposta fosse “nessuna”, le sue note di certo gli hanno comunque rimbalzato in testa. Acrilici, olio, gessetti, spray: l’artista ha usato tutto quel che ha trovato per raffigurare il suo gemello artistico, perlopiù con segni, rapidi, semplici, potenti. Una poliedricità di materiali che si riflette anche nella versatilità dei supporti, dal momento che solitamente Raul fa di necessità virtù, sfruttando muri, carta, pagine di giornale, vestiti, automobili e altri oggetti. Durante la quarantena ha utilizzato tutto quel che possedeva nelle mura di casa.

Speriamo che d’ora in poi il suo orizzonte di scelta possa non avere più limiti.

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